IL NOVECENTO ITALIANO: EDUARDO DE FILIPPO

 

Luigi De Bellis

 
 
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Eduardo De Filippo ha dedicata tutta la sua vita al teatro: come attore (grandissimo), come capocomico, come regista o come autore. Nato a Napoli nel 1900, figlio d'arte, debutta a sei anni con la sorella Titina; con lei e col fratello Peppino costituisce nel 1930 la compagnia "Teatro umoristico i De Filippo", con la quale valorizza la tradizione teatrale napoletana; da questa trae motivi e temi per le sue prime opere, fra le quali spiega Natale in casa Cupiello (1931). Sciolta la compagnia nel 1944, Eduardo, pur continuando a lavorare come attore e capocomico, intensifica la sua attività di autore, vasta e fortunata. Ci limitiamo a ricordare solo alcuni testi famosi: Napoli milionaria (1945), Filumena Marturano (1945), Le voci di dentro (1948), Gli esami non finiscono mai (1973).
È stato nominato senatore a vita nei 1981; è morto a Roma nel 1984.

Napoli milionaria

Napoli milionaria (1945) è una delle più celebri commedie di Eduardo, e presenta un variopinto ed efficace affresco delle trasformazioni che gli eventi della seconda guerra mondiale (truppe straniere sul territorio nazionale, miseria, mercato nero) hanno determinato nei comportamenti e nei valori.

Anche la famiglia di Gennaro Jovine, tranviere a Napoli; risente di questo clima: la moglie Amalia si dà al mercato nero e ben presto prende dimestichezza coi milioni e con disinvolte operazioni "commerciala"; e i due figli maggiori, Amedeo e Maria Rosaria, non sono da meno. Solo Gennaro resta perplesso ed estraneo di fronte al caos che sta stravolgendo la vita sociale e morale della città: requisito dai tedeschi, egli vive per un certo tempo lontano dalla famiglia ma, quando ritorna, i ricordi della recente esperienza e la realtà di una famiglia completamente trasformata che gli sta dinnanzi lo rendono sempre più estraneo e isolato dalla moglie totalmente presa dai suoi ambigui commerci e dai figli che non hanno tempo per ascoltarlo.

L'occasione per un bilancio critico di questo stravolgimento morale che sta svuotando la sua famiglia e l'intera società è data a Gennaro - e all'autore che se ne serve come portavoce - dalla malattia mortale che colpisce l'ultima sua figlia, la piccola Rituccia. Riportiamo la conclusione della commedia
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2000 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it