L'Italia ha conosciuto,
apprezzato ed amato quella poesia. Salimbene non trascurava, nella sua
opera, di trascrivere alcuni dei carmi più noti, con l'evidente intenzione
di conservarli e di tramandarli; mastri e goliardi la facevano conoscere
durante la loro residenza nei centri di cultura italiani; i nostri piú
antichi giocosi ne ereditavano gli spiriti. E in costoro, come nei
provenzali, nei francesi e negli spagnoli, c'è serietà letteraria, impegno
culturale, vigile coscienza stilistica. Essi raccolgono consapevolmente la
poetica medioevale nella loro preparazione retorica e scolastica. Ed
insieme ai vecchi motivi antiuxorii, misogini ecc., attinti nella
congeniale scelta dello stile mezzano e con la loro particolare esperienza
di vita e di cultura, amano far propri i nuovi, la donna la taverna e il
dado, la povertà, l'onnipotenza del denaro. Ereditano il gusto della frase
forte, l'atteggiamento volutamente empio ed irriverente, lo spirito
beffardo ed allegro. E verso l'allegria sono tese le forze di tutti i
poeti giocosi, verso un mondo sensuoso e materiale, nella ricerca di motti
arguti, di burle, di facezie anche assai ardite quando non grossolane;
essi amano ciò ch'è originale, eccentrico, sgargiante; osservano
argutamente uomini e cose che li circondano, e scivolano perciò nella
caricatura e nella parodia, contenti d'aver saputo cogliere e sottolineare
burlescamente un particolare elemento fisico o un qualche atteggiamento
interiore riguardante l'individuo, il costume, la letteratura. La loro
poesia non è popolaresca, ma regolata da retorica secondo la tradizione
scolastica dello stile mezzano e infimo, e perciò. è il risultato della
stessa problematica stilistica della poesia di stile alto, in concorrenza,
in antitesi, talvolta in convivenza con questa, come convivevano i diversi
stili nell'ambito delle Artes. Il «comico» ed il « tragico » rispondono ad
esigenze diverse dello spirito e letterariamente sono ugualmente nobili e
degni di studio. E dunque, l'una e l'altra poesia, la « comica » e la «
tragica », possono essere assunte a documento biografico solo nel senso di
un fondamentale e congeniale avvio. Una serietà umana è indubbiamente
anche nei poeti giocosi, nella cosciente responsabilità della loro scelta
letteraria, che e insieme la scelta di una visione del mondo; nel loro
desiderio di penetrare taluni aspetti della vita per poter immaginosamente
metterli in rilievo; nella volontà di inserirsi in una suggestiva
tradizione. E tutto ciò riscatta, non solo letterariamente, ma anche
moralmente ogni loro apparentemente empio e blasfematorio atteggiamento.
Nell'ambito della loro educazione scolastica dov'esser valutato il loro
lessico plebeo, realistico, ardito, vario; le loro immagini sempre tratte
dalla vita d'ogni giorno; la loro predilezione per i proverbi e per
l'andamento sentenzioso e gnomico; nel panorama di una culturale medietas,
che essi sentono unitaria e comune a tutta l'Europa romanza, la loro res
poetica; alla luce del loro atteggiamento spirituale e letterario la loro
insofferenza verso ciò che è astratto, trascendente, metafisico ed il loro
amore al concreto, al terreno, all'individuale. I giocosi avvertono il
peso e soffrono la suggestione di tutto un passato : vi si conformano ed
insieme reagiscono, ciascuno secondo i
propri modi e secondo le proprie interiori ricchezze e possibilità. Di qui
la loro individua personalità e talvolta anche la loro poesia. E per non
cedere a valutazioni di tipo romantico, attribuendo agli antichi la nostra
anima e problemi affatto moderni; insomma, per fare vera opera di storico
nell'illuminare come veramente siano andate le cose, sarà necessario
ricordare sempre che, se l'amor cortese è un'idealizzazione letteraria,
non lo è meno l'amor profano, e che l'importanza di Rustico e di Cecco sta
soprattutto nell'aver donato ad una nascente letteratura i toni giocosi,
adattando al lessico, alla sintassi, allo stile della nuova lingua
letteraria la preparazione che a loro derivava appunto dalla cultura,
dalla tradizione, dalla scuola.
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