LETTERATURA ITALIANA: IL QUATTROCENTO

 

Luigi De Bellis

 


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QUATTROCENTO



Il Quattrocento


Luigi Pulci

Luigi Pulci nacque a Firenze nel 1432 da famiglia nobile ma di scarse risorse economiche. Amico intimo di Lorenzo il Magnifico, ne frequentò la casa avendone protezione e sovvenzioni,i n cambio di una fraterna devozione, che non venne meno neppure quando, verso gli ultimi anni di vita, lancio Firenze per passare al servizio di Roberto Sanseverino. Morì a Padova nel 1484.

Non ebbe vasta cultura, ma fu sempre attento e cordiale scrutatore dell'animo umano, assai meno superficiale di quanto potrebbe apparire a chi volesse ridurne la personalità ad uno spirito bizzarro dalle mille trovate scanzonate e stravaganti.

Scorre infatti, tra le pagine della sua opera maggiore, il "Morgante", una vena di umanità limpida, sincera, di quelle che sgorgano spontaneamente, che non sono frutto di una lunga e tormentosa macerazione-dialettica, ma dell'intinto e basta e che, perciò, non hanno l' impegno eroico di combattere una battaglia, di onorare un vessillo, di affrontare un martirio, ma semplicemente il desiderio di discorrere con gli uomini delle cose degli uomini, con simpatia, qualche risata non maligna, qualche momento di malinconia senza dramma.

Essendo tale la disposizione del Pulci, il tono del suo libro non poteva che essere sostanzialmente comico, tinteggiato qua e là di note commosse e pensose.

Il "Morgante", che fu composto su suggerimento di Lucrezia Tornabuoni, madre del Magnifico, a partire dal 1460, è certamente un'opera geniale, ma frammentaria. Esso non nacque dalla sollecitazione di una profonda ispirazione né ebbe mai un disegno organico nella mente dell' autore. Fu anzi iniziato di malavoglia dal Pulci che, per i primi canti, si limitò a seguire pedissequamente, ma vivacizzandola ed adeguandola al suo temperamento, la materia di un rozzo cantare popolaresco dello stesso secolo, l' "Orlando". In seguito il Poeta si andò sempre più affezionando a quella materia e ne sviluppò la trama in maniera più libera, in tono più spiccatamente originale, insomma con una personale e più autentica partecipazione.

Nel 1470 il Pulci diede alle stampe i primi 23 canti dell'opera, che, completa degli ultimi 5, uscì a Firenze nel 1483. Il poema eroicomico narra le avventura del paladino Orlando, dopo che questi ha abbandonato il suo signore, il re Carlo Magno, che lo ha in sospetto per le calunnie di Gano di Maganza. Nel suo girovagare, Orlando giunge ad un convento assediato da tre giganti. Ne uccide due e converte al cristianesimo il terzo, Morgante, che gli sarà poi fedele scudiero. Insieme affrontano un'infinità di traversie, aiutati anche da un mezzo gigante, Margutte, che è divenuto amico di Morgante. Gli episodi più divertenti sono proprio quelli che hanno a protagonisti Morgante e Margutte: il primo, grosso come una montagna ed armato di un battaglio di campana, è sempre pronto alla rissa e sconquassa tutto quello che gli capita davanti; il secondo, spergiuro, ladro, miscredente, è specialista nel gabbare il prossimo al solo scopo di divertirsi. I due eroi troveranno una morte singolare: Margutte, che ha sempre fatto ridere gli altri con i suoi scherzi muore per il troppo ridere, avendo visto una scimmia che aveva calzato i suoi stivali; Morgante, che scrollava le torri con una spallata, muore per il morso di un granchiolino.

 
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