IL PETRARCHISMO

  • GASPARA STAMPA
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    Autore: Walter Binni Tratto da: Critici e poeti dal Cinquecento al Novecento


         

    La poesia del «Canzoniere» stampesco nasce dalle condizioni di una società raffinata e libera, in cui la «musica» e cantante Gasparina conduce le sue esperienze amorose e la sua attività artistica con molta maggiore libertà e dominio sentimentale e letterario di quanto si soleva immaginare per la eroina del romanzo passionale romantico.
    Si riduca subito l'alone romantico e drammatico, si riduca l'eco profonda di una passione unica e travolgente, si noti il tono generale di una vita libera ed amorosa, ma soprattutto non si neghi il carattere anche di convenzione socievole e letteraria, entro cui si svolge la tenue vicenda amorosa e si affermano gli accenti più genuini della poesia della Stampa.
    Anzitutto tenue vicenda, tenue disegno romanzesco intorno a pochi momenti biografici essenziali: una prima fase gioiosa dell'amore, un soggiorno del « conte » in Francia, un ritorno, il definitivo abbandono, e subito il nuovo amore per Bartolomeo Zen, poi il pentimento. Dire diario, come dice il Croce, indica il legame occasionale delle poesie, ma io non credo tanto a questa aderenza immediata diaristica quanto alla generale verità di vicende riordinate secondo schemi canzonieristici già noti e con libertà di collocamento dei singoli componimenti, senza un ordine cronologico veristico né con ferreo ordine di romanzo d'amore. Ciò non toglie che alcune di queste poesie possano rappresentare uno sfogo più immediato di momenti sentimentali, ma in generale questo tono di immediatezza e di diario appare assai voluto e letterario in una larga parte di sonetti, mentre quelli più vicini ad una cronaca immediata non sempre vengono perciò a raggiungere la migliore purezza lirica della Stampa.

    Ed ecco indicati i confini della poesia della Stampa, spesso più convenzionale di quanto si creda, e spesso, viceversa, troppo facilmente risolta in espressioni affrettate: il punto di equilibrio, di originalità artistica, si ha quando su di una linea letteraria poco profonda, ma chiara e ben posseduta (quella di una apparente drammaticità « piacevole » e cantabile), la ispirazione amorosa della Stampa sincera, ma non drammatica, si costruisce poeticamente in movimenti agili ed elastici, canori e aggraziati, non violenti e mai privi di una tenerezza sensibile che può farsi sorridente anche nel momento in cui enuncia i suoi crucci e le sue ansie. E si guardi bene che ciò non è una diminuzione, ma una precisazione della natura della poesia stampesca, inutilmente portata ai toni di Saffo e viva davvero nella sua genuinità poco profonda, nella sua ricerca poetica bene indirizzata ed abile; direi quasi un tono di improvvisazione riconquistata attraverso un'elaborazione adeguata ad un canto poco profondo, ma splendido di grazia sensibile, di movimenti slanciati e liberi, di un disegno ben concluso e senza sforzo apparente, senza violenza e senza echi troppo fondi.

    La tesi dell'amore unico e fatale si accompagnò di solito con quella della poetessa inconsapevole e magari « malgrado se stessa », del semplice diario d'amore, del romanzo senza preoccupazione di stile.

    La verità è che la mancanza di profonda elaborazione artistica coincide con limiti di fantasia sincera e poco profonda, ma che nei limiti della sua potenza e della sua intenzione (notevole coscienza e quasi « furberia » ed abilità non mancarono alla Stampa), la poetessa veneta si preoccupò dello stile - come si può vedere da moltissimi sonetti in cui lamenta l'inadeguatezza della sua arte al suo soggetto o si fa « pusilla » con una certa leziosità di donna debole e sentimentale che nella sua insistenza ci rivela una chiara preoccupazione letteraria - e d'altra parte va ricordato che accanto al canzoniere per Collaltino, alle rime per lo Zen e a quelle di pentimento, ci riMangono numerose rime di occasione per diversi letterati e signori del tempo che testimoniano la vita di relazione illustre e letteraria della « virtuosa di canto » e poetessa mentre dimostrano la sua attività letteraria non dovuta solamente all'urgenza del suo animo innamorato: anche se è nelle altre poesie del Canzoniere e non in queste, deboli, convenzionali ed esteriormente petrarchistiche che la Stampa ottiene i suoi risultati più veri e più impegnativi.

    Ed anche a proposito del petrarchismo, bisogna dire che la interpretazione petrarchistica della Stampa è certamente assai personale, ma che essa può sembrare solo superficialmente una autentica ribellione. In realtà la lettura del canzoniere convince della volontà di adesione al linguaggio ed ai moduli platonico-petrarchistici, ma nell'inclinazione tipica della sua ispirazione, tale adesione si risolve in una utilizzazione melodrammatica, cantabile, «piacevole», tenera, di motivi alti e spirituali che essa non riesce ad adeguare e ad esprimere originalmente quando tenta la via della « gravità », della solennità decorosa e monumentale alla Colonna o la drammaticità impetuosa di un Tarsia o la meditativa composizione musicale di un Della Casa.

    È questo il punto che va chiarito e che è fondamentale per una valutazione non arbitraria della Stampa: non Saffo novella e non semplice improvvisatrice e diarista, ma poetessa di tenue e sincera sostanza Poetica, di autentica ed esile ispirazione, la cui natura femminea e sentimentale si piega ad una omogenea ricerca di tenero canto aggraziato, di toni piacevolmente melodrammatici. Nella sua limitata perizia letteraria (non dunque superamento del petrarchismo in fiammeggiante genialità passionale) - limitata, ma consapevole ed abile - la Stampa sa volgere la sua forza espressiva verso risultati di « piacevolezza » in senso cinquecentesco, ritrovati dentro una trama « piacevole » di romanzo d'amore, a base poco complessa e più facilmente risolta in esiti di canto nella naturale via della sua ispirazione. Le sue rime son veramente, come dice al sonetto XVI, « scritte e cantate » e la mèta del canto è davvero la meta più genuina della sua poesia. Ed è perciò che anche la sua condizione di « virtuosa di canto e musica » sembra perfettamente corrispondente alla direzione essenziale della sua poesia melodiosa e poco approfondita, non priva mai di un'eco cantabile e quasi della lontana suggestione di una dizione accompagnata dall'arpa.
     


         
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    Letteratura italiana 2002 - Luigi De Bellis