FRANZ KAFKA : INTRODUZIONE

 

Luigi De Bellis

 
 
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Il problema Kafka

La posizione di Kafka nella letteratura del Novecento

Appartenente a quel settore della tradizione culturale mitteleuropea che si è sviluppato ai confini dell'impero asburgico tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, Franz Kafka deve essere senza dubbio considerato, lungo la linea tracciata da Flaubert e Dostoevskij e accanto a Proust, Joyce e Mann, come uno dei grandi maestri del romanzo contemporaneo. Anche grazie alla sua opera, infatti, in larga parte incompiuta e pubblicata postuma, la narrativa raggiunge vertici espressivi di una misura che si può certamente dire "classica".

Tuttavia la sua posizione nell'ambito della letteratura di questo secolo appare difficile da definire. Egli non appartiene infatti ad alcuna specifica corrente letteraria. Affine per certi versi all'espressionismo, se ne discosta senz'altro per una maggiore ampiezza di prospettive,- considerato un precursore del surrealismo e del realismo magico (Buzzati ad esempio), non può comunque venire assimilato a questi orientamenti; né paiono esaurienti altre definizioni. E le difficoltà aumentano se dopo una semplice ricognizione storiografico-letteraria si procede a un'analisi più dettagliata dei temi e dei motivi centrali delle sue opere.

Qualsiasi ipotesi critica formulata a proposito dell'universo letterario di Kafka ha finito infatti per ribadirne ogni volta la sostanziale e indiscutibile impenetrabilità. Quanto più quell'universo, sostenuto da un linguaggio di impressionante rigore e pulizia formale, sembra offrirsi nitido e chiaro al lettore, perfettamente comprensibile, tanto più, dietro a una simile veste apparente, ricompare sempre l'effettiva consistenza del mistero. Un mistero alimentato da personaggi spesso ambigui, luoghi tetri e infidi, apparati burocratici anonimi e impersonali, un mistero divenuto nel tempo, col successo dell'opera e il moltiplicarsi, in Germania e fuori, dei suoi presunti epigoni, persino proverbiale: basti pensare al successo del termine "kafkiano", denominatore comune, appunto, di situazioni angosciose, paradossali, inquietanti, un fenomeno che, dunque, ripropone l'estrema complessità di uno scrittore il quale, come pochi altri del Novecento, ha denunciato la situazione di crisi in cui si trova l'uomo moderno, solo e privo di concreti strumenti per interpretare il reale, e ha inteso, con estremo sforzo espressivo, parlare delle cose ultime e riaffermare il supremo bisogno di un rapporto con la verità, la trascendenza, la legge del vivere.

La vita

Nato a Praga il 3 luglio 1883 da uria famiglia della piccola borghesia ebraica da poco trasferitasi nella capitale, Kafka trascorre un'infanzia difficile e tormentata. Figlio primogenito e unico maschio (a lui seguiranno infatti tre femmine), riceve una solida educazione borghese, improntata a quell'etica del guadagno e del successo che si rispecchia nella fortunata attività commerciale del padre Hermann. Alla sua personalità forte ed autoritaria, esempio inimitabile e nello stesso tempo nume tutelare e tirannico, lo scrittore tenta di ribellarsi in modo sempre più netto, rivendicando una propria autonomia decisionale nelle scelte esistenziali e artistiche. Certo è che il motivo del conflitto con la figura paterna costituisce il primo, decisivo segnale di quell'evidente distanza dalla realtà, di quella volontaria collocazione ai margini del territorio della vita, dell'amore, dell'arte stessa, che appare fuor di dubbio il tratto fondamentale dell'esistenza di Kafka nonché dell'intera sua produzione letteraria.
Dopo gli anni trascorsi al liceo classico di lingua tedesca, conseguita la maturità nel 1901, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza: decisione sofferta (in un primo tempo aveva optato per chimica e poi per germanistica) e testimonianza evidente di un compromesso con le esigenze di rispettabilità sociale avanzate dal padre. Fondamentale risulta, nel 1902, l'incontro con Max Brod, amico presto inseparabile e in seguito curatore della sua opera postuma, intellettuale ebreo che lo introduce nel mondo letterario ponendolo in contatto con alcune prestigiose riviste. L'esordio narrativo avviene fra il 1904 e il 1905, con quella Descrizione di una battaglia che già presenta alcuni temi centrali della sua opera. Poco tempo dopo viene assunto come impiegato presso le Assicurazioni Generali e successivamente all'Istituto di assicurazione per gli infortuni sul lavoro; inizia dunque una duplice attività che lo accompagna per il resto della vita: di giorno irreprensibile funzionario del settore assicurativo; di notte, dopo un breve riposo pomeridiano, autore di racconti e romanzi. Nel 1907 scrive Preparativi di nozze in campagna, mentre l'anno seguente escono su rivista le otto prose di Meditazione, uno tra i pochi testi pubblicati in vita. Nel frattempo approfondisce la propria conoscenza dell'ebraismo: grazie a Max Brod si avvicina al movimento sionista e in seguito, conosciuto l'attore Isak Lowy, precisa i suoi interessi nei riguardi del chassidismo, corrente .mistica diffusasi a partire dal Settecento nelle comunità dell'Europa orientale. Il rapporto con l'ebraismo e più in genere con la dimensione metafisica costituisce senz'altro uno degli aspetti più dibattuti e controversi dell'opera kafkiana e finisce per ricollegarsi al problema del contrasto con la figura paterna; testimone dell'integrazione ebraica nel mondo occidentale compiutasi col padre, Kafka ne rifiuta le caratteristiche peculiari e i valori dominanti, ma nello stesso tempo percepisce anche il proprio distacco dai canoni più ortodossi della tradizione religiosa, e ciò ribadisce il suo isolamento, la sua concreta mancanza di radici.

