DANTE ALIGHIERI

  • INTRODUZIONE ALLA COMMEDIA
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    Autore: Natalino Sapegno Tratto da: Pagine di storia letteraria

     
         

    Nel corso del secolo XIII l'erudizione storica e scientifica del medioevo e l'immenso lavoro della speculazione scolastica hanno trovato ormai il loro assetto definitivo e relativamente immobile in un complesso vistoso di repertori, di enciclopedie e di summae, che rappresenta una delle più grandiose ed organiche sistemazioni del saper umano che mai siano state ideate da Aristotele in poi; ma già, ai margini di questo sistema e dal seno medesimo di esso, sorge tutta una problematica nuova, irrequieta e frammentaria, che pur rispettando le linee fondamentali della costruzione e i criteri metodologici della ricerca, anzi esasperandone talora l'estremo indirizzo razionalistico, tende, sebbene inconsapevolmente, a corrodere l'armonia della struttura e a spostare pericolosamente il piano dell'indagine. La filosofia, senza rinnegare apertamente il presupposto teologico, già comincia ad affermare timidamente la propria autonomia ed accoglie in sempre più larga misura elementi mondani ed ereticali. La concezione provvidenziale, agostiniana, della teoria non riesce più ad aderire interamente alla varietà e molteplicità del reale, mentre la storiografia spicciola fa sempre più largo campo alle faccende, alle passioni, ai contrasti della vita d'ogni giorno. Le dottrine politiche non rinunziano allo schema delle due autorità universali e dibattono il problema dei rapporti fra la Chiesa e l'Impero, che anzi proprio in quegli anni attinge da una parte e dall'altra alle sue formulazioni più rigorose e sistematiche, ma intanto quello schema si vien facendo più duttile, più ricco di contenuto particolare e concreto; mentre, accanto alle istituzioni universali già in fase di rapida decadenza, sorgono e prosperano le nuove formazioni statali, si consolidano le monarchie nazionali, i comuni lacerati da aspre lotte interne evolvono a poco a poco verso le signorie; e intanto, nell'attrito della dolorosa esperienza quotidiana, si fa strada nelle coscienze il contrasto fra quegli ideali immobili di giustizia e di ordine e la realtà corrotta, iniqua, caotica e turbolenta dei contrasti d'interesse e di predominio. Nell'assetto sociale sono ancor vive, e dureranno a lungo, le rigide strutture economiche e giuridiche del sistema feudale, con i congiunti ideali di vita cortese e cavalleresca e i severi rapporti di distinzione e subordinazione tra i diversi ceti, nonché i due grandi ordini del clero e del laicato; ma in quel quadro già s'avvertono incrinature e contraddizioni profonde, già si delineano i segni di una realtà nuova, con la rapida ascesa degli elementi cittadini e borghesi, mentre il concetto della nobiltà di sangue si evolve in quello, assai più mobile e aperto, della gentilezza e virtù individuale, e prendono rilievo, diventando consapevoli della loro forza, i valori effettivi che, nel seno delle singole comunità, operano, al di fuori e spesso in contrasto con le gerarchie teoricamente riconosciute, l'incessante e sempre più intenso modificarsi dei rapporti di egemonia: intelligenza, astuzia, intraprendenza, potenza di subiti e vasti guadagni. Prevalgono tuttora nella letteratura l'esigenza dottrinale e il fine moralistico, con una netta distinzione e quasi contrapposizione degli elementi contenutistici e formali, della materia sapienzale e della disciplina tecnica e rettorica, che a quella materia si adatta dall'esterno con un processo di adeguazione illustrativa, decorativa od ornamentale, regolato da precisi schemi intellettualistici; ma in quegli schemi si avverte ora il lievito di una sensibilità nuova, più mossa ed articolata, subentra una molteplicità di atteggiamenti e di reazioni individuali; sullo sfondo anonimo e immobile delle idee, dei sentimenti e dei moduli espressivi affiorano singole situazioni drammatiche e liriche, si ergono le prime figure nettamente caratterizzate dei poeti nuovi, e mentre sorge un gusto più accorto, una nuova maniera più intensa di leggere ed assimilare gli esempi