Dialetti calabresi



I dialetti calabresi sono di tipo siciliano nella parte centro- meridionale della Calabria e di tipo napoletano nell'estrema parte settentrionale. Tale divisione linguistica corrisponde molto approssimativamente alla storica divisione amministrativa delle "Calabrie": Calabria Citeriore (o Calabria latina) e Calabria Ulteriore (o Calabria greca).
I dialetti calabresi sono fra i dialetti italiani che più di altri hanno attirato l'attenzione degli studiosi per le proprie peculiarità e le radici in tempi antichi. L'evidente diversità linguistica nell'ambito della stessa regione, il rapporto tra impronta greca e storia della Calabria, la più o meno precoce latinizzazione ed i "relitti" lessicali di altre lingue, la forte presenza della minoranza arbëreschë, sono oggi argomento di studio e discussione di glottologi e linguisti. Chi voglia infatti paragonare i dialetti italiani della Calabria meridionale con quelli parlati nella Calabria del nord, non può non notare il forte contrasto esistente. Un esempio è la forma del tempo perfetto indicativo (che include passato remoto e passato prossimo italiani), che ha due forme nelle due diverse zone: nel Nord-Calabria è un tempo composto, simile al passato prossimo italiano; nel Sud-Calabria invece, è un tempo semplice che ricorda il passato remoto italiano, da cui il grande errore di chiamare "passato remoto" questo tempo anche in calabrese (in realtà equivale esattamente al perfetto latino, dal quale deriva). Infatti, anche un'azione non remota è espressa col tempo perfetto: .

È comunque un luogo comune non vero (da film) l'idea dei calabresi che usano il passato remoto anche quando parlano in italiano (in questo caso usano normalmente i passati prossimo e remoto).

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Le origini

I dialetti calabresi sono certamente fra degli idiomi più ricchi di influenze linguistiche, dovute alle colonizzazioni, le dominazioni e le incursioni di differenti popoli. Principalmente comunque sono composti dalle lingue classiche: il greco e il latino.

Latino

Il latino rappresenta il substrato fondamentale; infatti è strutturato in maniera e in misura diversa nella Calabria,precisando però che i termini più antichi compaiono per lo più nella Calabria settentrionale, a causa del fatto che nella Calabria meridionale la latinizzazione avvenne in tempi più recenti. Ciò è possibile verificarlo confrontando alcuni termini riportati dal Gerhard Rohlfs.

Calabrese meridionale

Calabrese settentrionale

Italiano

rumàni / domàni

crai

domani

asciatàntu / frammènti

interimme

frattanto

avantèri

nustierzu

ieri l'altro

sbadigghjàri

alare

sbadigliare

capìzza

capistru

cavezza

Si potrebbe continuare con una serie praticamente infinita di esempi con vocaboli che si riferiscono non soltanto alle parole di uso comune, ma anche a piante, animali, strumenti da lavoro ecc. Tuttavia ciò servirebbe soltanto a confermare la differente parlata tra i due estremi calabresi; insomma, il substrato latino nelle due Calabrie è diverso nella misura in cui nella parte a sud del Tiriolo esso è penetrato più tardi e cioè in fase neolatina o italiana.

Greco

Il greco è l'altro elemento fortemente caratterizzante dei dialetti calabresi, è straordinariamente rappresentato dalla lingua parlata nella parte meridionale, in particolar modo nella provincia di Reggio Calabria. Per lungo tempo in gran parte della zona il Grecanico era la lingua più parlata, oggi solo in alcuni centri quali Bova, Roghudi, pochi altri paesi della zona dell'Amendolea e alcuni quartieri di Reggio vi sono anziani che parlano questa lingua calabro-greca.
La persistenza del grecanico nella Calabria meridionale, ovvero la sua tarda latinizzazione, ha avuto in Gerhard Rohlfs il suo più convinto assertore. Lo studioso tedesco, ha percorso per quasi cinquant'anni la regione cercando sul posto il riscontro dei suoi studi: l'esistenza di due Calabrie, di etnia e lingua diverse. Che la lingua greca sia abbondantemente rappresentata nel dialetto della Calabria meridionale non vi sono dubbi. I riscontri sono infatti moltissimi: le opposizioni di voci per indicare uno stesso oggetto o animale o pianta sono evidenti nelle due Calabrie; la costruzione verbale ha un impronta greca precisa nel dialetto calabro-meridionale; in molti toponimi e cognomi tale impronta è agevolmente rintracciabile. Ecco dunque, in una prima tabella di confronto, greco e latino in alcuni nomi di animali:

Calabrese meridionale

Calabrese settentrionale

Italiano

agrofàcu

ranùnchiulu

ranocchio

zinnapòtamu

lìtria / ìtria

lontra

'bampurìddha / lampurìdda / vampurìddha

culilùcida

lucciola

Confrontando i termini, la loro diversità appare abbastanza evidente e certamente nasce dal differente substrato linguistico da cui essi si originano. Nella Calabria meridionale il ricordo del greco è così chiaro da non richiedere ulteriori approfondimenti. In effetti è facile riconoscere nell'identificativo alcuni animali, piante e oggetti la derivazione greca:

Calabrese meridionale

Greco

Italiano

'zinnapòtamu

kynopotamus

lontra

batràci / agrofàcu

botrakòs

ranocchio

'bampurìddha / lampurìdda / vampurìddha

lampurida

lucciola

capìzza

capistru

cavezza

sìrtu / sìrti

sùrtes

tirabrace

'nnàca

nàke

culla

jilòna

chelòne

testuggine

'geramìda

keràmidion

cumulo di grano

'zìmbaru / 'zìmmaru

xìmaros

caprone

ciràsa / 'geràsa

keràsa

ciliegie

L'elemento greco nel lessico calabrese meridionale non si esaurisce semplicemente nell'uso di vocaboli così evidentemente derivati dalla lingua greca, poiché anche il modo di esprimersi tradisce questo substrato.
Ecco ad esempio dei modi di esprimersi nella Calabria meridionale:

Italiano

Calabrese meridionale

voglio mangiare

voggju u (i) mangiu

voglio dormire

voggju u (i) dormu

Dopo i verbi che esprimono una volontà o una azione, nel dialetto della Calabria meridionale non si usa l'infinito che viene sostituito tramite una congiunzione. Tale modo di dire è presente, sic et simpliciter, nella popolazione grecanica di Bova (Thèlo na ciumithò). Quindi ecco ad esempio che l'infinito torna ad essere normalmente usato con il verbo potere:

Italiano

Calabrese meridionale

posso mangiare

pòzzu mangiàri

posso dormire

pòzzu dormìri

Nella Calabria settentrionale ci si esprime normalmente sempre con l'uso "italiano" dell'infinito, anche con i verbi che esprimono volontà. Anche in queste costruzioni verbali (es. nel periodo ipotetico) il modo di esprimersi è identico al greco.


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