LETTERATURA ITALIANA: IL CINQUECENTO

 

Luigi De Bellis

 


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Il Cinquecento

Ludovico Ariosto
Niccolò Macchiavelli Francesco Guicciardini Torquato Tasso Rapporto Macchiavelli/Guicciardini

Il Cinquecento

 
Il Cinquecento

Ludovico Ariosto: le opere minori

Le liriche sono in latino ("Carmina") e in italiano ("Rime") e non hanno altro valore che di indicare quale fu il tirocinio artistico del Poeta. Quelle in volgare risentono anch'esse dell'influenza del Petrarca (nell'ambito della dottrina bembesca), ma i motivi assorbiti sono originalmente trasformati.

Le commedie sono un tentativo di dare all'Italia una commedia originale, naturalmente sull'esempio dei classici (Plauto e Terenzio). Sono cinque:

"La cassaria"(composta dapprima in prosa e rappresentata a Ferrara il 5 marzo 1508, rielaborata e riscritta poi in endecasillabi sdruccioli e così rappresentata il 19 febbraio 1531 a Ferrara. È la prima commedia regolare del teatro italiano. Benché il titolo e la trama ricalchino quelli di alcune commedie di Plauto e Terenzio, La Cassaria, che ha come principale motore dell’azione il servo Volpino, è invenzione originale dell’Ariosto).

"I suppositi" (composta dapprima in prosa e rappresentata a Ferrara il 6 febbraio 1509 e a Roma, davanti a Leone X, il 6 marzo 1519; riscritta poi in endecasillabi sdruccioli fra il 1529 e il 1531. Centro dell’azione, e motivo di tante complicazioni, è lo scambio delle parti fra il padroncino Erostrato e il servo Dulippo allo scopo di conquistare la bella Polinesta. L’espediente dello scambio di persona è desunto dai Captivi di Plauto).

"Il negromante" (in endecasillabi sdruccioli, iniziata nel 1509 e condotta a termine nel 1520, a istanza di Leone X, il quale però non la fece rappresentare. In forma rielaborata, essa fu messa in scena a Ferrara nel carnevale del 1528. Mentre alcuni elementi della trama derivano dalla tradizione classica, altri sono moderni. Tutta moderna è la figura del Negromante, che presenta analogie con un personaggio della Calandria del Bibbiena).

"La Lena" (in endecasillabi sdruccioli, rappresentata per la prima volta a Ferrara, nel carnevale del 1528, replicata l’anno seguente, con l’aggiunta di due scene e un nuovo prologo. Frutto della maturità del poeta, è commedia mossa e vivace, nella quale hanno spicco i personaggi di Lena ruffiana e del servo Corbolo. Mentre alcuni motivi derivano, secondo la consuetudine, dalla tradizione latina, altri sono derivati dalla novellistica volgare, e ad essa (Boccaccio, Decameron, VII, 2) risale anche l’espediente della botte in cui il giovane Flavio, amante di Licinia, si nasconde per non essere colto dal padre di lei).

"Gli studenti" (quest'ultima, rimasta incompiuta, fu condotta a termine dal fratello Gabriele che la pubblicò col titolo di "Scolastica" ). Le prime due commedie seguono negli ambienti e nei personaggi il modello latino, mentre le altre mettono in scena situazioni e personaggi tipici dell'età contemporanea.

Dal punto di vista artistico non hanno un gran valore, neppure le migliori ("Il negromante" e "La Lena"), perché anch'esse peccano di incoerenza psicologica nei personaggi e sono labili e incerte nei motivi: ciò è naturale giacché l'Ariosto ha il temperamento del poeta lirico, non quello di drammatico.

Le Satire sono sette e rappresentano il tentativo di richiamare in vita un genere classico da lungo tempo obliato. Seguono il modello oraziano, dal momento che l'Ariosto non solo ha simpatia letteraria per Orazio, ma ha anche affinità spirituale con questo. E come quelle del Venosino, le satire dell'Ariosto hanno un carattere discorsivo, sono ricche di un'arguzia ilare e vivace, si ispirano di frequente a fatti personali dell'autore, cercano di nascondere in un'apparente trascuratezza la realtà di uno stile meditato ed eletto.

 
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