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PIACENZA

 

TEATRO

MUNICIPALE

 

 

 

COMUNE
Piacenza
PROVINCIA
Piacenza
DENOMINAZIONE
Teatro Municipale
DATI TECNICI
Oggi, per motivi di sicurezza, non può contenere più di 1075 spettatori.

 



ARCHITETTURA E INTERNI

La costruzione del Teatro Municipale rappresenta l'incarico più significativo affidato a Lotario Tomba.
Egli progetta per la sala piacentina una pianta a tre quarti di ellisse, ritenendo tale impianto meglio rispondente alle leggi dell'ottica e dell'acustica: i raggi che partono dai palchetti si congiungono tutti nel punto centrale del proscenio.
In questa sala i raggi della visuale dei palchetti vanno a riunirsi nel mezzo del palcoscenico, cosicché ogni punto si vede comodamente e l'acustica è perfetta.
Prima dell'unità d'Italia il Teatro conosce diversi allestimenti.
L'aspetto attuale ricalca il gusto "romantico" della metà dell'Ottocento dalle decorazioni dorate e dai velluti rossi, ma il primo allestimento è quello che colpisce di più.
Il bolognese Mauro Braccioli e il piacentino Domenico Antonimi effettuano delle decorazioni soprattutto in grigio e in azzurro.
Dopo poco più di vent'anni è necessario un intervento di restauro alle decorazioni interne.
Nel 1830 il nuovo allestimento è affidato ad Alessandro Sanquirico, il quale aveva già collaborato come scenografo alla Scala.
I palchi vengono dipinti tutti d'azzurro e decorati con stelline dorate.
Di questi anni sono anche il sipario e il controsipario.

Il primo è sempre opera di Sanquirico e rappresenta il "ballo svizzero", il secondo è del 1826, è da attribuire a Domenico Menozzi ed ha degli elementi neoclassici, legati agli argomenti più frequenti nei melodrammi di quegli anni. Esso è tuttora conservato nel Teatro Municipale.
La facciata è la rielaborazione dell'idea iniziale del Tomba da parte del Sanquirico.
L'antiportico è un elemento funzionale collegato con il timpano che sovrasta la costruzione.
Le carrozze vi si fermavano sotto per permettere ai signori che entravano a teatro di ripararsi.
La parte inferiore è sovrastata da un colonnato ionico e da una bella balconata in pietra.
Il colore attuale è frutto del restauro del 1979.
Sopra le porte del balcone ci sono i bassorilievi di Alessandro Puttinati raffiguranti alcune allegorie dei generi teatrali e personaggi in abiti moderni.
La facciata assicura un'immediata qualificazione dell'edificio poiché nell'Ottocento il teatro diviene un nuovo polo d'interesse collettivo.
Esso si affaccia sulla via Verdi, ricca di palazzi settecenteschi.

