LETTERATURA ITALIANA: PROMESSI SPOSI

 

Luigi De Bellis

 


 

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PROMESSI SPOSI






IL DOLORE
a cura autori vari


Il dolore è quindi parte preponderante dei Promessi Sposi. E’ inesatto dire che dal pessimismo dell’Adelchi si passa all’ottimismo del romanzo. Il dolore rimane, ma non è scandalo, non è disperazione. Marco, Adelchi, Ermengarda hanno creduto ciecamente in certi ideali, convinti che la realtà si accordasse con essi. Sconfitti, hanno creduto che vivere senza la realizzazione di quei sogni sia impossibile: meglio la morte. Ma poi sulla tenebra scende la luce, il disordine della vita umana, illuminata dallo Spirito si fa armonia, voluta da Dio: il male non è scandalo, ma è la prova che Dio offre alla nostra virtù per fortificarla, il dolore, necessario, la sconfitta, frequente, è il mezzo stesso della nostra redenzione. Vivere non è aspettare la morte per andare a godere ma è accogliere la legge della condizione umana, fatta di sacrifici, di impegno, di lacrime, di tormento, ma anche di avari sorrisi, di gioie intense e pure che noi conquistiamo pagandole con il dolore. Il cristianesimo di Manzoni - contrariamente a quanto ripetono i critici gramsciani, i Petronio o i Salinari - non invita a fuggire dalla terra al cielo, ma intende la vita come un impegno, una milizia. Adelchi, eroe romantico che piange sul suo sogno infranto è divenuto Fra’ Cristoforo, che - pur cosciente della umana debolezza - esercita la sua forza di bene, nei limiti da Dio concessi.


2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it