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BOLOGNA


Teatro

COMUNALE

 

COMUNE
Bologna
PROVINCIA
Bologna
DENOMINAZIONE
Teatro Comunale
UBICAZIONE
Piazza Verdi
TIPOLOGIA
Pianta a campana con palchetti
USO ATTUALE
Lirico, sinfonico, concertistico
DATI TECNICI
Palcoscenico largo 33.50 metri; profondo 25 metri; è dotato di una doppia graticciata lignea; capienza totale della sala 1006 posti.

 

STORIA


Nel 1745 il teatrino privato di Palazzo Malvezzi era stato distrutto da un incendio e il teatro pubblico di Bologna detto "della Sala" situato nel Palazzo del Podestà dell'attuale Piazza Maggiore, necessitava di urgenti restauri.
La città aveva urgenza di costruire un nuovo edificio teatrale; soltanto però nel gennaio del 1756 il Senato bolognese decretò di affidare l'esecuzione di progetto per un nuovo teatro.
Fu scelto il celebre ingegnere Antonio Galli Bibiena.
Bibiena era un ingegnere teatrale alla corte viennese, scenografo attivissimo, architetto e decoratore instancabile, fu autore di numerosi edifici teatrali.
Probabilmente fu lo stesso Antonio Bibiena che propose al Senato di edificare il nuovo teatro nella strada San Donato (attuale via Zamboni) dove un tempo sorgeva il Palazzo dei Bentivoglio che tre secoli prima aveva ospitato una delle corti più raffinate d'Europa.
Antonio Bibiena aveva assunto la direzione dei lavori in collaborazione col capomastro Michelangelo Galletti.
Venne richiesto a Bibiena si costruire un modello dell'alzato e della pianta affinché fossero sottoposti al giudizio dei cittadini.
Questo progetto venne fortemente discusso, e si scatenò una feroce polemica che vide coinvolti i maggiori esponenti della città.
A Bibiena veniva contestata la scelta di costruire la cavea in muratura (perché resistente al fuoco), anziché in legno e il disegno della pianta a forma di campana.

 

ARCHITETTURA E INTERNI


In seguito a tutte le polemiche l'ingegnere si vide costretto a modificare il progetto originale.
Non di minor importanza furono le ragioni economiche che non permisero la realizzazione dell'intero progetto ornamentale.
Voleva richiamare con il bugnato rustico nel primo ordine di palchi, i principi architettonici degli esterni di dimore private, voleva realizzare una pianta a forma di campana più accentuata che sarebbe terminata su un arco scenico molto aggettante, decorato con colonne corinzie e con statue che solitamente ornavano i balconi delle vie cittadine.
Il soffitto della platea doveva raffigurare un finto cielo.
L'elaborazione del progetto dovette risultare molto laborioso infatti sono conservate altre elaborazioni "intermedie" e più vicine al risultato finale.
Fu ridotto l'arco scenico, i palchi furono differenziati solo in due tipologie e la curvatura a campana venne meno accentuata.
Nel primo progetto la parte superiore della facciata doveva essere decorata da eleganti finestre coronate da un timpano e separate da lesene.
Nella realizzazione finale fu mantenuto solo un portico.
La pietra scelta in principio da Bibiena dovette essere modificata perché troppo riverberante.
In passato infatti per conservare la pienezza sonora della musica orchestrale le sale da musica venivano ricoperte con un grosso spessore di intonaco fono - riflettente.
L'inaugurazione del teatro il cui progetto era stato finanziato dal Senato bolognese e dal Vaticano, avvenne il 14 maggio 1763 con l'opera inedita "Il trionfo di Clelia" su libretto di Pietro Metastasio e musicata da Gluck con l'allestimento realizzato dallo stesso Bibiena ma affrettato e ridotto all'essenziale.
Nonostante la mancanza di innumerevoli parti dell'edificio, il teatro Comunale può considerarsi la realizzazione più importante di Antonio Bibiena.
Con l'inaugurazione del nuovo teatro Corso nel 1805, per rilanciare l'immagine del Teatro Comunale vennero rinnovate le ormai obsolete tecnologie.
Il macchinista Ferrari costruì un argano per l'innalzamento della platea da usarsi per ampliare lo spazio del palcoscenico (questa struttura potrebbe essere tutt'oggi utilizzata).
Nel 1818 - 1820 l'architetto comunale Giuseppe Tubertini operò il primo importante restaurò.
Fu ricostruita la volta perimetrale della platea, si soppresse la cornice che correva alla sommità della sala e della trabeazione dell'arco scenico; l'articolazione del palco venne modificata rendendola più lineare. Nell'arco scenico, le colonne bibinesche vennero sostituite da pilastri corinzi sormontati da architravi.

 

La struttura a pareti curve tra la platea e l'arco scenico fu eliminata come le nicchie contenenti le statue della Musica e della Poesia.
Nel 1853 - 1854, Carlo Parmeggiani aggiunse nell'arco scenico quattro mensoloni a lacunari, furono attuate alcune modifiche alle mensole del terzo ordine di palchi e al cornicione del loggione.
La volta della platea fu dipinta da Giuseppe Badiali e Antonio Muzzi.
La verniciatura lucida con bianco di zinco si intonava all'addobbo di fiocchi, tende, cuscini e carta di Francia.
Fu realizzato anche un nuovo sipario dal pittore Napoleone Angiolini che vi rappresentò "l'Apoteosi di Felsina".
Nel 1861 fu ridotta la facciata posteriore del teatro da Coriolano Monti. Nello stesso anno venne ridipinto il soffitto della platea con una decorazione in sintonia con le porte degli atri, i chiaroscuri e i lampadari che furono disegnati in stile pseudosettecentesco perché adattassero allo stile generale del teatro.
Un grave incendio distrusse nel 1831 il palcoscenico e il sipario di Angiolini.
L'anno successivo, Armando Villa ricostruì l'attuale palcoscenico. Nel 1935 - 1936 venne finalmente completata dall'architetto Umberto Ricci la facciata rimasta incompleta fino ad allora.

 

Il 23 giugno il teatro venne dichiarato inagibile e chiuso al pubblico, a causa dei legni posti sotto il pavimento del loggione, che erano gravemente corrosi dai tarli.
La sovrapposizione di restauri non sempre esemplari e l'acustica della sala furono due motivi che resero complesso l'intervento di ripristino. Venne nominata dal Consiglio di Amministrazione del Teatro Comunale una commissione per i lavori di restauro.
I lavori proseguirono a ritmo intensissimo per evitare che il teatro rimanesse chiuso più del previsto.
L'anno successivo all'inaugurazione vennero svolti i lavori di manutenzione e restauro che non richiedevano la chiusura dell'edificio.
Il 5 dicembre 1981 si riaprì il sipario con la rappresentazione dell'"Aida" di Giovanni Verdi.
Il teatro è un Ente autonomo e produce circa 80 spettacoli l'anno.
Per le qualità delle sue produzioni oggi si può senz'altro affermare che il Teatro Comunale è uno dei teatri nazionali ed internazionali più importanti.