INDUZIONE DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA IN M.G.
Dr. Belleri Giuseppe, MMG a Flero (BS)
1.Introduzione: metafore, percorsi e governo della domanda.
Per descrivere la posizione della Medicina
Generale (da ora MG) nel sistema formale di cure si ricorre spesso a metafore
belliche, come trincea, avamposto, prima linea del SSN, che sottolineano
l’incontro/scontro tra professionista e bisogni degli utenti in fatto di salute
e malattie.
Gli inglesi hanno coniato un’altra
espressione che ha preso piede anche nel nostro lessico, vale a dire quel gate
keeper che dovrebbe vigilare alle porte del sistema per regolarne l’accesso; i
teorici dell’organizzazione, dal canto loro, parlano di posizione di confine
tra il nucleo tecnico del sistema (l’ospedale) e il mondo della vita (la
famiglia e la società). Dal gergo informatico infine proviene un’altra
metafora, cioè l’interfaccia , forse più adatta a descrivere la posizione del
generalista che decodifica le richieste aspecifiche della gente convertendole
in prestazioni medico-sanitarie adeguate e, come si usa dire, appropriate.
Una ricerca empirica, condotta alla fine
degli anni ottanta, sui percorsi seguiti dagli assistiti per soddisfare i
bisogni sanitari, sembra avvalorare il ruolo di interfaccia e di
"traduttore" del medico di MG (da ora MMG).
Infatti è emerso che su 1000 portatori
potenziali di un bisogno sanitario oggettivo,
-808 avvertono sintomi di qualche rilievo, di
questi
-713 non fanno ricorso al medico in prima
istanza ma
-in 224 attendono la risoluzione dei sintomi,
377 ricorrono all’automedicazione e 112 modificano il proprio stile di vita o
adottano rimedi domestici, mentre
-88 si rivolgono ad un medico di base e 7 si
recano in P.S.,.
In tempi successivi 179 di coloro che avevano
optato per l’attesa o l’automedicazione decidono di consultare un medico,
specialista o generalista. In totale si rivolgono ad un medico di MG, in prima
o in seconda battuta, 217 assistiti su 1000 mentre 50 "saltano" il
primo livello e consultano uno specialista.
Il generalista è il professionista del SSN
che si occupa elettivamente di convertire i bisogni in domanda di servizi e
prestazioni, istradando così l’assistito lungo uno dei potenziali percorsi
diagnostico-terapeutici. Logico quindi che quando si ponga il problema di
controllare o governare la domanda - e quindi indirettamente la spesa sanitaria
- gli amministratori pubblici si rivolgano prioritariamente al gate-keeper,
invocandone il ruolo di regolatore dell’ "ingresso" degli assistiti
nella macchina sanitaria. A tale impostazione hanno aderito anche i
responsabili della sanità lombarda, licenziando nel 2003 una direttiva per la
programmazione delle cure primarie. (Assessorato
alla Sanita’: Il sistema di programmazione e controllo delle cure primarie e il
governo della domanda nelle Aziende Sanitarie Locali della Lombardia, L.R.
31/97, ART. 12, primavera 2003). Ma il MMG è davvero nelle condizioni di
svolgere una funzione di agenzia "forte" e incondizionata?
Da tempo gli economisti sanitari sottolineano
le differenza tra il modelli dell’economia neoclassica e le particolari
dinamiche del "mercato" sanitario (il cosiddetto
"fallimento" del mercato in Sanità). Come noto nel campo della salute
e delle malattie le cose vanno un pò diversamente rispetto a quanto accade sul
mercato di beni e servizi comuni, in primo luogo per effetto dell’asimmetria di
informazioni che caratterizza il rapporto tra assistito e professionista.
L’asimmetria di informazioni, l’incertezza sui costi e sul risultato delle cure
e la funzione di agenzia del medico stanno alla base di un’anomalia tipica del
settore sanitario: la facoltà dell’offerta di indurre la domanda e di prendere
in carico selettivamente determinati tipi di pazienti (cream skimming). Il
fenomeno speculare, vale a dire l’induzione diretta di prestazioni da parte
della domanda, sembrerebbe escluso a priori, tuttavia è stato recentemente
"scoperto" e quantificato da alcune ricerche empiriche. Queste due
speculari forme di induzione delle prestazioni ne condizionano l’appropriatezza
e sono alla base di un equivoco sulla funzione delle cure primarie nel governo
della domanda.
Verranno brevemente analizzate di seguito.
2.L’induzione della domanda da parte dell’offerta.
Si tratta di un fenomeno codificato
dall’economia sanitaria da decenni, da una parte e dall’altra dell’atlantico,
tanto da meritare un acronimo ad hoc, SID che sta per supply induced demand.
