Travelling....
Red: the cities where I have lived;    Yellow: i've been there just for a short vacation
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Ho avuto la fortuna di visitare molti paesi e di conoscere tante sfumature differenti del modo di affrontare la vita, tante culture e tanti personaggi interessanti, ma il vero fascino di questi luoghi spesso sfugge al turista ossessionato dallo scadere del tempo che ha a disposizione. Gli unici paesi che ho apprezzato veramente sono i paesi in cui ho vissuto per più di tre anni. Non è stata mai una mia scelta quella di fare le valige ogni quattro anni e partire per affrontare una realtà diversa ogni volta; il mio nomadismo era dettato dalle circostanze, dalle esigenze dei miei genitori e questo particolare non è da trascurare. Se la scelta fosse stata mia probabilmente avrei affrontato tutto in maniera diversa, con uno spirito nuovo e sicuramente sarei riuscita a sfruttare a pieno l'opportunità di conoscere qualcosa di diverso, al di fuori della minuscola realtà in cui veniamo al mondo e a cui, prematuramente, ci aggrappiamo per pigrizia. Non è stato facile, ma ne è valsa la pena, è quello che mi ripeto tutti i giorni da quando ho "piantato la mia tenda" a Roma. Il ricordo più familiare che ho degli anni in cui ci spostavamo spesso è quello di "Pasquale", un uomo che lavora tutt'oggi per la compagnia di traslochi che puntulamente, ogni quattro anni, veniva a raccogliere i nostri effetti in giro per il mondo. Ancora oggi, qundo vedo pasquale mi sembra quasi di vedere un parente stretto. Quando ero bambina per me lui era "il custode dei miei giocattoli", a lui spettava il difficile compito di imballare tutte le mie cianfrusaglie e assicurarsi che non si perdesse nulla per strada; a me spettava il divertentissimo compito di scartare tutto quando i colli arrivavano a destinazione. Ogni volta era come riscoprire nuovi giochi e mi sembrava quasi di scartare dei regali, era un modo per sentirsi meno soli e più vicini al luogo che avevamo appena salutato per sempre. Inoltre ero morbosamente legata a tutti questi oggetti perchè erano la mia casa, il mio piccolo mondo che trascinavo dietro di me tutte le volte, perchè pensavo che, circondandomi di oggetti familiari, avrei subito di meno l'impatto con il nuovo ambiente.