I GRANDI LIBRI DELLA LETTERATURA
MORAVIA: AGOSTINO


 

Luigi De Bellis

 


 

HOME PAGE


CENNI SULL'AUTORE

AGOSTINO

GLI INDIFFERENTI

INVERNO DI MALATO

LA DISUBBIDIENZA








AGOSTINO

Trama

Questo romanzo, o lungo racconto, scritto a Capri nel 1941, fu pubblicato nel '45. Agostino è il racconto della adolescenza di Michele, il ventunenne protagonista de Gli indifferenti, poiché ambedue i personaggi sognano un mondo di pulizia e di innocenza, ben diverso da quello in cui si trovano a vivere. Sia Agostino che Michele dunque esprimono la loro impossibilità di adattamento, a causa della loro innata innocenza, ad un mondo sostanzialmente malato. Moravia in questo libro verifica il nesso strettissimo che egli rileva fra Marx e Freud. Infatti i motivi fondamentali del libro sono due e cioè il dramma edipico, vale a dire i rapporti del tredicenne protagonista con la madre, visti soprattutto nella loro chiave psicoanalitica, e la scoperta delle classi sociali: si tratta dunque di una vera e propria iniziazione alla vita, vissuta in modo doloroso e traumatico. Agostino ha perso l'antica innocenza ma non riesce a raggiungere la "condizione virile e serena che aveva sperato , ma solo una condizione infelice, piena di contraddizioni, confusa e sostanzialmente ibrida. Ma il dramma più sottile di Agostino è l'alienazione sociale: egli, incapace di assimilarsi ai compagni del bagno Vespucci, non riesce d'altra parte a ritrovarsi più fra i bravi ragazzi borghesi del bagno Speranza. Il beve racconto è diviso in cinque capitoli: il primo ci mostra una barca, un patino come lo chiama Moravia con termine ormai desueto, in mezzo al mare; sopra il tredicenne Agostino e la sua giovane e bella madre tra i quali c'è una intimità, una chiusura che sono la fonte del godimento e della felicità del ragazzo: ...sentiva che il godimento di quella bellezza del mare e del cielo, egli lo doveva soprattutto all'ambiente di intimità profonda in cui erano immersi i suoi rapporti con sua madre. Non ci fosse stata questa intimità, gli accadeva talvolta di pensare, che sarebbe rimasto di questa bellezza? Ma giunge il trauma: la madre va un giorno in barca con un giovane bruno, lasciando a terra Agostino che perde improvvisamente il suo ruolo di protagonista: lo schiaffo che la madre gli dà per una cattiva risposta segna definitivamente la rottura di quella complice intimità e spinge inesorabilmente Agostino verso l'esterno. Ecco dunque l'incontro doloroso con Berto, Sandro, il Tortima, ragazzi diversi perché figli di poveri, ma per questo più svelti ed adulti. Ma il vero incontro con l'esterno è rappresentato dal Saro, 'che ha sei dita , è scimmia , è batrace : è terribilmente ripugnante. Tuttavia il tentativo di uscita dal proprio chiuso, dal chiuso della propria classe, è, come sempre accade in Moravia, la coscienza di una sconfitta. I ragazzi della banda del Saro non accettano Agostino, né Agostino riesce ad accettare loro. In questo narrato Moravia esemplifica la condizione psicologica dell'intellettuale borghese, sempre minorenne rispetto alla durezza della realtà. Nella ultima parte del racconto, Agostino, che in poche ora ha appreso tutti i segreti del mondo degli adulti, in un desiderio spasmodico di uscire dall'infanzia e da una innocenza che sente di non possedere più, con la complicità del Tortima vuole portare alle conseguenze estreme la sua ribellione, andando in una casa di appuntamenti di cui ha appena appreso l'esistenza. La sua troppo giovane età gli preclude questa esperienza. Egli rimarrà solo, escluso, fuori della casa, e riuscirà a scorgere solo qualche brandello della vita misteriosa che si svolge all'interno di quelle mura. Il ritorno a casa, nella intimità ormai imbarazzante con sua madre che non si è accorta di quali radicali cambiamenti siano intervenuti nella psicologia del ragazzo, è per Agostino oltremodo angoscioso: "La camicia della madre ricordava proprio la veste della donna della villa, stessa trasparenza, stesso pallore della carne indolente e offerta; soltanto che la camicia era spiegazzata e pareva rendere ancora più furtiva e intima quella vista. Così, pensò Agostino, non soltanto l'immagine della donna della villa non si frapponeva come uno schermo tra lui e la madre, ma confermava in qualche modo la femminilità di quest'ultima. Insomma alla conclusione del romanzo Agostino ha perso sua madre, e non è riuscito a sostituirla con l'immagine di una vera donna, cioè non è stato capace di creare un vero ed autentico rapporto con la realtà, così come non ne era stato capace Michele ne 'Gli indifferenti'. 

2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it