Biglietteria e foyer accolgono gli spettatori e sono i luoghi di intrattenimento fondamentali prima e dopo gli spettacoli.
Le porte a vetri e a specchi verso l'interno sono decorati con cornici ad intaglio ligneo dorate, gli stucchi e gli affreschi risalgono ai lavori di rinnovamento del 1857, i tondi monocromi raffiguranti personaggi famosi, compositori e scrittori teatrali sono opera del pittore piacentino Paolo Bozzini, gli angeli invece sono stati dipinti dallo staff di Giacomo Magnani, il quale incarnava il gusto romantico che trasformò lo stile classico per giungere ad una decorazione i cui principali obbiettivi erano la grandiosità e il fasto, infatti venivano utilizzati molto sia gli stucchi, sia le decorazioni in oro.
I bassorilievi e le sculture presenti nel foyer sono successivi. Il medaglione sopra la porta della platea è stato eseguito da Giuseppe Bianchi e raffigura Lotario Tomba a cui si deve la costruzione del teatro piacentino. Il bassorilievo che raffigura Illica è del 1921 ed è un'opera di Secchi.
Nel 1842 c'erano 114 palchetti che, oltre al palco regio occupavano i primi quattro ordini della sala, l'ultimo riservato ai loggioni.
In platea erano collocate alcune panche che venivano tolte quando questa si trasformava in sala da ballo.
I posti in fondo, invece, erano solo in piedi, perciò non è possibile sapere quanta gente potesse esservi accolta.
Oggi, per motivi di sicurezza, non può contenere più di 1075 spettatori.
Alla fine degli anni Trenta gli ultimi due ordini di palchi furono trasformati in gallerie e la capienza del teatro aumentò e fu offerta a tutti i gruppi sociali la possibilità di assistere agli spettacoli.
Negli anni Cinquanta si ricavò la buca per l'orchestra sotto il livello della platea che oggi viene utilizzata per rappresentazioni liriche e spettacoli di balletto.
A metà degli anni Settanta il Teatro è stato rinnovato soprattutto sotto il profilo dell'agibilità e della sicurezza con un sipario taglia fuoco, cioè una "saracinesca di metallo" che nei momenti di inattività viene calata ed impedisce che un eventuale principio d'incendio possa propagarsi dal palcoscenico alla sala.
Inoltre sono state ricavate sei scale d'emergenza nei retropalchi.
Il legno, infatti, è il materiale principale perché è una splendida "cassa armonica".
Il 19 dicembre 1979 ci fu la riapertura con la "Traviata" di Verdi.
Erano state rinnovate le dorature, la moquette nei palchi, in galleria e nel loggione, la tappezzeria damascata nel ridotto e nei palchi e la biglietteria era stata sistemata al posto del bar.
Gerolamo Magnani ha realizzato gli affreschi sulla volta della platea e il motivo "a traforo" degli stucchi dorati.
Egli fu l'ideatore del progetto si occupò personalmente dei medaglioni della volta eseguiti in chiaroscuro.
Il resto fu completato dal pittore piacentino Paolo Bozzini.
Il rosso acceso dei panneggi di un angelo è dovuto ad un'alterazione del colore. Anche l'orologio della platea è opera del Magnani.
Al centro della volta c'è lo stemma di Piacenza, mentre prima era situato il lampadario di cristallo e bronzo dorato con le insegne della città donato dalla cittadinanza.
Esso è stato rimosso durante la II Guerra Mondiale per timore dei bombardamenti ed è andato perduto.
Quattro serie di candelabri reggevano centinaia di candele di numero decrescente dal basso verso l'alto ed una serie di lumi ad olio restavano accesi per tutto lo spettacolo.
Nel 1857 i palloncini alimentati a gas sostituirono i lumi ad olio e le candele per dosare l'intensità luminosa.
I caloriferi sostituirono nello stesso periodo i grandi bracieri di terracotta sparsi per il teatro.
Il palco centrale era riservato in tutti i teatri storici ai sovrani e ai rappresentanti del governo locale perché da lì si gode della vista migliore.
Il Teatro Municipale di Piacenza accolse più volte Maria Luigia d'Austria Duchessa di Parma e Piacenza.
In quelle occasioni il pubblico poteva applaudire soltanto se la duchessa mostrava di apprezzare lo spettacolo.
Il palco reale era sormontato da una corona regia in legno dorato d cui pendevano panneggi di velluto rosso.
Molti palchi avevano il retropalco, dove si mangiava, si giocava, si chiacchierava, ecc.
A Piacenza è possibile possedere palchetti privati.
Le pareti laterali culminano con imponenti archi a sesto acuto.
La graticcia è alta dai 18 ai 21 metri.
Il palcoscenico è inclinato per migliorare la visione agli spettatori della platea perché gli attori non si coprano a vicenda.
Il sipario di velluto rosso decorato con passamaneria è ancora l'originale e viene azionato manualmente dai "velaristi".
La scenografie erano conservate in una soffitta sopra alla platea.
I grandi teli venivano riutilizzati e ridipinti più volte e per evitare la sovrapposizione di troppi strati, dovevano essere periodicamente lavati in acqua di fiume.
Negli anni Settanta la soffitta fu trasformata in un auditorio con capienza di 400 posti.
I teatri storici nascono per il melodramma.
Il pubblico ne era così affascinato che ritornava più volte a vedere la stessa opera.
Il teatro Municipale conserva una serie di costumi di scena donati dal tenore piacentino Gianni Poggi, collocati negli spazi riservati al pubblico.
Sempre all'interno del museo del teatro è conservata una lettera autografa, datata 10 giugno 1890, di Giuseppe Verdi indirizzata al Signor Presidente del Circolo Musicale Piacentino come ringraziamento per la presidenza onoraria offerta la grande compositore e li calco in gesso dipinto dalla mano destra del grande compositore.
A teatro poteva capitare di assistere anche a qualche rappresentazione di altro genere, oltre alla lirica, prosa, balletti e concerti.
Non insolita era la presenta di spettacoli strani ed alternativi: acrobati, maghi, illusionisti, so esibivano davanti ad un pubblico curioso e meravigliato, come Mr. Turc impegnato in uno spettacolo straordinario di "lotta d'uomini", in un volantino pubblicitario del 9 novembre 1845 si leggono i dettagli della sfida: Mr. Turc, primo lottatore d'Europa e Re dei lottatori, combatterà contro chicchessia con "calzoni e senza" e colui che sarà in grado di combattere, avrà il premio di 500 franchi.
Il combattimento avrà luogo sul Palco Scenico sotto la rigorosa osservanza delle discipline che regolano simili lotte.
Principalmente si dovrà prendere dalla cintura alla testa, restando proibito il "gambetto". Per essere vincitore le spalle dell'avversario dovranno toccare dopo terra.
Di grande interesse è il regolamento per il personale del 1804, nel quale vengono riportati con estrema chiarezza i compiti di tutte le professionalità presenti all'interno del teatro: dal "bullettario" che si occupava della vendita dei biglietti, ai "brentatori" che si preoccupavano di predisporre recipienti pieni d'acqua sotto il palcoscenico in occasione di ogni spettacolo per intervenire in caso d'incendi.
Le stesse figure professionali indicate nel regolamento del 1804 sono, in linea generale, presenti tuttora.
Il teatro vive ancora oggi grazie all'impegno e alla passione di chi lavora dietro le quinte e di chi si preoccupa di accogliere ogni sera il proprio pubblico.
Soltanto grazie a loro è possibile ricreare ogni volta la magia e l'illusione dello spettacolo.