Il signor Raffaele,
nato il 18 febbraio 1907, mi ha fornito informazioni sulla Seconda guerra
mondiale.
“In quel periodo abitavo a Roma, le case erano molto piccole, senza
riscaldamento, che era riservato solo ai più ricchi, ma comunque molto belle e
in buono stato.
Ogni quartiere possedeva la sua piazza ben curata; ma con l’inizio
della guerra, queste divennero “orti di guerra”; erano pezzi di terra che
tutti gli abitanti del quartiere coltivavano.
Tutti i cancelli dei giardini furono tolti e utilizzati per fabbricare le
armi.
Le strade erano asfaltate ed erano sempre molto pulite.
Le periferie non erano come quelle di adesso, ma erano molto belle.
Iniziarono a rovinarsi quando, con l’arrivo dei reduci di guerra, crebbe il
bisogno di abitazioni e si iniziò a costruire alti palazzi.
Le campagne erano tutte coltivate e vi erano molte fattorie con animali.
Le famiglie, durante la guerra, vivevano senza la figura maschile e le
donne dovevano lavorare per mantenere i propri figli.
Si viveva in povertà, solo le famiglie dei gerarchi vivevano nel
benessere.
Il cibo veniva distribuito tramite una tessera che decideva la quantità
dei beni di prima necessità, come per esempio il pane, che ogni famiglia poteva
prendere, pagandolo.
Come lavori si praticava l’agricoltura, l’allevamento e vi erano
molti muratori per la costruzione delle case. Durante la guerra nessuno poteva
cambiare la propria qualifica lavorativa.
I bambini giocavano nei giardini con la palla, con le bambole, a corda, a
“nizza” (un gioco che si svolgeva con un piccolo bastoncino appuntito e con
un altro bastone con cui si colpiva il primo bastoncino), a campana, a palla
prigioniera, a nascondino e ad acchiapparella.
Sono andato a scuola fino alla quinta elementare, come tanti altri
bambini; infatti solo i più ricchi continuavano gli studi.
L’avvenimento che ricordo maggiormente è l’entrata a Roma degli Alleati,
accolti con tanto entusiasmo”.
Un altro avvenimento mi è stato raccontato dalla figlia
dell’intervistato.
“Mia madre e una sua amica, un giorno, andarono a cercare legna (per
cucinare e per riscaldarsi) in un campo tedesco che era stato smantellato.
Queste furono sorprese da un ufficiale tedesco. Gli fecero capire, un
po’ a gesti, un po’ a parole, che erano di origine tedesca (cosa del tutto
vera) e per questo le lasciò andare, anzi, l’ufficiale ordinò ad un soldato
di portare della legna alla casa delle signore”.
E’ ancora forte, nell’intervistata, il ricordo della fame e del
freddo patiti.
La figlia mi ha, inoltre, raccontato che la madre ricavava gli indumenti,
dalle coperte militari che venivano tinte. C’era una grande collaborazione tra
tutti gli inquilini del condominio.
(Testimonianza raccolta da Federica)