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IMOLA

TEATRO

EBE STIGNANI

 

 

COMUNE
Imola
PROVINCIA
Imola
UBICAZIONE
Via emilia, 80
DENOMINAZIONE
Teatro Ebe Stignani
TIPOLOGIA
Pianta ellittica con palchetti
USO ATTUALE
Prosa, concertistica, balletto, teatro comico, cabaret.
DATI TECNICI
Palcoscenico largo m 14, profondo m 17, alto m 13, pendenza 4%; capienza totale della sala 550 posti.

 


STORIA


Dal 1798 al 1812, dopo che un grande incendio aveva distrutto il Teatro dei Cavallieri Associati progettato da Cosimo Morelli, fu adibita ad uso di pubblici spettacoli la Sala Comunale, attualmente sede del Consiglio.
Si trattava di una struttura in legno, formata, oltre che dalla platea, da tre ordini di righiera.
L'esigenza di avere un nuovo teatro spinse, nel 1810, un gruppo di facoltosi imolesi ad acquistare la soppressa Chiesa di S. Francesco, con l'intento di trasformarla debitamente.
Giuseppe Magistretti, ingegnere imolese, fu incaricato dei lavori, che terminarono nel 1812.
Nell'agosto dello stesso anno il teatro fu inaugurato.
Tre anni dopo papa Pio VII, recuperato lo Stato Pontificio, ne ordinò la chiusura perché il nuovo teatro era stato costruito in un locale originariamente dedicato al culto, anche se reso ormai da diverso tempo profano.
Per sedici anni gli imolesi dovettero adattarsi nuovamente al teatro provvisorio, sistemato nella Sala Comunale; nel quale peraltro si svolsero regolari corsi di recite.
Solo nel 1831 il conte C. Codronchi Angeli ottenne da Gregorio XVI la riapertura del nuovo teatro.
Quindi furono avviati urgentemente gli indispensabili lavori di restauro.
I soci proprietari del nuovo teatro decisero di venderlo al comune nel 1846 (da quel momento diverrà Teatro Comunale).
Si rappresentarono importanti opere liriche fino al 1852, quando il teatro venne temporaneamente chiuso per essere completamente restaurato.
Gli amministratori Codronchi e Pagani pregarono l'ingegnere G. Bianconcini di assumere la direzione dei lavori.
Quanto alla ristrutturazione del coperto e del plafone, fu incaricato l'ingegnere comunale Antonio Cerchiari.
Infine, affinché tutto fosse eseguito nel miglior modo possibile, fu invitato a Imola, per fare un sopralluogo ed esprimere un prezioso parere, il professore Filippo Antolini (figlio del più celebre Giovanni Antonio).
All'esame dello stesso Antolini furono sottoposti anche i disegni per la decorazione, affidata al pittore imolese Francesco Galassi.
Quest'ultimo fu condotto a Modena e a Ferrara, per esaminare quei teatri, al fine di dirigere la sua opera ed apporre al disegno quelle modifiche che lo avrebbero reso più armonioso e leggiadro, sì da incontrare l'approvazione dell'illustre maestro.
Al pittore figurista Paolo Sarti fu affidato l'incarico di dipingere le figure femminili del plafond del teatro.
Egli propose di affrescare otto Muse: la Tragedia, la Commedia, la Danza, la Musica, la Declamazione, la Poesia Amorosa, la Poesia eroica e la Storia.
Il Consiglio accondiscese al progetto.
Da allora l'attività riprese con una certa regolarità, se escludiamo le parentesi di chiusura del 1859 e del 1866, quando, per i fermenti risorgimentali prima e la terza guerra d'indipendenza dopo, il teatro dovette chiudere temporaneamente.
Sulle scene imolesi continuarono ad alternarsi compagnie liriche e di prosa, varietà, operette, recite dialettali, spettacoli d'illusionismo.
Nel 1899 vi recitò Ermete Zacconi, la cui compagnia tornò ad Imola nel 1905 per presentare La Città morta di D'Annunzio e Gli spettri di Ibsen, e nel 1908 Il nuovo idolo.
Negli anni 1912 e 1914 ottenne buoni successi la compagnia di Ermete Novelli.
Nel 1922 la lirica trionfò con il Mefistofele di Arrigo Boito.
L'anno successivo fu la compagnia di Sem Benelli ad ottenere consensi.
Pochi anni fa il teatro fu dedicato alla scomparsa Ebe Stignani, una grande cantante lirica.


 

ARCHITETTURA e INTERNI


Dopo il 1931 il teatro fu fatto chiudere perché non rispondeva alle nuove norme legislative di pubblica incolumità.
Ha riaperto i battenti nella primavera del 1974.
L'indispensabile restauro ha mantenuto la struttura e le decorazioni eseguite alla metà del secolo scorso.
La sala, a pianta ellittica, presenta tre ordini di palchi, più il loggione; i palchi sono suddivisi da pilastrini che il progetto del 1853 prevedeva ricoperti in finto marmo (broccatello di Spagna) con mascheroni contornati da foglie dorate come capitelli.
Semplice ed elegante la decorazione a festoni e ghirlande, in stucco dorato, che corre lungo i palchetti e adorna l'arco di proscenio.

 

Il soffitto conserva le figure femmenili affrescate dal Sarti, al centro é collocato un lampadario in cristallo; il resto dell'illuminazione é ad appliques.
L'ampio palcoscenico non conserva più le attrezzerie ottocentesche; alcuni tamburi per il movimento del sipario e delle scene sono accatastati nel sottopalco, modernamente ricostruito con strutture in ferro.
Esternamente la facciata presenta un breve porticato a tre arcate, il quale sorregge una terrazza su cui danno tre porte-finestre intervallate da lesena, il tutto chiuso da un timpano.
Nelo stesso edificio in cui ha sede il teatro si trovano anche la Biblioteca Comunale, l'Archivio Storico, il Museo e la Pinacoteca.

 

 

 

LE PRIME RAPPRESENTAZIONI DEL 1800


Durante il carnevale del 1831 la compagnia comica Colomberti mise in scena lo spettacolo d'apertura, La grande seduta criminale convocata in Calais contro Ernestina Clerk.
Nel mese di agosto si aprì la prima stagione lirica.
In pochi anni il nuovo teatro di Imola acquistò una certa fama, che si allargò oltre i limiti del ristretto ambito regionale.
Aumentò progressivamente il numero di artisti importanti che vi si esibirono.
La programmazione, quasi tutta basata su opere liriche, raggiunse un ottimo livello.
Da ricordare la rappresentazione de Il Barbiere di Siviglia di Rossini, data nel 1837 con la direzioni di G. Gaspari e la partecipazione del basso G. Zucchini.
I vertici furono raggiunti con L'elisir d'amore di Donizetti nel 1842, la Sonnambula di Bellini nel 1843 e la Lucrezia Borgia sempre di Dinizetti.