I DANNI, GLI ERRORI E I RISCHI

Il primo ormeggio in porto
"Simo, è tutto a posto? Stiamo attenti!" eravamo leggermente tesi, abbiamo fatto due giri dell'intero porto di Portovenere mentre a terra probabilmente si chiedevano che cavolo facevamo e finalmente, con mossa mitica, abbiamo preparato l'ancora! Dopo che il poveraccio da terra si era sbracciato urlando, abbiamo finalmente capito che c'era la trappa, come in tutti i porti degni del nome e l'ancora non serviva. Però la manovra è stata perfetta.

Strambata con una mano di terzaroli
"Carlo! Guarda che il vento è forte, e abbiamo anche una mano di terzaroli, te la senti di strambare tu?". "Ma certo!". "Pronti a strambare? Vai!" STRRRRAP! e la randa si straccia in due come un foglio di carta....però era proprio vecchia e logora, il povero Carlito non c'entra, le ha solo dato il colpo di grazia!

La maniglia del passauomo 
Soprattutto all'inizio ero molto geloso della barca e la curavo in modo maniacale. Per questo i piccoli danni mettevano a dura prova la mia capacità di sopportazione. Uno dei principali rimane la rottura di una delle due maniglie interne che bloccano il passauomo (boccaporto di prua). Un giorno scendendo sotto coperta vedo Chiara con in mano la suddetta maniglia rotta e, con sguardo che implora pietà, mi dice che l'ha appena toccata e si è rotta. Non ho mai indagato se fosse vero, ma visto che aveva resistito 20 anni e che la seconda maniglia resiste tutt'ora in molti si sono chiesti quale sia stata la vera causa della rottura. L'ipotesi che circola più frequentemente tra i marinai di lungo corso (lungi da me ipotizzare se sia vera o falsa!) e che nel cuccettone di prua Chiara e Lorenzo, volendo entrare nel Guinness dei primati, abbiano tentato la posizione a carriola con l'unico risultato della distruzione della maniglia!

Ancoraggio in rada.
"Simo! Comincia a guantare, non filare più!". STRRROCK! "Simo?! Simo?! Che è successo?" E lui con sguardo incredulo, ma sempre tranquillo e con flemma: "Si è tranciata la catena dell'ancora". Semplice! Comunque dopo una perfetta manovra di memorizzazione visiva e su GPS del punto esatto e un ampio giro di meditazione ascetica sul da farsi, il povero Simo ha fatto uno splendido bagno al tramonto con immersione a 5 metri e recupero dell'ancora e dello spezzone di catena.

Lavaggio coperta 
Preso da un raptus totale un pomeriggio decido di uscire con solo due donne: Chiara e Paola. Vento leggro e bel sole caldo, ma di fronte alla Palmaria, piatta totale. Anziché accendere il motore o prendere il sole, mi prende la mia solita folle iperattività: "Laviamo tutta la coperta con spazzolone, detersivo e acqua di mare!!!". E parto a raccogliere secchiate d'acqua e a pulire alacremente. Paola, impietosita, comincia a riempire lei il secchio in mare mentre io pulisco. Dopo un po' anche quella pigrona di Chiara vuole dare il suo contributo e quindi le passo il secchio e mi volto a poppa a pulire...Passano dieci secondi e sento: "Manuel, mi passi il mezzo marinaio?". Istintivamente faccio per prenderlo, ma di colpo, un dubbio mi assale: "Il mezzo marinaio in mezzo al mare? E che ci vuole fare???". Mi volto e vedo i risultati del primo tentativo di Chiara di riempire il secchio in mare: il secchio, con tutta la sua cima, galleggia mollemente a fianco della barca...rischiando di affondare a breve! Inutile dire che il mezzo marinaio è comparso in un nanosecondo e, visto che non c'era vento, abbiamo beccato il secchio senza problemi. Da quel giorno Chiara si dedica ad altre attività fra cui spicca quella di zavorra mobile!

