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CESENA

 

Teatro

A. BONCI

 


COMUNE
Cesena
PROVINCIA
Forlė Cesena
DENOMINAZIONE
Teatro Alessandro Bonci
UBICAZIONE
Piazza Guidazzi

TIPOLOGIA
Pianta a ferro di cavallo con palchetti
USO ATTUALE
Prosa, musica, lirica, balletto, poesia, altri palcoscenici, ricerca, essai
DATI TECNICI
Palcoscenico: larghezza 24,20 m,
lunghezza 24,40

 


STORIA


Le prime notizie ufficiali di spettacoli o intrattenimenti teatrali nella città di Cesena risalgono molto lontano nel tempo, a quando cioé nacque il costume, che si protrarrà a lungo, di attrezzare con palchi - scenari e strutture lignee e le sale dei palazzi cittadini, pubblici e privati, in occasione di feste particolari, nozze, ricevimenti.
Già nel 1503 si ebbe una rappresentazione in una sala del Palazzo dei Conservatori, mentre nel 1560 fu la volta di Palazzo Alidosi, attrezzato a teatro per la rappresentazione di una commedia.
Nei secoli successivi gli spettacoli si fanno più frequenti.
Nel 1795 si formò, da parte della deputazione teatrale, una società per decidere la locazione di Palazzo Spada e il 4 maggio 1796 venne stipulato un contratto d'affitto di venti anni tra il marchese Spada e la deputazione stessa per costruirvi un teatro in legno.
Il progetto dell'architetto Lorenzo Caporali fu affidato al faentino Giuseppe Sangiorgi.
Il teatro si inseriva al secondo piano di Palazzo Spada ed era composto da una cavea di tre ordini di ventun palchi in legno.
Venne inaugurato il 13 maggio 1798 con l'opera buffa La donna mobile e rimase per quasi cinquant'anni il teatro della città.
La costruzione del nuovo Teatro Comunale venne decisa il 2 gennaio 1838: la scelta del luogo più idoneo cadde ancora su Palazzo Spada, che conteneva il teatro omonimo e che era già stato acquistato dal Municipio nel 1829, ma vi si dovettero aggiungere anche case e aree adiacenti.
Nel gennaio 1843 venne pubblicato l'avviso d'asta per i lavori di costruzione dell'edificio e nello stesso anno si consegnò l'area per la demolizione.
L'incarico del progetto fu affidato all'architetto Vincenzo Ghinelli di Senigallia, lo stesso che aveva realizzato anche i teatri di Urbino, Senigallia, Fabriano, Camerino.
Gli vennero poste precise condizioni su alcuni aspetti funzionali e distributivi della fabbrica che prevedevano la suddivisione della cavea in quattro ordini, di cui l'ultimo adibito a loggione: il Ghinelli invece sostenne la necessità di aggiungere ai quattro ordini il loggione.
Il 15 agosto 1843 segnò il vero e proprio inizio delle costruzioni.
La spesa complessiva ammontò a lire 478,432.

 

Nel 1846, per la solenne inaugurazione, il teatro rimase aperto dal 15 al 25 agosto con la Maria di Rohan di Donizetti e dal 29 agosto al 15 settembre coi Lombardi di Verdi.
Fu un teatro essenzialmente lirico.
I primi lavori di restauro alle decorazioni interne ed esterne risalgono al 1897, mentre l'ultimo intervento risanativo si ebbe in seguito ai danni bellici.

 

 

 

 

 

ARCHITETTURA e INTERNI


L'attuale teatro ha subito alcune modificazioni rispetto alla disposizione interna originale: il palcoscenico arrivava fino al primo palco di proscenico e venne ridotto alle dimensioni attuali a Novecento avanzato; la buca per l'orchestra (o golfo mistico) era più grande dell'attuale e quindi la platea era assai ridotta rispetto a come si presenta oggi.
La facciata di stile neoclassico presenta un vasto portico a piloni massicci sul quale si innesta il secondo piano scandito da otto semicolonne ioniche, che poggiano sulla balconata di demarcazione.
Sulle finestre, tra le colonne, si inseriscono diversi bassorilievi, opera del Bernasconi di Bologna.
Sul frontone si distinguono due figure rappresentanti il Savio e il Rubicone col motto "Alea iacta est".
La sala é preceduta da un atrio sul quale, al secondo piano, é ubicato il casino del teatro: vi si accede mediante uno scalone a destra dell'ingresso.

La sala é costituita "da un semicircolo e da due linee rette che partendo dall'estremità del diametro convergono fra loro con un angolo di 15 gradi" (Monografia della Provincia di Forlì, Bordanini e Casali, Forlì 1866-1880).
Si compone di quattro ordini di ventitré palchetti ciascuno, più il loggione, con balconate continue a stucco lucido, decorate da pitture ed ornati a doratura.
Anche il soffitto, come l'intera decorazione, é opera di Francesco Migliari di Ferrara; fittamente dipinto con monocromi ed arabeschi, in parte dorati, comprende anche alcuni riquadri con scene tragiche e quattro tondi con le Muse.
In fondo al grandioso palcoscenico (lungo m 24,40 e largo m 24,20) si aprono tre grandi porte.
Le primitive scene furono dipinte da Pietro Venier di Verona; il sipario, che rappresenta Dante Alighieri condotto dall'Italia al tempio della Gloria, fu dipinto dal pittore cesenate Antonio Pio, e giace oggi arrotolato ed in pessimo stato di conservazione.
Il secondino, con una veduta del ponte sul Savio, fu opera del pittore faentino Romolo Liverani, ma venne poi sostituito con un altro del cesenate Lucio Rossi, oggi entrambi scomparsi.
Il teatro conserva l'attrezzeria ottocentesca con graticciate e tamburi originali.
Sulla balconata perimetrale del palcoscenico sono depositate le macchine per il rumore del tuono, della grandine e della saetta.
I camerini per gli attori e altri piccoli locali si aprono su di un lato del palcoscenico.
La perfetta funzionalità con cui l'edificio é stato concepito e il buono stato di conservazione permettono che il teatro sia oggi perfettamente funzionante.