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SAN GIOVANNI IN MARIGNANO

 

TEATRO

AUGUSTO MASSARI

 

 

COMUNE
San Giovanni in Marignano
PROVINCIA
Rimini
DENOMINAZIONE
Teatro Augusto Massari
TIPOLOGIA
La sala oggi ha due ordini di quindici palchetti ciascuno, sostenuti da piastrini con capitello e da colonnette poggianti sul pavimento della platea.

 


STORIA

L'unica ipotesi che fino ad ora è stata formulata sull'origine dell'edificio che attualmente, a San Giovanni in mar. , è adibito a teatro, è quella di Carlo Vanni, il quale nella sua "Raccolta di notizie storiche" (1954) identifica lo stabile con una chiesa, non specificandone però né la denominazione, né l'epoca di appartenenza, ma si riferisce a "tempi remoti".
In seguito venne data una prima indicazione, ovvero la chiesa sarebbe quella di S. Pietro in Castelnuovo.
Altre notizie sull'origine e destinazione dell'edificio non se ne sono più prodotte, ed è per questo che varie recenti pubblicazioni riportano più o meno fedelmente la tesi di Vanni.
L'architetto Augusto Bacchiani afferma la tesi di una remota funzione di chiesetta del castello potenziato dai Malatesta di Rimini nel 1442.
A conferma di ciò precisa che una parete laterale del teatro coincide con la cinta muraria del borgo e l'intera costruzione sorge lungo il perimetro del castello.
Nel 1492 fu fondata la Confraternita del Rosario.
Nel 1746 essa possedeva a San Giovanni in Marignano diversi terreni e i locali in cui è ancora ubicato l'edificio che all'epoca era un oratorio in cui venivano svolte la funzioni religiose, ma era adibito contemporaneamente anche ad altri usi "profani".
Questo è il motivo per cui nel corso del 1804 il luogo di culto venne soppresso per decreto del vescovo di Rimini.
In seguito fu concesso alla Magistratura Comunale con l'unico impegno dia parte di quest'ultima al pagamento annuale di 6 scudi ad un monastero di monache della diocesi.
Divenuto il comune legittimo proprietario del locale, lo utilizzò prima per fornire ricovero gratuito a vedove ed orfane e poi lo affittò ai privati per usi profani come legnaia e rimessa.
Colui che adattò lo stabile ad uso di teatro fu l'ultimo affittuario Francesco Brilli.
Trasformò l'altare in palcoscenico, ricavò sotto di questo un locale ad uso di camerini, montò l'attrezzatura da scena e trasformò la camera al primo piano della casetta adiacente in palchettone per spettatori.
Lo stesso Brilli formò la Compagnia dei dilettanti filodrammatici con comici appassionati di teatro che appartenevano alla classe borghese del paese e che nello stesso ricoprivano cariche politiche importanti.
Il teatro comunale dalla sua nascita alla sua chiusura nel dopoguerra, ha funzionato soprattutto in occasione del Carnevale, quando si organizzavano mascherate, corsi di recite e feste dal ballo.
Dopo feste private ed abbondanti mangiate, le serate si concludevano spesso a teatro.
Le prime rappresentazioni documentate risalgono al 1791 e sono le commedie di Carlo Goldoni "Il bugiardo" e "La serva amorosa".
I palchetti privati erano destinati ai più ricchi, mentre il popolo stava in piedi nella platea.
All'interno dell'edificio vi era una bella sala concessa ai reduci garibaldini, i quali la fecero affrescare dal Trevigiani.
Nel 1835 cominciò la fase che porterà alla ristrutturazione dello stabile vent'anni dopo e al periodo di maggior importanza artistica e culturale con la società dei dilettanti filodrammatici e della società dei condomini che finanzieranno i lavori per il "nuovo teatro".
Francesco Corbucci, appartenente alla classe agiata del paese, venne nominato direttore del teatro seguendo in questa carica Brilli e volle migliorare l'estetica dello stabile, poiché quest'ultimo si trovava all' interno delle mura castellane ed era frequentato da persone rispettabili. Gli conferì quindi una nuova immagine rispecchiante la tradizione italiana con forma a ferro di cavallo, ordini diversi di palchi, decorazioni e tendaggi.
L'anno più importante nella storia del teatro è stato senza dubbio il 1841.
Fu in quell'anno infatti che si avviarono ufficialmente le due società che proposero un piano di "riattamento" dello stabile che troverà realizzazione nel 1855.
In quest'arco di tempo continuò l'attività artistica e fecero la loro comparsa anche compagnie di diverse località italiane le quali ambivano potersi esibire nel teatrino di San Giovanni, a quei tempi già abbastanza famoso.