Ancoraggio in solitario
Ai primi di maggio devo andare in porto a Le Grazie, ma sono da solo. Come se non bastasse a Le Grazie si deve dare ancora, il fondale è ingombro di tutto e, per rendere il tutto più facile, quella volta non c'era posto per cui dovevo mettermi in seconda fila. Comunque con un'ottima organizzazione da secchione e grazie al comando del salpancore in pozzetto riesco a fare tutto bene. Alla mattina esco, recupero l'ancora, tutto okay....però sento che il salpancore è un po' sotto sforzo. Arrivato quasi alla fine capisco che l'ancora è incagliata chissà dove! Comincio a stressarmi e parto con la prima soluzione: avvicinarmi all'ancora da tutte le possibili direzioni e andare oltre la verticale cercando di sganciarla con potenza. Nessun risultato: ogni volta strattoni più o meni decisi mi bloccano. Passo alla seconda soluzione, tirare su a più non posso, stando attento a non spaccare tutto! In effetti vedo che la catena sale un po', ma la tensione è pazzesca. Finalmente intravvedo sott'acqua che non ho incocciato il fondo, ma la catena dell'ancora del peschereccio di Le Grazie! Mi ricordo come agire, ma in preda ai dubbi chiedo conferma ad Enrico via cellulare. Alla fine blocco il salpancore in trazione, metto in folle, mi tuffo con una cima e la faccio passare a doppino sulla catena del peschereccio. Risalgo, filo catena, l'ancora si stacca e riesco a salparla a bordo. Il metallo del musone di prua, per lo sforzo rimane profondamente solcato dalla catena e il rullo di plastica su cui scorre la catena, è oggi modellato come le maglie. A parte questo, tutto okay e bisogna dire che il salpancore è una vera potenza, ho corso il rischio che anziché salire l'ancora scendesse la barca intera!

Bagno in panna
"Volete fare il bagno? Okay ci fermiamo in cappa" (o panna come dice "Bolina"). "Marco tuffati prima tu e dimmi com'è!". E lui: "Tutto okay, ma ci muoviamo, non siamo per niente fermi!". E la Ema "Posso andare io?". "Certo, ma appena in acqua voltati e attaccati!". Manco a dirlo: tuffo, riemersione, meditazione di 30 secondi sul senso della vita, leggera bracciata stile Fantozzi in nuoto sincronizzato ed eravamo già lontani 20 metri. Mi innervosisco: "Marco gettale una cima, in fretta!". E Marco estrae una spaghettata di cima al nero di seppia di cui comincia a cercare il capo: aveva voluto adugliarla in modo "personalizzato"! Nuova cima, il Berta si prepara al lancio, io attacco il motore a palla, Marco controlla le vele che fileggiano e con una bella inversione puntiamo sulla Ema, che con un sorriso isterico prima gioisce, poi quando vede la prua puntare diretta verso il suo cranio comincia a preoccuparsi. Lancio della cima ed è a bordo. Da oggi bagno in panna solo con cima a poppa legata a parabordo e con meno vento!

Pesca alla traina
"Finalmente siamo in zona di bassi fondali (Secche della Meloria), al largo di Livorno, zona perfetta per la pesca a traina, dove nuotano succulenti bestioni affamati!" affermo tutto contento. Lancio l'esca e tengo il filo in mano.....il fondale si avvicina. STRINNNG ZING! Ho agganciato un belva di almeno 100 kg, un possente e muscoloso scoglio sottomarino che prima mi blocca l'esca, dopo mi fa penetrare il filo dentro nel dito e da ultimo, meno male, lo spacca (il filo, non il dito). Mai pescare a traina tenendo il filo in mano su bassi fondali!

Scherzi da WC chimico (parte 1)
Siamo in zona Elba e partiamo in un bolinone mitico, con punte di 7 nodi e inclinazione totale! Il WC chimico, vero punto debole della barca, è legato, altrimenti, invidioso che noi siamo in pozzetto, cerca di seguirci. Ovviamente a bordo cade di tutto, ma è normale vista l'inclinazione. Il primo di noi che rientra nota però che in bagno si naviga...sì...c'è acqua.... o meglio un lago di pipì! Dopo una serie di dubbi e imprecazioni si risale alla dura verità: una delle due fotomodelle imbarcate, dopo aver fatto la pipì, non ha richiuso la leva che tappa il WC, risultato: è uscito tutto. Inizia a questo punto un gioco di scaricabarile veramente unico e alla fine, fulgido esempio che rimarrà scritto negli annali della vela, il Berta decide di asciugare lui; si convince anche grazie al fatto che gli offro un paio di guanti di gomma! Finita la dura fatica e caziate le donzelle....scopre un piccolo dettaglio che mi ero dimenticato: i guanti erano bucati! Garantisco però che quelli attuali sono perfetti e super-resistenti!