della poesia classica, già si elabora per i diversi usi quotidiani una sempre più ricca e varia letteratura di confessione e di intrattenimento, con una crescente autonomia di intendimenti e di funzioni più propriamente estetici, non più asserviti a uno scopo strettamente pedagogico, anzi assai spesso dettati da un impulso schiettamente effettivo o da un proposito vagamente edonistico. E intanto, accanto e quasi in contrasto con la lingua dotta e universale della cultura scolastica, che tende a fissarsi in immobili schemi lessicali e grammaticali, s'accampa lo strumento nuovo degli idiomi volgari e prende a poco a poco coscienza della sua dignità e della sua potenza espressiva. Dante partecipa, anzi è tra i rappresentanti e gli artefici più notevoli, di questo momento della civiltà che conclude il Medioevo e prepara il Rinascimento in lui l'ascetismo religioso e la sapienza teologica vivono accanto alla curiosità dagli umani contrasti e .degli aspetti naturali; l'anelito del trascendente non distrugge né soffoca l'ansiosa considerazione degli eventi politici; li lungo studio dei filosofi scolastici non contrasta con il grande amore della letteratura e della lingua nuova e insieme con l'appassionata ricerca e imitazione dei poeti classici; il proposito didattico e la concezione allegorica della poesia si alleano con una fede ferma a apertamente dichiarata nell'arte, non pure come mezzo e disciplina rettorica, sì anche in quanto valore autonomo di bellezza. In maniera più esatta si potrà affermare che nella personalità dell'Alighieri confluisce, e per così dire si esemplifica, con una consapevolezza vigorosa e drammatica, la crisi degli istituti e delle forme della civiltà medievale; mentre la sua opera rappresenta l'estremo e supremo sforzo per superare quella crisi e restaurare l'equilibrio ormai compromesso. La salda quadratura mentale ed etica e la conseguente esigenza di una concezione armonica e coerente, di una robusta sistemazione teorica dei dati dell'esperienza, anziché indurlo, come avverrà nei suoi immediati successori, ad acquetarsi nell'avvenuta frantumazione e dissoluzione di quegli schemi intellettualistici, porta piuttosto il poeta a riaffermarne con appassionata fede l'insostituibile e perenne validità. Senza respingere e rinnegare nessuno degli elementi vivi, che affiorano nella nuova realtà intellettuale e morale, sociale e politica, del suo tempo, rivolge il suo intento a ricomporli e reinserirli nella complessa unità del sistema; investe quella realtà con tutte le armi del ragionamento e dell'eloquenza, dell'invettiva, della predicazione e della satira, con una fiducia continuamente insidiata, ma che ogni volta risorge più fiera e battagliera, nella possibilità e necessarietà di una sintesi intellettuale, che si proponga come strumento infallibile di giudizio e guida sicura dell'umano operare. In questo contrasto, non sopito, ma dominato da una volontà di certezza, è il momento drammatico sempre presente nella poesia di Dante: la ragione del suo dilatarsi e spaziare in una gamma infinita di sentimenti terrestri, e insieme della rigorosa struttura che si sovrappone a quella materia informe e multiforme e la riassorbe e l'inquadra nell'ordinato flusso di una concezione unitaria, si giustificano e si chiariscono. Sì che anche l'arte, pur sentita come non mai nel suo valore specifico e nella sua potenzialità inesauribile, non si rassegna a rinchiudersi nei cancelli di un lirismo o a sviarsi nei labirinti d'una dilettosa fantasia; non rinnega, anzi accentua, la sua qualità strettamente funzionale e il suo compito in largo senso educativo; fino a proporsi, nella fase estrema della cultura scolastica, quando gli schemi elaborati dai pensatori sembrano ormai incapaci nella loro astrattezza ad aderire alla molteplicità e all'irrequietezza dell'esperienza viva, come un nuovo strumento più agile ed appropriato di esposizione di quella realtà concettuale, con una capacità, a paragone dei trattati e delle «summae», di gran lunga più intensa e più vasta di persuasione, di esortazione e di stimolo, più direttamente efficace ed estesa senza limiti nello spazio e nel tempo.

