ANALISI TESTUALE: DINO COMPAGNI

 

Luigi De Bellis

 
 

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CANZONI DEL PREGIO






Dino Compagni elenca una serie di condizioni sociali, accostate semplicemente in base al concetto di pregio che in ciascuna si può realizzare secondo i valori e le funzioni a essa pertinenti. Non emerge quindi dal testo un vero schema di interpretazione dell'organizzazione sociale, poiché non vi è indicato nessun principio regolatore dei rapporti tra i soggetti nominati.
Questi sono, nell'ordine: imperatore, re, baroni, magistrati, cavalieri, donzelli, giuristi, notai, medici, mercanti, artigiani (più precisamente, orefici). Non sappiamo se la canzone sia incompiuta e se manchino (o siano andate perdute) altre stanze in cui fossero prese in considerazione altre categorie. La scelta è comunque significativa. Essa comprende figure in parte rappresentative del mondo aristocratico-feudale, in parte attive invece nell'ambiente (Firenze tra il XIII e il XIV secolo) a cui Compagni apparteneva. Questi, nel disegnare il quadro dell'élite sociale (il concetto di pregio qualifica come degni d'onore tutti i ceti presi in esame), si muove quindi tra le suggestioni della società signorile, conosciuta attraverso la letteratura, il persistente fascino degli istituti cavallereschi, che conservavano la loro importanza anche nel Comune, e i suggerimenti che gli venivano dalla realtà sperimentata di persona.
La società cittadina, nella visione di Compagni, non soppianta quella dei sovrani e dei signori, ma con essa si integra. La città è rappresentata principalmente dalla borghesia professionale e, all'interno di questa, il maggior rilievo è dato agli uomini di legge, presenti in più varianti (rettori, giuristi, notai). L'orefice può essere stato scelto in quanto tipo di artigiano-artista che maneggia e lavora con abilità personale materie preziose. Ma qui ci interessa soprattutto il ritratto del mercante. Già è significativo il fatto che questo mestiere, per lungo tempo considerato ai limiti del lecito, compaia in una lista che si apre con il nome dell'imperatore. Dino Compagni delinea un modello di mercante, socialmente accettabile: che abbia capacità di previsione e tenga fede ai suoi impegni; che abbia decoro e sia fornito dell'istruzione necessaria alla sua professione; che sia osservante della religione e faccia le elemosine dovute; che non eserciti l'usura.
Non sono precetti genericamente moralistici: ciascuno di essi risponde a questioni dibattute, a problemi di comportamento che si ponevano nei fatti.

2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it