Il porto di Marina di Cecina
Mi disse un toscano ormeggiato a Le Grazie: "Ma senti, ma guarda, ma non fare la cazzata di andare in uno di quei porti tra Livorno e l'Elba". Me l'ero dimenticato, e aveva ragione! Ad agosto, il Berta con voce seria e professionale, telefona (col suo cellulare, pazzesco!): "Siamo un 8 metri e mezzo, c'è posto per stanotte?" E io: " Digli che peschiamo 1,70!". "Sì, peschiamo 1,70...non c'è problema? Okay!". Ci avviciniamo al canale di entrata e mentre lo percorriamo un pescatore locale fa strani gesti...."State a sinistra, proprio vicino alla riva". Alla fine il canale si allarga, ci sono le barche ormeggiate e mi sposto più al centro....TUMP! Vista la velocità ridotta un morbido ma deciso blocco della barca, abbracciata e trattenuta dal fondale melmoso....seguono volgarità irripetibili da parte mia rivolte alla gente del porto e in particolare all'"ormeggiatore" indiano che arriva con tutta calma e rischia di speronare la barca. Il commento del tipo è: "Datemi una cima che vi trainiamo". Il giorno dopo, un tizio del porto, più serio, mi dice: "Ma lei come ha fatto ad entrare che c'è 1 metro e 40 di fondo?". "Strisciando sul fondo!". E un altro ci dice: "Non l'hanno dragato perché i "verdi" non vogliono.." la stupidità non ha mai limite! L'uscita è anch'essa mitica, tutto l'equipaggio di lato per sbandare la barca e il Berta che informa i pescatori del luogo che sono cortesemente pregati di estrarre la lenza prima che gliela seghiamo noi brutalmente passando ad un millimetro dalla riva.....bestemmie da toscanacci si alzano in zona mentre lasciamo alle spalle per sempre quel melmoso porto.

Scherzi da WC chimico (parte 2)
Fine agosto, Enrico ed io stiamo tornando dalla Capraia. Una traversata per me veramente tragica: siamo partiti alla mattina, un sole che picchia, non un alito di vento, tutto il giorno a motore...alla fine mettiamo il tendalino anche se stiamo navigando, ma il caldo è opprimente, per cui con una bella cima a poppa ci buttiamo a turno per fare il bagno. Finito il bagno Enrico scompare sottocoperta e dopo pochi minuti lo vedo uscire, visibilmente contrariato, va a poppa e mi dice che deve rifare il bagno! Dopo essere risalito, mi informa dello scherzo che gli ha fatto il WC chimico (un noto bastardo, state sempre attenti!). Se si tira con troppa veemenza la leva che apre il foro di scarico e si sta troppo vicini, parte uno schizzo diretto verso la faccia del malcapitato! Povero Enri!

Svuotamento WC a Lavagna
Una delle attività che vede decine di volontari slanciarsi con ardore gridando"Io, io, lo faccio io!" è lo svuotamento della tanica del WC chimico. Siamo a Lavagna di sera e io e Carlo andiamo a svuotare la tanica. Torniamo alla barca e prima di risalire Carlo decide di chiudere la tanica: posa il tappo e gli tira una bella legna per avvitarlo; il tappo gira storto, salta via, rimbalza sulla tanica, sul molo e PLUFF! in acqua. Salto sulla barca alla ricerca di un oggetto per prenderlo e soprattutto della pila. Ma Maria non capisce che intendo una torcia elettrica! Quando illumino l'acqua il tappo sta finendo sotto il pontile...galleggiante. Senza tappo...il WC non serve! A questo punto Carlo decide di sollevare tutti i tombini in zona, lasciandoli ovviamente aperti al buio pesto e rischiando la galera per tentata strage di ignari diportisti. Dopo, decidiamo di passare all'azione: se il tappo è sotto, basta creare una corrente d'acqua che lo faccia uscire dalla parte opposta! E con la canna spariamo il getto in acqua studiando l'andamento delle correnti con Carlo che percorre su e giù 30 metri di banchina. Dopo aver svuotato i serbatoi d'acqua dell'intero paese, 30 minuti di getto a palla, arriva il trionfo: il tappo esce dalla parte opposta e lo becchiamo! Questa volta richiudo io la tanica-cesso!

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Ultimo aggiornamento: 28 gennaio 2001