Luigi
De Bellis

 


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Giuseppe Pontiggia



LA GRANDE SERA: Romanzo


La storia si articola in trenta capitoli numerati e titolati. Un uomo, di cui l'autore nel corso della narrazione non dice mai il nome, scompare improvvisamente: la prima a scoprirlo è Ada, la sua amante che lo attendeva, come ogni giovedì, a casa sua. Preoccupata, telefona al fratello dello scomparso, Mario, critico cinematografico sposato da molti anni, ma in palese crisi esistenziale e coniugale. Mario decide di recarsi dalla moglie del fratello, Giulia, che quella sera ha una lettura di poesia al Teatro Eden.
Giulia «a quarant'anni aveva raggiunto una età "decisiva". Evitava di chiarire la definizione, ma gli altri non avevano difficoltà a crederle. Non facciamo che passare da un'età decisiva a un'altra, finché un attimo decide, questa volta definitivamente, di tutto, Ma nel frattempo, abbiamo continuato a prendere decisioni». Giulia ha rinunciato alle proprie ambizioni letterarie per dedicarsi al marito, ma ha sempre covato un mal celato senso di frustrazione. A quarant'anni ha ripreso a scrivere poesie, il sogno della sua adolescenza, e dopo mille titubanze ha deciso di affrontare il pubblico nei teatri, nelle sale di conferenze, nei caffè e nei circoli. Anche lei non sa niente del marito e consiglia a Mario di telefonare al suo socio in affari, Luca Colleoni.

Mario, insieme con Ada, incontra, a una lezione di ginnastica Za-Zen, Colleoni, il quale li informa che il collega si doveva recare nel pomeriggio dal potente finanziere Terragni «per una lezione di psicologia della domanda». Quella sera il finanziere dà una festa a cui i tre decidono di recarsi per cercare lo scomparso uomo d'affari: anche Terragni conferma di non averlo visto, che è mancato all'appuntamento con lui, ma suggerisce di non allarmarsi e di aspettare fino al giorno successivo.
L'attesa del giorno successivo significa per ciascuno dei personaggi qualcosa di diverso. Terragni, poiché il sonno non arriva, va a cercare sul dizionario il significato della parola «arrivare»: «L'origine delle parole lo affascinava, soprattutto il mistero delle radici, legate ai primi passi dell'uomo, così lontani, ma anche vicini. Il rammarico per il tempo che non vi aveva dedicato era mitigato dal presentimento che non sarebbe mai stato sufficiente». Mario accende il televisore passando da un canale all'altro, senza guardare realmente nulla; si ricorda, però, una conversazione recente con il fratello, durante la quale egli gli aveva confidato il desiderio di lasciare tutto: «Forse era stanco di definire insensata - come fanno quasi tutti, solo per poterla accettare - la propria vita e si era preso improvvisamente una vacanza insensata». Giulia, semplicemente, rinuncia a pensare, perché ormai il rapporto con il marito è per lei «il vuoto». Ada, invece, telefona: al pronto soccorso, agli ospedali, alla polizia e poi a un'amica che cerca di rassicurarla.

Il giorno successivo Mario e Ada scoprono che l'uomo si era recato in banca e che aveva aperto la sua cassetta di sicurezza; dopo si era incontrato con il nipote Andrea.
Andrea, figlio di Mario, ha vissuto un'infanzia e un'adolescenza infelici a causa del rapporto difficile tra i genitori, sempre pronti a sbranarsi a vicenda e a coinvolgerlo nelle loro liti: «Nell'età che viene chiamata evolutiva - come se qualcuna non lo fosse - aveva sognato la fuga: dapprima in uno di quei luoghi da cui si sogna di fuggire, un collegio, un convento, una caserma, poi un'università lontana, poi in un'altra nazione o in un altro continente». Infine, ha incontrato una ragazza, si è innamorato ed è rimasto. L'affettuoso quanto discreto rapporto tra zio e nipote era l'unica, autentica relazione della vita di un uomo che ha scelto di sparire. Dopo tre mesi di ricerche della polizia e di un investigatore privato assoldato da Terragni e Colleoni (insieme con i quali lo scomparso aveva fondato una società finanziaria ai limiti della legalità), si scopre che è fuggito in Sudafrica. Il dottor Zeri, direttore della banca dove l'uomo teneva la sua cassetta di sicurezza, convoca una mattina di settembre Andrea: esiste un mandato dello zio che ne autorizza l'apertura tre mesi dopo la sua scomparsa. Ad Andrea lo zio lascia una grossa somma di denaro perché possa finalmente rendersi indipendente dai genitori. «Quando uscì dalla banca e camminò nel viale sotto la luce delle foglie, Andrea provò una felicità dolorosa. Rivide suo zio che gli diceva una sera, proprio nello stesso viale: "Tu hai bisogno di spazio". E aveva sorriso senza dire niente altro. Camminava tra le piante. Non sapeva se l'avrebbe mai rivisto, ma non era la cosa più importante. La cosa più importante era quella luce, quelle lacrime: la sua presenza lontana, in quella mattina di settembre, solo, con gli altri, in un viale».

La critica ha individuato nel romanzo livelli diversi di lettura, ma l'elemento costante è la funzione del linguaggio che nasconde il mancato rapporto dei personaggi con la realtà della vita. Lo scrittore, tuttavia, nel rapporto tra zio e nipote, allude a una possibilità - sebbene fragile - di comunicazione, che nemmeno la scomparsa del protagonista riesce a spezzare definitivamente. Nel 1989 il romanzo ha ottenuto il premio Strega.

 

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