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PENNABILLI

 

TEATRO

DELLA VITTORIA

 

 

 

 

COMUNE
Pennabilli
PROVINCIA
Pesaro-Urbino
DENOMINAZIONE
Teatro della Vittoria
UBICAZIONE
Piazza G. B. Mastini
TIPOLOGIA
Sala con tre ordini di palchi, capienza: 152 posti.

 


STORIA


Un "teatro dei condomini" è registrato nel censimento ministeriale del 1868.
Non si tratta, però, dell'attuale teatro che è invece molto più tardo. Fu ricavato, infatti, nel 1922 - 1923 all'interno dell'antico Palazzo Fuffi, utilizzato in precedenza come caserma e come scuola e gravemente lesionato dal terremoto del 29 giugno 1919.
All'antico palazzo apparteneva il bel portale ed arco decorato a bugne, riutilizzato come ornamento dell'avancorpo che ospita l'atrio.
La sala, realizzata per iniziativa di un gruppo di privati e artigiani locali con l'ausilio del Genio Civile, si presenta con una pianta a "U", circondato da tre ordini di palchi (48 in totale) con solai in legno e balaustre a fascia decorate da specchiature rettangolari dipinte a tempera.
I palchetti del secondo ordine hanno specchi con uno stemma inserito in una ghirlanda affiancata da iris, fatta eccezione per il palco centrale; con balaustra lievemente convessa, che ha una figura allegorica della Comunità e, sullo sfondo, i due castelli di Penna e Billi.
I palchi del terzo ordine presentano invece una finta cornice a dentelli recante, nel fregio, una sequenza di aquile ad ali aperte e, nel palco centrale, li stemma di Casa Savoia affiancato da leoni e bandiere.
Sul fronte dei due palchi di proscenio figurano anche i ritratti di Dante e Alessandro Manzoni, mentre sulla volta è riprodotta una grande lira attraversata da una fascia con festoni e putti danzanti.
Sopra l'architrave del boccascena, ai lati dello stemma comunale di Pennabilli, sta infine la scritta "Amor civium / decus patriae".
Autore di tutte le ornamentazioni fu il pittore, nonché poeta, Oreste Manzoni, che si ispirò allo stile liberty, non senza influssi novecenteschi e d'art decò, riscontrabili soprattutto nella rigida impostazione geometrica degli elementi decorativi e delle figure.
Da ridotte dimensioni e il palcoscenico a cui dà accesso un secondo portale a bugnato con mensola recante l'iscrizione "Fuffius" che ricorda l'origine dell'edificio.
Utilizzato nel secondo dopoguerra come sala cinematografica e locale da ballo, il teatro è andato gradualmente degradando, fino alla sua forzata chiusura.
Nel 1985 è stato rifatto il tetto in pericolo di crollo; si attende ora il completamento del restauro.