Per Roemer in sanità vale una sorta di legge generale: "built bed is a
filled bed", ovvero "ogni posto letto ospedaliero finisce per essere
occupato da un paziente". Secondo Antonio Brenna per SID si "intende
la capacità, di cui i medici sarebbero dotati, di influenzare il volume della
domanda di servizi sanitari offerti (da loro stessi o da loro colleghi)
espressa dai pazienti".
L'induzione di prestazioni è resa possibile
dall’asimmetria di informazioni che caratterizza la relazione medico-paziente e
si realizza in due modi: da un lato i medici possono modificare la percezione
del pz. delle proprie necessità e dall’altro, in quanto "agenti"
dell’assistito, sono in grado di enfatizzare le capacità della tecnologia
medica di soddisfarle.
Si possono inoltre distinguere due forme di
induzione della domanda da parte dell'offerta.
A-L'induzione aspecifica di prestazioni.
In generale il numero di medici influenza in
modo diretto il volume di prescrizioni-prestazioni ed analogamente
l’introduzione di un nuovo strumento diagnostico o la sostituzione di
attrezzature di laboratorio obsolete con nuove tecnologie induce un aumento di
richieste di test. In linea di massima ciò che passa per educazione sanitaria
non fa altro che raccomandare controlli più frequenti, che si traducono in
altrettanti contatti con medici, dentisti, farmacisti e quindi in una
dilatazione della domanda.
Ad esempio le periodiche manifestazioni
pubbliche di sensibilizzazione organizzate dalle associazioni di malati o da
società scientifiche, con giornate dedicate alle varie patologie per informare
ed educare la popolazione, si concretizzano in visite e consulenze gratuite e/o
esecuzione di esami diagnostici per individuare le patologie asintomatiche o
situazioni di rischio. Talvolta queste iniziative esitano in inviti a recarsi
dal proprio medico per eseguire ulteriori accertamenti diagnostici e
preventivi, analogamente a quanto accade dopo le trasmissioni televisive sulla
salute. Antonio Brenna osserva che in altri contesti questi interventi
"educativi" passerebbero sotto la denominazione di "attività
promozionali" o di "marketing".
La psicologia sociale dell’organizzazione di
impostazione costruttivista, in particolare Karl Weick, ha elaborato il
concetto di "enanctment" per descrivere il fenomeno di
"attivazione" dell’ambiente, che costituisce una pre-condizione
psicologica per l’induzione della domanda aspecifica. I processi organizzativi,
attraverso una segmentazione del flusso di esperienze e un’attribuzione di
senso consensuale, selezionano attivamente alcune porzioni della realtà
"esterna" e quindi, in un certo senso, creano l’ambiente al quale poi
si adattano. Tramite particolari modalità di rappresentazione della realtà
(mappe e connessioni causali, elaborazione e codifica delle informazioni,
iniziative promozionali etc..) vengono indotti bisogni o aspettative che
definiscono le caratteristiche rilevanti dell’ambiente a cui poi le medesime
organizzazioni si adatteranno attivamente, ad esempio rispondendo ad una
domanda "attivata".
Lo psicologo statunitense cita esplicitamente
il settore sanitario, in particolare la tendenza dei medici a sospettare la malattia
nei casi dubbi o in presenza di sintomi ambigui, diagnosticando come malato una
persona che non lo è: "i medici tramite procedure di diagnosi poco sottili
spesso inculcano malattie che non c’erano quando è cominciata la visita.".
Tale tendenza a sovrastimare la malattia, sovente per mettersi al riparo dalle
conseguenza di una speculare sottostima (falsi negativi), starebbe a dimostrare
che "le organizzazioni creano gli ambienti che in un secondo tempo
eserciteranno un’influenza su di loro". Analogamente le campagne di
sensibilizzazione pubblica delle malattie attraverso i Mass Media realizzano
una forma di enanctment in quanto contribuiscono a focalizzare l’attenzione
della gente su disturbi e preoccupazioni per la salute, con conseguente aumento
della domanda di consulenze o prestazioni sanitarie preventive aspecifiche.
B-L'induzione specifica di prestazioni medico-sanitarie.
In questo campo le ricerche si sono
concentrate sulla chirurgia perché rappresenta l’area clinica in cui l'offerta
è in grado di orientare la domanda in modo più efficace. Non è un caso: le
decisioni in questo settore vengono prevalentemente prese dal livello
specialistico, mentre il MMG "medio" difficilmente può influire
sull’indicazione chirurgica o sulla prescrizione di accertamenti diagnostici
complessi, come coronarografie, fluorangiografie, biopsie d’organo,
scintigrafie etc..
In una ben nota ricerca empirica, condotta in
Svizzera alla fine degli anni Ottanta, Domenighetti ha confrontatato i consumi
sanitari della popolazione generale con quelli dei medici e dei loro familiari,
al fine di mettere in luce le differenze tra consumatori informati e
"smaliziati" (medici e familiari) e cittadini ordinari meno informati
ed esperti, che in genere delegano la decisione al medico (funzione di
agenzia). La differenza tra volumi di prestazioni consumate dai familiari dei
medici e quelle registrate nel gruppo di controllo sarebbe rivelatrice di
induzione della domanda. Da queste ricerche, che hanno preso in considerazione
alcuni interventi chirurgici, è emerso che il 25-35% dei ricoveri è imputabile
all’induzione specifica della domanda da parte dell’offerta di interventi
chirurgici.
