Luigi
De Bellis

 


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Stella mattutina

 
 

 

 
 

 

 

 





Ada Negri



STELLA MATTUTINA: Romanzo


Pubblicato nella collana «I Libri azzurri», il romanzo, non suddiviso in capitoli, si presenta come una narrazione continua, interrotta da due storie di donne -Storia di donna Augusta e Storia di donna Teodosia -riportate come esempi della passione favolistica della madre della protagonista. È questo un elemento che collega l'opera della Negri ai modelli della tradizione romanzesca femminile.

La trama si riduce al racconto dell'infanzia e dell'adolescenza della povera Dinin, cresciuta, all'ombra della famiglia di signori per i quali la nonna lavora come portinaia, accanto alla madre vedova e operaia. L'autrice, nella discreta ma manifesta partecipazione alle vicende della protagonista, futura maestra elementare, ne sottolinea le difficoltà sociali e familiari, attenta al tema del riscatto delle classi più povere e della disuguaglianza: «Vi è fra lei e la signora qualcosa d'inconciliabile, che più cresce con il crescere degli anni: inimicizia senza remissione, fra lei e tutti coloro i quali han bisogno di qualcuno che apra loro il cancello quando tornano a casa in carrozza, e non vogliono essere derubati dei fiori che rallegrano gli occhi di tutti». Nell'ambito di una narrazione piuttosto povera di eventi diviene emblematico, verso la fine, l'episodio dell'incidente in fabbrica: qui l'esplosione della rabbia coincide in Dinin con una presa di coscienza della propria condizione e assume i toni vibranti della protesta: «Sedici anni d'officina La vita di un'operaia - di quell'operaia - a chi deve importare? Guadagna abbastanza per non morire di fame, lei e la sua bimba: è contenta: ne ringrazia Iddio; ma non capisce che la derubano? Non c'è nessuno che la difenda?».
Vittoria, la madre di Dinin, precipitata nella miseria dopo la morte del marito, ha dovuto affidare il primogenito maschio alle cure e alla pietà di una famiglia di parenti. Il ragazzo è una delle rare figure maschili di Stella mattutina, dove il mondo degli uomini rimane sostanzialmente estraneo alle vicende della protagonista. Diplomatasi, ella si riappropria di sé attraverso la forza emancipatrice del lavoro e, soprattutto, mediante l'istruzione e l'amore per la cultura: «Sarebbe bastato che la mamma le dicesse: - Io non posso mantenerti agli studi. - E allora il telaio, le tredici ore di fatica, la polvere di lana nello stomaco, le mani sporche, la visita alle tasche: - E non studiare, non sapere; non leggere l'Iliade e la Divina Commedia. Una pecora del gregge. Le sarebbe possibile? No. Sente che in qualche modo si saprebbe liberare». La ragazza vuole liberarsi da un ruolo che ha imparato a conoscere e temere grazie all'intenso rapporto con la madre e al tramandarsi di una comune esperienza femminile, attraverso storie di donne, tutte vittime di amori sfortunati, tutte soggette, povere o ricche, a una qualche tutela, costrette a riconoscersi nell'unica dimensione del sentimento e del sacrificio. Così, è dalla voce «aspra, imperiosa, piena di letizia e di prepotenza» del gallo - immagine questa volta maschile - che la giovane sente cantare «con allegria aggressiva, quasi feroce», la nuova regola a cui la vita la chiama: «Su! Basta dormire! Basta sognare! Su, al lavoro! Scampo non c'è! Lavorare? per essere degna di vivere? Benissimo! Finora ha covato, raccolta: zolla nella notte. La sveglia brutale dei galli fa a strappi il silenzio, ferisce il raccoglimento; ma anch'essa è necessaria; e, perché necessaria, sacra».

Sebbene scritto in terza persona, il romanzo è scopertamente autobiografico ed ebbe straordinario successo per l'immediatezza e la forza evocativa della scrittura, semplice, paratattica, assai prossima alle suggestioni della poesia.

 

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