Mio nonno Arduino, abitava a Cecchina ed è nato il 12 marzo del 1924.

“Le abitazioni, durante il periodo della guerra, non erano ben fornite: non c’erano né bagni, né acqua potabile. L’acqua veniva presa dai pozzi e gli abitanti, anche se di malavoglia, la dovevano bere perché altrimenti morivano di sete.

        Gli abitanti non si lavavano molto spesso e le poche volte che si lavavano lo facevano male, perché l’acqua era sporca; così invece di lavarsi si sporcavano più di quello che erano prima.

        Le abitazioni erano tutte diroccate e  non c’erano né elettrodomestici , né energia elettrica, perciò si viveva male. Inoltre la luce si faceva mettendo, nel fondo delle lampade, il petrolio che poi veniva acceso con il fuoco. Queste lampade rimanevano accese finché non venivano spente con l’acqua; questo però era pericoloso perché, essendoci il petrolio, poteva uscire una fiammata e qualcuno avrebbe potuto bruciarsi.

        Nelle piazze, anche se c’era la guerra, facevano il mercatino della frutta, dei tessuti e delle scarpe. Le piazze erano distrutte, le strade erano piene di buche e molto strette, perciò solo l’asino senza carro riusciva a passare. Le strade non erano asfaltate tranne che in alcune città come Roma e Ciampino.

        Nella periferia c’erano molti negozi, ma gli mancava la merce. Per mangiare, quindi, bisognava coltivare la terra e ci voleva una tessera per prendere il cibo di prima necessità.

        Gli abitanti, naturalmente, vivevano male, ma anche essendo in gravi condizioni, erano tutti amici e si prestavano di tutto, persino i soldi, che in quel tempo erano non pochi, ma pochissimi!

        Gli abitanti vivevano in povertà, non solo per la guerra, ma anche perché i lavori erano miseri e solo pochissime persone vivevano discretamente. I lavori che si svolgevano di più erano nel settore dell’agricoltura e del commercio.

        I bambini giocavano con la mazzafionda, con la quale acchiappavano le lucertole e gli uccelli. Le bambine e i bambini meno vivaci, giocavano a correre, a bocce, a battimuro, a corda, a campana e a tanti altri giochi.

        I bambini di quel tempo facevano chilometri per andare a scuola; si frequentava fino alla terza o alla quinta elementare perché non c’erano i soldi per continuare gli studi.

        La cosa che mi è rimasta più impressa è quando, un giorno, mio zio stava litigando con un soldato tedesco e, finito il litigio, mentre se ne stava andando, il soldato si girò gli sparò.

        Un altro ricordo è lo sbarco di Anzio, me ne accorsi da alcuni spari; erano arrivati gli Americani!”

(Testimonianza raccolta da Nico)