    Per intendere meglio e più a fondo la genesi di un siffatto atteggiamento mentale, che d'altronde sembra coincidere con l'esigenza fondamentale d'una determinata situazione storica, giova soprattutto ritenere, delle incerte e frammentarie notizie della biografia del poeta e dei dati ben altrimenti certi che si ricavano dalla sua attività letteraria minore, due ordini essenziali di fatti: da una parte, l'impegno vitale, sempre aderente a un bisogno intimo e in nessun punto dilettantesco che egli porta nell'assimilazione della materia intellettuale e pratica che. gli offre la realtà circostante e in cui si costituisce e si matura la sua personalità di uomo e di scrittore; dall'altra, l'esilio, che segna uria svolta fondamentale della sua esistenza e accelera il ritmo di quella maturazione interiore, concentrandone e indirizzandone tutti gli sparsi elementi di dottrina e di passione, di cultura e di gusto, in uno scopo unico, coerente e consapevole. E quell'impegno sarà da riconoscere anzitutto nella sua esperienza più in stretto senso « letteraria », dalla Vita Nova al lungo e vario e apparentemente contraddittorio esercizio delle Rime, dove la disciplina formale e rettorica (che si elabora a contatto con i frutti più vitali e i moduli più raffinati del gusto contemporaneo dal provenzalismo un po' esteriore dei guittoniani alla fertilità inventiva e tecnica del « trobar clus » di Arnaldo, dall'alto psicologismo dello «stil novo» al rigore della lirica allegorica e dottrinale, dall'arguzia cittadinesca della tenzone con Forese all'eloquenza della canzone morale e politica e il parallelo svolgersi di una vicenda personale (amori, meditazioni, patimenti, rancori coincidono in ogni punto, in un costante allargamento della sensibilità e dei mezzi artistici chiamati ad esprimerla; cosicché in nessun momento l'esercizio formale è fine a se stesso e dovunque si risolve in un acquisto di umanità, e inversamente ogni modificazione e guadagno di esperienza intellettuale e pratica si determina in una accresciuta potenzialità di risorse strumentali, destinate tutte ad esser puntualmente usufruite nella superba articolatissima orchestrazione stilistica del poema maggiore. Per tale via la storia dell'amore di Beatrice e i temi del traviamento e della conversione già trasfigurati nella « letteratura » giovanile a rappresentare la parabola di una vicenda esemplare, già fin d'allora « impegnati » dal modo con cui lo scrittore aderisce con non comune serietà ai moduli di uno stile e di una scuola, potranno nella Commedia assurgere ad un'altissima significazione simbolica; e nel linguaggio del poema potremo ritrovare l'uno accanto all'altro, volta per volta ricondotti alla loro precisa possibilità funzionale, il lirismo della canzone della lode e l'appassionato fervore di quella delle tre donne, le rime aspre delle poesie per la donnapietra, la robusta struttura sillogistica di quelle dottrinali e la collerica violenza della canzone contro l'avarizia, l'incisivo realismo satirico della tenzone con Forese e perfino certi toni colloquiali e quasi scherzosi di alcuni sonetti e ballate minori. Ancora, in altro modo e forse più essenziale, l'impegno di Dante dovrà esser sottolineato, nella fase più matura della sua esperienza, nella disposizione con cui egli assimila e rielabora i risultati maggiori del pensiero e dell'erudizione scolastica, non mai con lo spirito di chi si appaga di speculare astrattamente, sì sempre con l'animo di chi vuole applicare il sapere acquisito a una concreta esperienza di vita e si propone di penetrare più addentro nel giudizio di una situazione storica, di un complesso determinato di problemi, inquadrandoli e riportandoli agli schemi comprensivi di una visione generale della realtà. Se già nel Convivio la scienza, pur chiusa nel suo medievale paludamento e appesantita dal metodo rigidamente sillogistico dell'argomentazione, appare, nel fine almeno, ansiosa di concretezza e permeata di passione; e il tono del discorso prende significato dal pubblico a cui si rivolge (che non è più quello dei dotti e dei chierici, sì di coloro cui le brighe politiche e la vita pubblica han tenuto lontani dalle scuole), e dalla qualità dell'autore (che non è, egli stesso, un dotto professionale, bensì, come orgogliosamente si proclama, un autodidatta); donde i modi espansivi e accalorati dell'esposizione, che di continuo trascendono il rigore dello stretto linguaggio scolastico; nei trattati latini poi la scienza, delle cui conclusioni fondamentali e del cui metodo lo scrittore ha acquisito ormai un possesso più pieno e disinvolto, appare tutta applicata alla soluzione di problemi che hanno un sapore di forte attualità: nel De vulgari Eloquentia, la teorica dell'esperienza lirica in lingua volgare, teorica che a sua volta si risolve di continuo in giudizio storico e in critica militante; nella Monarchia, la dottrina dei due poteri e l'affermazione dell'autonomia terrena dell'Impero, intese a sciogliere le contraddizioni e a placare le sofferenze di una cronaca tormentata e torbida, venendo incontro a un'ansia diffusa di giustizia, di ordine e di pace. Qui appunto, dove a tratti la passione dell'uomo rompe in concitati lamenti il piano tessuto del dettato scolastico (« O genus humanum, quantis procellis atque iacturis quantisque naufragiis agitari te necesse est, dum, belua multorum capitum factum, in diversa conaris! »), si può cogliere il momento virtuale del trapasso dal ragionamento al mito, la radice prima di un messaggio poetico, in cui la robusta intelaiatura speculativa risolve ogni residuo di astrattezza porgendosi come strumento e guida al giudizio pratico e al concreto operare.
     

     
         
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    Letteratura italiana 2002 - Luigi De Bellis