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MELDOLA

 

TEATRO

GIAN ANDREA DRAGONI

 

 

COMUNE
Meldola
PROVINCIA
Forlì-Cesena
DENOMINAZIONE
Teatro Gian Andrea Dragoni

 


STORIA

 

L'origine del teatro a Meldola, in provincia di Forlì, risale a oltre tre secoli fa.
Nella seconda metà del Settecento, infatti, i cittadini giovani di Meldola chiesero al cardinal legato di accordare in enfiteusi alla comunità un edificio ubicato nella Rocca, la "Racchetta", non essendoci altro luogo adatto per le rappresentazioni teatrali.
Si costituì, quindi, la Congregazione dei Signori Associati e si stabilirono le modalità d'affitto e le regole per la gestione del teatro, che funzionò fino al 1820.
E' in questo periodo che si cominciò a sentire l'esigenza di reperire un nuovo locale per le rappresentazioni.
Trentasette cittadini si impegnarono a somministrare i fondi per la sua costruzione, mentre il progetto venne affidato all'ingegnere forlivese Giuseppe Missirini, autore dei progetti per i teatri di Forlì e di Civitella di Romagna.
Missirini presentò alla deputazione teatrale due prospetti, tra i quali venne scelto quello con il protiro formato da due colonne e il frontone timpanato.
La costruzione iniziò nel 1827 e terminò nel 1836-37.
L'inaugurazione del teatro avvenne, con la sala ancora incompiuta, con una rappresentazione della "Compagnia Lipparini", il 12 febbraio 1838.
Da quella data fu un susseguirsi di continue richieste, che portarono il teatro a un grande successo.
Durante il Rinascimento il teatro divenne anche sede di manifestazioni patriottiche; per esempio nel 1848, durante uno spettacolo, il pubblico espresse il suo giubilo per la concessione della Costituzione da parte del Pontefice Pio IX.
Dopo oltre vent'anni dall'apertura, il teatro aveva bisogno di essere ristrutturato.

Per il progetto venne incaricato l'ingegnere comunale Luigi Conti, anche se gli interventi cominciarono solo nel 1876.

Nel 1877 venne affidato a Luigi Samoggia l'incarico di dipingere e completare strutturalmente il teatro: a lui si devono i palchi sul proscenio e la scala di accesso al loggione, che modificò l'ingresso e alterò l'aspetto della facciata del teatro per l'aggiunta di un piano posto sopra l'ingresso.
I meldolesi gli dedicarono una lapide, posta all'ingresso del teatro.
Da questo momento furono messe in scena rappresentazioni di alto livello qualitativo, sia di prosa che di lirica.
Nel 1902 il teatro fu dotato di luce elettrica, infatti si ha notizia che durante un veglione di beneficenza in quell'anno, il teatro era illuminato.
Tra il 1929 e il 1931 il teatro rimase chiuso per inagibilità.
L'anno seguente passò in gestione all'Opera Nazionale Balilla e fu utilizzato prevalentemente per proiezioni cinematografiche.
In seguito venne usato per conferenze, film, balli, feste.
Nel dopoguerra il teatro accolse anche oratori politici.
Ancora per alcuni anni la struttura fu utilizzata in prevalenza come cinematografo, al quale venivano alternati spettacoli di prosa, opere liriche e operette.
Nel 1954 venne nuovamente revocata l'agibilità e solo nel 1978 furono avviati i lavori di recupero, che durarono sei anni.
Il primo intervento ha riguardato il consolidamento della copertura, che era già notevolmente danneggiata.
Sono seguite poi opere di ristrutturazione e ricostruzione interne ed esterne.
Sono stati risistemati e ampliati i nuovi camerini e sono stati eseguiti controlli e riparazioni all'impianto di riscaldamento, all'impianto antincendio e all'impianto elettrico.
Alla fine sono stati risistemati gli arredi e restaurate le emergenze decorative.
Sono state eseguite operazioni di consolidamento, di pulitura e di rifacimento dei decori mancanti con l'utilizzo degli spolveri di quelli esistenti.
Sono state inoltre recuperate e utilizzate le lampade con braccio in ottone degli inizi del '900, posizionate tra palco e palco.
La cavea, a ferro di cavallo, è composta da tre ordini di tredici palchi ciascuno e sovrapposto loggione, con balconate continue.
L'aspetto generale è caratterizzato da un'eleganza sobria ed essenziale che rende armonico l'insieme.
Il soffitto presenta decorazioni monocrome a tempera e calce con effetti chiaroscurali e di rilievo, simili a quelli del frontone del boccascena.
Nel perimetro esterno ai monocromi si alternano tondi che racchiudono l'effigie di famosi musicisti e autori di prosa.
Il rosone centrale è attorniato da un decoro policromo a tralci floreali, di fattura posteriore.
Al giorno d'oggi il teatro Gian Andrea Dragoni di Meldola svolge una regolare attività, la cui gestione tecnica è affidata all'amministrazione comunale.