LETTERATURA ITALIANA: IL CINQUECENTO

 

Luigi De Bellis

 


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Il Cinquecento

Ludovico Ariosto
Niccolò Macchiavelli Francesco Guicciardini Torquato Tasso Rapporto Macchiavelli/Guicciardini

Il Cinquecento

 
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Torquato Tasso: le opere minori

Le "Rime", circa 2000, sono di vario metro e di varia ispirarione. Molte di esse sono dedicate a due donne da lui amate, Lucrezia Bendidio di Padova e Laura Peperara di Mantova, o alle principesse di casa d'Este, e rappresentano l'arte migliore del canzoniere. Altre sono encomiastiche o di argomento religioso.

Il "Torrismondo" e una tragedia si stampo classico che si rifè per l'argomento all' "Edipo re" di Sofocle e per lo stile alle tragedie di Seneca (gusto, dell'orrore). Il Re Torrismondo, in cinque atti e in versi, portata a compimento nel 1587 a Mantova. Vi è ripresa la materia dell'incompiuta tragedia Galealto, re di Norvegia, cui il poeta aveva dato mano al tempo della composizione della Gerusalemme liberata. Non senza scoperte reminiscenze dell'Edipo re di Sofocle e ispirandosi per la descrizione del paesaggio e dei costumi nordici all'opera di Olaus Magnus Historia de gentibus septentrionalibus, tradotta dal latino in italiano nel 1565, il poeta vi tratta dell'incesto che inconsapevolmente Torrismondo, re della Gotia, compie con sua sorella Alvida, creduta figlia del re di Norvegia, e della tragica fine dei due giovani. Divenuto amante di Alvida, sposa promessa del re di Svezia Germondo. Torrismondo però scopre che Alvida è sua sorella e cerca di convincerla ad accettare le nozze con Germondo, ma la donna crede ad un inganno dell'amante che vorrebbe liberarsi di lei e si uccide. Sul suo cadavere si uccide anche Torrismondo, ossessionato dal rimorso. Opera macchinosa e più eloquente che poetica, il Torrismondo trova accenti di commozione lirica in alcuni momenti in cui é cantata l'infelicità del destino umano.

Negli ultimi anni di vita il Tasso si dedico alla composizione di poemetti di argomento sacro, quali il "Monte Oliveto", "Le lacrime di Maria Vergine", "Le lacrime di Cristo" e il "Fondo creato", nel quale, ad imitazione di Dante e di Lucrezio, svolge il racconto biblico della creazione.

I "Dialoghi" sono 27 discorsi di varia filosofia e letteratura scritti fra il 1578 ed il 1595.

"La Gerusalemme conquistata", rifacimento della Gerusalemme liberata cui il Tasso attese negli ultimi anni della sua vita per dare il poema che fosse conforme alle idee estetiche esposte nei Discorsi del poema eroico e ai suoi scrupoli religiosi. Venne pubblicata nel 1593. A parte alcuni sparsi acquisti di poesia, è l'opera di un artista stanco, e la retorica vi prevale sulla poesia: vennero soppressi gli episodi di Olindo e Sofronia, di Erminia fra i pastori, del viaggio alle Isole Fortunate, e il tono generale mutò sia per la ricerca di eloquenza e sonorità nella versificazione, sia per l'ampliarsi delle parti encomiastiche, le minuziose descrizioni dei fatti d'arme, le troppe notizie storiche e geografiche. In difesa del nuovo poema il Tasso compose il lucido scritto critico Del giudizio sovra la sua Gerusalemme da lui medesimo riformata.

La poetica del Tasso è esposta nei "Discorsi dell'arte poetica" (1567-1570) e nei "Discorsi del poema eroico"(1594). In essi il Poeta cerca di conciliare le esigenze della tradizione classica, tanto cara ai letterati del Rinascimento (prima metà del Cinquecento), con quelle della nuova spiritualità religiosa dell'età controriformistica (seconda metà del Cinquecento).

Egli pertanto afferma che la poesia è imitazione della natura, non però in riferimento alla realtà oggettiva ("vero"), sì invece alla interpretazione ideale della realtà ("verisimile"). Quindi deve prendere spunto dalla storia, per dotarsi di una certa autorevolezza, ma deve anche cedere alle esigenze fantastiche del poeta. Inoltre, specie nel genere del poema eroico, la poesia non può privarsi del "meraviglioso",del "sovrannaturale'', elementi tipici dei poemi classici, ma deve sostituire alla mitologia antica, quella pagana, la mitologia moderna, quella cristiana (insomma santi, angeli e demoni, in luogo delle divinità pagane). Inoltre le tre unita aristoteliche di luogo di tempo e di persona vanno conciliate con le esigenze di libertà dei poeti moderni: pertanto, se "uno" deve essere il personaggio centrale dell'opera (Goffredo, per quanto riguarda la "Gerusalemme Liberata"), "una" l'azione principale (la liberazione di Gerusalemme ad opera dei Crociati) ed "uno" il luogo (il campo di battaglia intorno alle mura della città santa), ciò non toglie che da essi possano derivare innumerevoli episodi e personaggi tratti in situazioni, momenti e luoghi diversi.

 
2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it