Mio nonno ricorda molto bene il periodo del Fascismo.
“In quel periodo avevo otto
anni e abitavo a Mergo, un paese delle Marche. La situazione era critica e si
viveva in povertà.
Le abitazioni, le piazze, le
strade, la periferia e le campagne erano quasi tutte distrutte, a causa dei
bombardamenti.
Gli abitanti del mio paese
erano poveri e poche erano le famiglie che stavano bene economicamente.
Non si trovava lavoro durante
il Fascismo, le uniche industrie esistenti erano quelle belliche.
I bambini, quando potevano,
giocavano con palline, bottoni, sassolini, a carte o
a qualche gioco di gruppo.
Ciò che ricordo meglio di
quel periodo è il corso degli avanguardisti che consisteva in una preparazione
al corso militare. In questo corso ti facevano allenare con marce e ginnastica,
per prepararti alla guerra.
A 18 anni sono stato ammesso
tra i militari e, quasi subito, sono sceso sotto i bombardamenti. Sono stato
mandato a Catania, a Palermo e poi in ritirata, fino a Messina. Ho attraversato
lo stretto di Reggio Calabria e sono arrivato a Napoli. Qui ci hanno fatto i
prigionieri gli Americani e ci hanno portato a Livorno. Lì ho disertato e sono
andato a piedi fino ad Ancona e poi, da lì, finalmente a casa.”
(Testimonianza
raccolta da Alessandro)
Ho
intervistato mia nonna paterna di nome Ernesta, nata il 23 luglio del 1921 a
Magliana, in provincia di Roma.
“Durante il periodo del Fascismo, prima ancora che ci fossero i
bombardamenti, la piazza era molto bella, c’era una chiesa e vicino, un albero
che aveva dei secoli. Le abitazioni erano molto piccole, avevano solo una cucina
con una camera.
Gli abitanti vivevano modestamente ed erano tutti felici perché si
aiutavano a vicenda.
Si lavorava nei campi, si allevavano gli animali e alcuni residenti,
lavoravano nelle industrie vicine.
Mangiavamo la polenta con il sugo, solo durante le feste si mangiava la
carne.
Noi bambini giocavamo a nascondino, a campana, con le bambole e con la
mazzafionda. La scuola la frequentavamo fino alla quinta elementare.
Ricordo che, quando è scoppiata la guerra, tutti si nascondevano nei
rifugi. Durante un bombardamento mi salvai, miracolosamente, dal crollo della
mia casa. Persi tutte le mie cose, compreso un vestito, cucito da mia madre per
le feste, a cui tenevo con tutto il cuore.”
(Testimonianza
raccolta da Denise)
Ho chiesto informazioni sul Fascismo a una
signora di nome Maria, nata a Velletri, nel 1915.
“In quel periodo vivevamo in capanne fatte di paglia. La piazza era
selciata, le strade erano brecciate e la campagna era per lo più incolta,
quindi non fruttava molto.
Molti abitanti erano stati colpiti dalla malaria e da gravi polmoniti,
molti morirono.
I lavori più praticati erano quelli del contadino e degli artigiani.
I bambini, quando potevano, giocavano a moscacieca , a girotondo;
frequentavano la scuola fino alla quinta elementare.
In quel periodo ricordo solo una cosa: la vita era difficile e i bambini
erano costretti a lavorare sin da piccoli. E’ stata dura…”.
(Testimonianza
raccolta da Emanuela)