Museo Civico

 Molto cospicua la raccolta statuaria romana e greca che si compone di numerosi pezzi: un busto muliebre di delicata fattura, alcune teste ritenute di imperatori, ma probabilmente riferibili a magistrati locali, di statue di togati, di volti di divinità, Giove ed Ercole, teste di erme, alcuni torsi di epoca ellenistica, un trapezoforo posto all'angolo delle vie, ed in più una figura di divinità, il "Genius loci lucerinus", con la cornucopia simbolo della fertilità e dell'abbondanza. E si passa quindi nella sala delle ceramiche che sono divise per stile e per epoche nelle varie bacheche: alcune dello stile di Egnazia, altri di tipo canosino, altre di stile apulo. Un cenno particorare meritano i manufatti dell'età del bronzo ritrovati  sul monte Albano, di impasto grossolano e alcuni frammenti del II millennio che provano la presenza di abitanti a Lucera in epoca antichissima e con elevato grado di civiltà. La sezione delle ceramiche si arricchisce di altri documenti fittili locali, come preziose ed originali antefisse di templi e di edifici pubblici (alcune del IV secolo avanti Cristo e via via fino ad epoche più recenti), cosi come lucerne, ninnoli, pesi.  Molto interessanti le rappresentazioni simboliche delle antefisse con folletti, personaggi mitici, elementi geometrici e floreali. Nella stessa sala è un capitello di stile composito dalle ricchissime figurazioni proveniente probabilmente da un monumento sepolcrale. Prima di passare alla sezione medioevale resta da notare il vasto superbo pavimento musivo del I secolo, che si ammira per la varietà delle figure: animali e mostri marini, fiori, piante, decorazioni di fantasia e per la vivacità dei colori non adombrata dagli spostamenti effettuati per il recupero.  Al centro della sala campeggia quella statua della Venere marina, che ammirata da Giuseppe Fiorelli - l'archeologo lucerino cui si intitola il Museo - si presenta nella sua nudità pudica con una grazia e un'armonia di linee e dimensioni singolare. La sezione medioevale, divisa in
quella di cultura araba e di cultura angioina, riveste un particolare interesse. In queste ceramiche policrome, nei preziosi filtri, nei vetri, nei ninnoli doro, nelle patere con invocazioni tratte dal Corano, nelle stoviglie comuni, è profusa una sensibilità, artistica e culturale veramente notevole ed unica nella nostra regione. Ogni pezzo richiama un particolare influsso artistico e attraverso di esso si può ricostruire I'evoluzione di un gusto e di una tecnica che importata dall?Oriente si è, nei secoli successivi affermata in altre regioni italiane. Pure di epoca sveva sono un capitello di

 

 

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