NOTAZIONI INTORNO AL LIBERO ARBITRIO

 

E' possibile operare liberamente le proprie scelte e la propria volontà? Ogni singolo uomo si trova alla nascita in un habitat precostituito.
Nonostante il condizionamento ambientale, può porre ugualmente alcuni atti che siano puramente imputabili al suo libero arbitrio? E' questa la libertà che gli Scolastici chiamano appunto libertas a necessitate o libertas arbitrii.
Nel pensiero greco, il libero arbitrio non è tanto la proprietà della volontà di autodeterminarsi, quanto piuttosto il dominio sulle pulsioni istintuali. Aristotele critica chiaramente il <<paradosso socratico>> secondo cui nessuno pecca volontariamente. Come li virtù, egli dice, così anche i vizi sono volontari perchè dipende da noi compiere atti buoni o cattivi. L'uomo è principio dei suoi atti e genera i suoi atti come genera i suoi figli. Non si capisce perchè, sostiene Aristotele, se si dice che le nostre azioni buone sono volontarie e meritevoli di lode non si debba dire, alla stessa stregua, che anche le nostre azioni cattive sono volontarie e meritevoli di biasimo.
Il pensiero premoderno si era dato una spiegazione del male. Fu visto come caduta implicita nell'essere, nella creazione, come condizione inevitabile di una esistenza limitata dell'uomo e del mondo considerata intrinsecamente un male. E' il cosidetto frammento di Anassimandro. Esso ci riporta indietro alla prima filosofia occidentale:<<Principio degli esseri è l'infinito da dove infatti gli esseri hanno origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poichè essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione secondo l'ordine del tempo>>.
Altra è la visione del male come peccato, custodita dal cristianesimo e discesa dalla Genesi, visione che mise con vigore l'accento sull'atto libero con il quale l'uomo introduce il male, così come può introdurre il bene. Il libero arbitrio è un momento della libertà totale, libertas minor in confronto alla libertas maior o libertas a malo.
Particolarmente efficace Sant'Ireneo:<<Dio ha fatto l'uomo libero, avendo sin da principio la sua autonomia come la sua anima, per usare del consiglio di Dio volontariamente e non per foza...>>
E Gregorio NIsseno:<<Poichè l'uomo diviene deiforme e beato per il suo libero arbitrio, giacchè l'autonomia e l'autarchia sono propri della natura divina, costringerlo a qualcosa con la forza sarebbe sopprimere la sua dignità>>.
Ne mai offrono argomenti logici e persuasivi le teorie irrazionalistiche e fatalistiche (Nietzsche, Sartre, Camus), (il male effetto di un opzione cieca e assura), ne l'intellettualismo greco (Socrate, Aristotele) ovvero il razionalismo moderno (Spinoza e Leibniz), (il male effetto solo di errore e ignoranza).
Ora, procedendo per esclusione, acclarato che il male non è assolutamente ascrivibile alla cosiddetta malattia mentale che, ocme attesta da sei lustri la più avanzata ricerca psichiatrica, è solo pregiudizio sociale e culturale, (il genio di Freud vanta la paternità di tale dottrina), bisogna immediatamente chiarire che è senz'altro riconducibile al misterium iniquitatis (mistero del male, della malvagità).

D'altronde studiando la casistica psichiatrica, si scopre in essa una tale assenza di delitti da testimoniare in modo inoppugnabile, di una innocuità del cosiddetto malato mentale, posta al di là di ogni possibile critica. Dunque il <<Pazzo>> può far solo le bizze giammai un assassino!!!

E un'impresa ardua, per un sedimento nel patrimonio genetico ancestrale di errori e pregiudizi, recepire l'idea che ogni <<diversità>> riguardante ogni singola persona non sia il segno di una malattia.
Che dire, infatti, dei criminali di ogni risma?
Immune da <<turbe nervose>> er la stessa belva nazista che cinicamente massacrava i bambini, ovviamente non suoi, nientedimeno divertendosi al tiro al piccione!!!
L'egoista è consapevole che la sua chiusura agli altri è in contrasto con la loro dignità ma punta tutta la sua attenzione su se stesso a scapito dell'idea morale della Giustizia.
La radice del male va individuata nella insufficienza e parzialità dei motici che attraggono la volontà. Il valore morale, in se stesso assoluto, cioè la dignità della Persona, ci appare come relativo, suscettibile di entrare in competizione con altri valori in sè inferiori, come quelli del piacere, dell'interesse, del prevaricamento, della volontà di potenza.
Scrive Paolo Valori, Professore di Filosofia Morale:<<L'atto stesso di considerazione o non considerazione dei valori è un atto di volontà. Si ha così una causalità riciproca tra Intelletto e Volontà. Il male non è dunque soltanto ignoranza o disattenzione ai valori come nel <<paradosso socratico>> ma deliberata operazione di occultamento o svelamento di essi. L'intelligenza coglie sempre un disvalore (omicidio ecc.) ma mossa dalla volontà non lo guarda in faccia e lo trasforma in tal modo in un valore per la propria soggettività a scapito dell'ideale supremo di valore che è la Persona>>
Vede l'assassino come riparazione di una <<ingiustizia>> ovvero di un torto ricevuto salvo che ricondurlo a un rancore fine a se stesso. Che dire, infatti del primo delitto della storia?
Caino uccide Abele soltanto per invidia. Quello del male è un mistero inquietante in specie se si pensa all'avvertimento del Signore:<<i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa>> (Matt. 10,36)
Il male consiste nel trasformare le persona, che è in se stessa fine, in strumento di piacere, utilità, odio.
Certo Dio non ci ha dato il dono del libero arbitrio perchè potessimo scegliere il male, ma perchè potessimo, con la nostra libera volontà, scegliere il bene, non però in maniera coatta, ma appunto umana. La libertà dell'arbitrio dunque esiste anche se, in una natura corrotta dal peccato originale, è fallibile e difettosa.
Diversi autori, per comprendere meglio il male, si rifanno alla dottrina biblica del peccato originale e parlano di un male radicale che sarebbe appunto alla fonte di tutte le colpe e trasgressioni dlla legge morale. Così Kant e tra i contemporanei Jean Nabert.
Questo peccato sarebbe una inclinazione alla cattiveria, anche indipendentemente dai nostri singoli atti, una tendenza non necessaria ma libera, a soddisfare prima di tutto il nostro egoismo e la nostra chiusura spirituale a scapito dell'ordine etico. Questi autori non negano la libertà e non concepiscono quindi il male radicale come una causa determinante in senso fisico. Esso sarebbe piuttosto una ferita che corrompe ma non distrugge la nostra libertà.
Nella eterna lotta tra il bene ed il male, spesso la libertà è predisposta piuttosto al male che al bene, piuttosto alle tenebre che alla luce. Sono peraltro sotto gli occhi di tutti le disastrose conseguenze da guerre sempre interminabili e da un perpetuo bagno di sangue!!!
Dunque non sono soltanto i condizionamenti psicofisici e socioambientali che spingono verso il piacere, l'interesse, il furto, l'omicidio ma qualcosa di più profondo, appunto il male radicale dell'egoismo che, alimentato ed esaltato nella società capitalistica, trovandosi nel proprio elemento, impedisce all'uomo di amare il prossimo suo come se stesso.

Prof. Domenico Buccafusca