Ho intervistato mia nonna materna di nome Augusta, nata il 21 novembre 1926. In quel periodo viveva a Serrone, un paese in provincia di Frosinone.

        “Ricordo che, nei tempi della mia adolescenza, la strada era sterrata, polverosa, senza asfalto. La piazza era misera e senza panchine, si incontravano pochissime persone.

        Le campagne erano molto coltivate: c’era granoturco, grano, ortaggi, frutta e vite.

        Le case erano squallide, d’inverno era molto freddo; nelle case non c’era più di una stanza e si dormiva in un unico letto, si stava stretti. I muri erano grezzi, senza tinta alle pareti.

        La gente lavorava la campagna e allevava il bestiame.

        Nel mio paese i bambini giocavano con l’altalena, fatta con semplici corde legate agli alberi; con palline, a battimuro, a nascondino, ad acchiapparella, oppure impastavano la terra con l’acqua, si divertivano, inoltre, a fare la polenta.

         Sono andata a scuola fino a nove anni perché dovevo lavorare. Proprio nel periodo della guerra ricordo che scappavamo perché bombardavano, e correvamo ai rifugi. Una volta scampai per poco ad una bomba che scoppiò proprio vicino a me, avevo in braccio mio fratello.

        Ricordo inoltre, un giorno, quando i Tedeschi mi puntarono un fucile addosso perché volevano il mio asino.

        Una volta, negli ultimi giorni di guerra, mia madre mi nascose sotto una coperta, perché i Tedeschi stavano scappando e prendevano con loro gli uomini ed anche le ragazze.

        Devo dire che chi non ha visto la guerra, non ha visto niente!” 

(Testimonianza raccolta da Daila)