L'anno 1912 appare davvero importante; infatti, abbandonando per il momento l'ambito del racconto, Kafka scrive Il fochista, capitolo iniziale del romanzo IL disperso, più noto comunque col titolo di America. Inoltre, nell'estate conosce Felice Bauer, una ragazza berlinese con la quale intreccia una relazione ben presto caratterizzata da dubbi, problemi e indecisioni. In settembre scrive La condanna, dedicato allo scontro generazionale tra padre e figlio, e qualche tempo dopo La metamorfosi, altra e più terribile denuncia della drastica esclusione del protagonista dal proprio nucleo familiare. Nel 1914, oltre ad ultimare il racconto Nella colonia penale, inizia a scrivere Il processo, romanzo più organico di America, ma parimenti incompiuto.
Pubblicato postumo nel 1925, costituirà la base del futuro successo di Kafka. Questo, comunque, è anche il periodo in cui lo scrittore, riavvicinatosi a Felice, tenta di rendersi indipendente dalla famiglia; sul piano artistico, poi, lasciato da parte il romanzo, lavora ai racconti più tardi editi sotto il titolo di Un medico di campagna.

Nell'estate del 1917 Kafka ha un forte sbocco di sangue che preannuncia l'imminente tubercolosi polmonare; se da una parte egli interpreta l'evento come un castigo per la colpa commessa nei confronti del padre e di Felice, dall'altra lo avverte come una sorta di liberazione che può scioglierlo da qualsiasi vincolo mondano. Recatosi in convalescenza a Zúrau presso la sorella Ottla, prosegue nella raccolta di materiale diaristico e scrive gli aforismi poi inseriti nel lascito postumo noto come Gli otto quaderni in ottavo. In dicembre tronca in maniera definitiva il legame con Felice, ritenendolo inconciliabile col bisogno di solitudine imposto dalla scrittura.

Qualche tempo dopo, nel 1919, un fidanzamento con Julie Wohryzeck incontra la ferma opposizione paterna; Kafka si rassegna e tuttavia scrive nel medesimo tempo quella. Lettera al padre nella quale lo dichiara responsabile del proprio fallimento esistenziale. L'anno successivo, l'incontro con la studiosa e traduttrice ceca Milena Jesenska ripropone il problema del rapporto con l'universo femminile: di fronte alla donna che tenta di sottrarlo all'isolamento, Kafka ribadisce le ragioni fondamentali della sua scelta, quella di uno scrittore che proprio nella solitudine intende testimoniare la crisi di identità vissuta anche tragicamente dall'uomo moderno. In tale contesto, a partire dal 1922, Kafka scrive Il castello, anch'esso lasciato poco dopo allo stato di frammento, e i racconti Primo dolore, Un digiunatore e Indagini di un cane. Nel 1923 lo scrittore conosce Dora Dymant, una giovane ragazza ebrea con la quale si stabilisce a Berlino, affrancandosi dalla propria famiglia e vivendo per la prima volta un legame sentimentale in modo sereno e disteso. In questo periodo scrive Una donnina e La tana. Proprio quando sembra aver raggiunto la felicità, e scrive tra l'altro il suo ultimo racconto, Giuseppina la cantante ossia il popolo dei topi, tuttavia, Kafka vede aggravarsi sensibilmente le proprie condizioni di salute; tornato a Praga, viene infine ricoverato in un sanatorio presso Vienna, dove la morte lo coglie il 3 giugno 1924.

I racconti e i romanzi

Il tema costitutivo dell'intera produzione kafkiana va ricercato nel profondo contrasto che si determina fra i protagonisti delle vicende e la realtà circostante. Come accade allo stesso Kafka, per il quale il problema coinvolge la sfera degli affetti familiari, la domanda religiosa, le scelte artistiche, anche i suoi personaggi devono sempre misurare l'effettiva distanza che li separa dalla vita. Incapaci di accettare la realtà, rivendicano inoltre nei suoi riguardi quella condizione di innocenza e di purezza che nasconde invece una grave colpa, la colpa di chi non sa cogliere il flusso della vita.

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