ANALISI TESTUALE: BOCCACCIO (DECAMERON)

 

Luigi De Bellis

 
 

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GIORNATA X
NOVELLA 9






Prendiamo in considerazione alcuni elementi che le due novelle hanno in comune.
Notiamo intanto che esse occupano, ciascuna nella sua giornata, una posizione, la nona, in cui spesso Boccaccio colloca testi a cui vuole attribuire uno speciale risalto (la funzione simbolica del numero non è assente nella struttura del Decameron).
I protagonisti hanno connotati sociali simili: entrambi sono ricchissimi (di Guido Cavalcanti lo si dice, riga 19; di Torello lo dimostra il tenore di vita), sono gentiluomini ma non «signori», non appartengono cioè alla aristocrazia feudale ma fanno parte della classe dirigente cittadina.
In entrambe le novelle Boccaccio rappresenta non il presente, ma il passato: un passato assai prossimo (fine XIII - inizio XIV secolo) nel caso di Cavalcanti e alquanto più remoto invece (fine XII - inizio XIII secolo) nel caso di Torello. Questa relativa distanza dalla materia gli permette di idealizzare meglio ambiente e personaggi e, nella storia di Torello, di introdurre il meraviglioso attraverso la figura leggendaria del Saladino.
Notiamo ancora che la stilizzazione dei protagonisti è ottenuta mediante un procedimento di forte selezione operata sulla realtà storica: Boccaccio utilizza la crociata esclusivamente come motivo funzionale alla narrazione (come occasione cioè per giustificare il viaggio del Saladino in Italia, la partenza di Torello, gli impedimenti al suo ritorno, ecc.) e, cosa ancor più significativa, deliberatamente vuole ignorare la conflittualità politica che era altissima nella Firenze della fine del Duecento e che coinvolse direttamente, come sappiamo da altre fonti, sia Cavalcanti sia Betto Brunelleschi. I protagonisti sono dunque sottratti, dall'autore, alle violenze disarmoniche della realtà economica e politica: appaiono esemplari non solo perché sono dotati di alte qualità, ma perché non commettono errori, e sono invece coerenti e padroni di sé nelle situazioni in cui si trovano.
Tra le figure sociali che Boccaccio fa agire nella sua opera sembra dunque ottímale quella del cittadino nel momento in cui questi assume caratteristiche di gentiluomo: ricco, generoso nei consumi e nelle spese improduttive, onorato dai suoi concittadini; un cittadino che emula i signori. Compare infatti in entrambe le novelle il tema della cortesia.
A un comune modello cortese si richiamano in modi diversi Guido Cavalcanti e Betto Brunelleschi: Cavalcanti lo rappresenta nella sua forma più complessa, che nella Firenze del tardo Duecento comprendeva accanto alle tradizionali doti fisiche e del saper vivere anche la competenza filosofica e le abilità intellettuali più sottili; Betto Brunelleschi si muove, nel solco della tradizione, su un piano di divertimento più semplice e spettacolare, divertimento sul quale per altro Boccaccio esprime, per bocca della narratrice Elissa, un giudizio positivo.
In quanto a messer Torello e al Saladino, c'è tra di loro un'esplicita gara di cortesia. Mentre però la cortesia del Saladino si attua in modo meraviglioso, grazie alla magia, la cortesia di Torello ha caratteristiche verosimili: egli pone ogni suo impegno nel profondere beni in onore dell'ospite con la noncuranza e la larghezza che tradizionalmente si attribuivano soltanto ai signori, e non ai privati cittadini, più legati all'ottica «borghese» dell'interesse personale e del risparmio. Proprio questo suo atteggiamento colpisce e stupisce il Saladino: «E quantunque il Saladino e' compagni fossero gran signori e usi di veder grandissime cose, nondimeno si maravigliarono essi molto di questa, e lor pareva delle maggiori, avendo rispetto alla qualità del cavaliere il quale sapevano che era cittadino e non signore».

2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it