LETTERATURA ITALIANA: LA LETTERATURA MINORE

 

Luigi De Bellis

 


 

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LETT. MINORE

 
Marco Praga

Nato a Milano il 20 giugno 1862, morto a Varese il 31 gennaio 1929, figlio del poeta Emilio che fu esponente della Scapigliatura milanese. Non si trova in lui nessun elemento dell'arte e dello spirito paterni. Anzi, egli fu l'opposto, e gli studi fatti, di contabilità e di ragioneria, indicano già il suo orientamento verso la concretezza borghese, che però doveva súbito provocare il suo disagio morale. Ebbe inizi teatrali di poco conto, d'ordine dilettantesco, ma dopo un primo successo con un dramma, in un atto, L'amico (1886), le affermazioni persuasive non mancarono culminando con Le vergini (1889), e con La moglie ideale (1890), rappresentata da Eleonora Duse, che doveva rimanere la più importante e la più vitale delle sue opere. Nella prima delle due commedie citate Praga rappresenta l'ambigua ed elastica verginità di ragazze borghesi, furbe e calcolatrici, pronte al compromesso e attentissime all'apparenza. Nella seconda, per la quale si è fin troppo fatto il nome della famosa Parigina di Henry Becque per alcune situazioni simili contenute nelle due commedie, viene rappresentata la dignità borghese della protagonista, che fra il marito e l'amante si destreggia in difesa della propria tranquillità e del proprio benessere. Praga fece parte del gruppo dei commediografi viventi a Milano, attenti, anche per ragioni critiche e moralistiche, a una certa società borghese che ruotava intorno al mondo della Banca, dell'Affare, dell'Interesse, della Borsa, e lo rappresentavano rifacendosi variamente ai modelli del naturalismo francese: Giacosa, Rovetta, Traversi, per citare i più noti, escludendo l'importante Carlo Bertolazzi che operava realisticamente ma in ben diversa direzione. Il lavoro di Praga, che comprende romanzi e racconti di non gran valore (La biondina, Storie di palcoscenico, Anime a nudo), proseguì con Alleluja (1892), Il bell'Apollo (1893), L'Ondina (1903), La crisi (1904), La porta chiusa (1913). Questi i titoli delle sue commedie più significative, per le quali riferirsi alle leggi del naturalismo è soltanto un'indicazione approssimativa, riuscendo forse più esatto parlare di realismo borghese, moralisticamente attento al mondo e ai limiti che appunto si chiamano borghesi, visti nella loro crisi, scontrati in episodi veri e senza fantasia, nel bisogno di esprimere la presenza impossibile della dignità. Il moralismo di Praga non andava oltre, non si ricreava una possibile dimensione di vita, non era vasto, era sordo e onesto, fermo alle constatazioni espresse senza compromessi e senza autoinganni, privato della difesa dell'immaginazione. Di lui si devono ricordare anche i dieci volumi delle Cronache Teatrali (1919-1928), la sua lunga presidenza della Società degli Autori, e un breve tentativo di capocomicato, con la Stabile Milanese, durante il quale rappresentò Se non così di Luigi Pirandello (1915; la commedia venne poi ribattezzata La ragione degli altri). Lo si ricorda perché fu la prima commedia in più di un atto dello scrittore siciliano che raggiunse il palcoscenico.

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