L'attività marignanese era suddivisa in tre stagioni: quella di Carnevale, quella estiva e quella autunnale.
Gli appassionati di teatro formarono la Deputazione Teatrale ed essendo coloro che si incaricarono di rivolgere un'istanza alla Magistratura comunale per apportare dei miglioramenti, si avvalsero del diritto di usufruire del palchettone presente.
I lavori più importanti erano l'apertura di due finestre, la sistemazione del pavimento e l'acquisto di mobilio e di attrezzature varie.
Nel 1855 il teatro comunale cambia completamente aspetto ad esclusione delle strutture portanti.
A lavoro ultimato, la sua immagine sarà quella del tipico teatro all'italiana con tanto di stucchi e rifiniture pittoriche.
Quando il bilancio economico comunale si presentò abbastanza risanato dopo che negli anni precedenti aveva dovuto finanziare importanti lavori pubblici, l'approvazione della ristrutturazione non creò nessun problema dato che quattro membri su cinque della Magistratura erano iscritti alla società filodrammatica.
Il giorno di Natale del 1856 si riunì la società dei condomini per la prima assegnazione dei palchi, mentre fervevano i preparativi anche nella società dei dilettanti che stavano allestendo gli spettacoli per la stagione di Carnevale del 1857.
Il successo fu grande.
Il pubblico giungeva abbondante anche da paesi limitrofi come Saludecio e Rimini.
Nel 1881 ci fu la prima di una serie di ispezioni da parte del Corpo Reale del Genio Civile per verificare le condizioni dello stabile dato che accadeva frequentemente all'epoca che i teatri prendessero fuoco a causa dei materiali utilizzati che erano soprattutto legno e stoffa.
In seguito (1884) si verificarono interruzioni dell'attività a causa del colera e nel 1888 per lavori di modifica imposti dalle norme di sicurezza. Negli anni compresi fra la fine dell'Ottocento e la prima decade del Novecento si registra un'intensa attività artistica, con una presenza sempre più accentuata di compagnie (filodrammatiche, comiche e marionettistiche) esterne all'ambito locale.
Dopo la sospensione dovuta alla prima guerra mondiale riprendono le rappresentazioni e, fra il 1924 e il 1926, si segnalano le prime proiezioni cinematografiche.
L'attività di censura del regime fascista, però, si fa sempre più sentire e gli interventi limitativi sugli spettacoli sono sempre più frequenti.
Nel 1930 il teatro viene chiuso perché non risponde a detta della Questura di Forlì, alle norme di pubblica sicurezza.
Riapre nel 1932, ma è ribattezzato Teatro dell'Opera Nazionale Dopolavoro ed è anche classificato come cinematografo di quarta categoria per la proiezione di pellicole LUCE.
Vi erano 80 posti in platea, 200 nei due ordini di palchi, 50 in piedi e 4 camerini.
L'attività teatrale è assai diradata e gli eventi della seconda guerra mondiale determinano la definitiva decadenza.
Diventò un magazzino e questo stato di penoso abbandono durò più di trent'anni, fino all'intervento di restauro concluso nel settembre del 1982.
Quando nel 1980 l'architetto Augusto Bacchiani avviò i lavori, le condizioni esterne ed interne erano disastrose.
In alcuni casi fu necessario riprendere i disegni originali laddove non era possibile nessun'altra soluzione conservativa.



ARCHITETTURA E INTERNI

La sala oggi ha due ordini di quindici palchetti ciascuno, sostenuti da piastrini con capitello e da colonnette poggianti sul pavimento della platea.
Al centro del soffitto è rappresentato Apollo avvolto in un manto rosso con la lira in mano, all'interno del cerchio dei simboli zodiacali in movimento.
Lungo il perimetro della volta si alternano grottesche monocrome a tondi racchiudenti figure femminili.
L'autore dell'apparato decorativo è identificato pittore Angelo Trevisani di Savignano sul Rubiconde.
Il sipario, dipinto da Antonio Mosconi, raffigura, sullo sfondo, una veduta ottocentesca di San Giovanni.
Essendo stato restaurato nel corso dei lavori di recupero, è attualmente ricollocato sul palcoscenico.
Il teatro svolge regolare attività sulla base di una convenzione tra il comune e l'Associazione dei "Fratelli di Taglia".
Durante tutto l'anno vengono allestiti spettacoli di prosa, musica, danza e proiezioni cinematografiche. Saltuariamente alcuni ambienti vengono utilizzati per attività espositive.