Sono
andata a trovare una signora di nome Angelina, nata il 19 gennaio 1915, ed è
stata molto disponibile a parlarmi della Seconda guerra mondiale. Ascoltiamo il
suo racconto…
“Dopo il bombardamento, la casa e i mobili nuovi che mi avevano
regalato per il matrimonio, erano stati distrutti dalla guerra e bruciati dalla
gente, per riscaldarsi. Le tazzine di porcellana erano andate distrutte.
Prima della guerra, Lanuvio era piena di vigneti e orti, ma quando iniziò
il conflitto, i carri armati distrussero tutto.
Vivevamo quasi tutti nelle grotte, io mi ero nascosta in una grotta alla
Maddalena; alcuni amici avevano scavato un fosso, sotto un carro armato
abbandonato, lì c’era l’entrata alla grotta.
In quel periodo ho sofferto la fame, come la maggior parte della
popolazione, se non ci fosse stata la tessera, non avrei avuto nemmeno il pane
per mangiare.
Durante la guerra, non lavorava nessuno; solo quando terminò, la gente
ricominciò ad andare per i campi.
Prima della guerra i bambini giocavano contenti, a corda, ad
acchiapparella, a bottone (si staccavano i bottoni delle federe e si giocava a
tirarli il più lontano possibile), a mazza e pirolo.
A quel tempo si andava a scuola fino alla quinta elementare, ma io ho
finito la scuola a sette anni.
Ricordo che, quando bombardavano, le cannonate sparate dal mare
arrivavano fino a dove, oggi, c’è la scuola elementare “M.Colonna”.
Lo sbarco di Anzio l’ ho visto, addirittura dal fosso, perché dalla
grotta non si poteva uscire.
Il cibo non si trovava facilmente e quel poco che c’era, ci veniva
rubato dai Tedeschi. Il loro comando era sulla Colonia.
Era il periodo dell’armistizio, mio cugino Marcello era in licenza,
doveva andare al Colosseo dal comandante; aveva molta paura di incontrare i
Tedeschi che tentavano di scappare e per paura, uccidevano chiunque
incontrassero sulla loro strada.
Avevo tre fratelli, quello più grande
litigò con alcuni Tedeschi perché gli avevano preso del vino. Fu
picchiato a sangue e costretto a fuggire.
Da Lanuvio sono andata, a piedi, fino a Roma. Con mia sorella ci
rifugiammo da alcuni parenti. Ogni mattina, affacciandomi alla finestra, vedevo
passare militari feriti catturati dai Tedeschi”
(Testimonianza
raccolta da Giordana)