Come osservano gli economisti sanitari
Levaggi e Capri la domanda indotta è più consistente in sistemi sanitari in cui
il medico viene pagato a prestazione, come accade in Svizzera, mentre in Italia
"è probabilmente meno importante in quanto i nostri medici, soprattutto
quelli di base, vengono pagati con un sistema di capitazione che poco si adatta
a comportamenti di questo tipo". Va tuttavia sottolineato che il sistema
di pagamento delle prestazioni ospedaliere secondo il sistema a DRG è
assimilabile alla formula del pagamento a prestazioni, anche se attiene più
alla dimensione organizzativa che a quella individuale, e quindi comporta il
rischio di un’induzione selettiva di prestazioni profittevoli per la struttura
accreditata, pubblica o privata.
In sostanza tra servizi di I e II livello - a
causa dell'incremento delle conoscenze biomediche, della complessità delle
tecniche diagnostico-terapeutiche e della differenziazione specialistica e
sub-specialistica - si instaura un rapporto di agenzia analogo a quello che
intercorre tra medico e assistito. Infatti il MMG soffre di un'asimmetria di
informazioni e, soprattutto, di competenze decisionali nei confronti della
medicina tecno-specialistica, a cui delega sia le scelte operative (interventi
di by-pass, rivascolarizzazione coronarica, cataratta, chirurgia refrattiva ed
ortopedica etc..) sia la gestione di patologie croniche complesse, ad esempio
il diabetico tipo I in fase di instabilità o complicanze.
Questa condizione di dipendenza riduce i
margini di manovra dell’ "agente" medico di I livello e il suo
potenziale "controllo" su questa tipologia di domanda indotta.
3.L’induzione diretta di prestazioni da parte della domanda.
Il secondo fenomeno, speculare all’induzione
dalla domanda da parte dell’offerta, è di recente scoperta e segnala la crisi
della funzione d’agenzia del medico, nonchè le particolari modalità di
espressione della domanda sanitaria in MG. A prima vista potrebbe sembrare
ovvio che l’offerta sia la diretta conseguenza di una domanda: dopo tutto il
mercato offre beni e servizi per rispondere e soddisfare le richieste dei
"clienti". Non accade così in ambito sanitario: la funzione di
agenzia infatti postula che sia il medico stesso a tradurre il bisogno
soggettivo dell’assistito in circostanziata domanda di prestazioni, erogate dal
medico stesso o dell’organizzazione. E’ proprio in virtù di questo ruolo di
mediatore, frutto dell’asimmetria di informazioni che contraddistingue la
relazione medico-paziente, che il medico può "manipolare" in modo
discrezionale il bisogno grezzo del cittadino, talvolta "attivando"
prestazioni di dubbia appropriatezza, come abbiamo visto nel caso
dell’induzione della domanda da parte dell’offerta.
Da qualche tempo a questa parte, tuttavia, si
è affacciato alla ribalta della medicina ambulatoriale un nuovo protagonista:
l’assistito "esigente" ed informato che ha deciso di prendere in mano
le redini della gestione della propria salute senza deleghe in bianco a favore
del professionista, come postulava l’ipotesi della dominanza professionale
teorizzata dal sociologo americano T. Parsons. Questo modello relazionale ideale,
descritto negli anni cinquanta, era la premessa teorica della funzione di
agenzia, dal momento che il cittadino-paziente a quell’epoca si sottometteva
naturalmente, dopo aver riferito i suoi disturbi, alle prescrizioni del medico.
Oggi non è più così perché l’
"esigente", soprattutto se in buona salute, consumatore attento o
sollecitato alla prevenzione, reclama un accesso diretto alla tecnologia, prima
di aver esposto i suoi problemi al professionista: questo atteggiamento
introduce un clima di negoziazione sconosciuto all’epoca della "dominanza
professionale" e si traduce in richieste esplicite, da parte degli
assistiti, di "fare tutti gli esami del sangue", TAC, ecografie,
mammografie, visite specialistiche etc... L’assistito in sostanza induce in
modo diretto, cioè a prescindere dalla mediazione dell’agente medico, l’offerta
di prestazioni e servizi medico-sanitari, sovente per motivazioni che attengono
più a preoccupazioni soggettive sulla salute o ad una generica prevenzione che
non a sintomi o condizioni di malattia.
Recenti indagini hanno permesso di
quantificare il volume di prestazioni medico-sanitarie indotte direttamente
dalla richieste degli assisti. Un ricerca Svizzera condotta nel 2000 con
questionari distribuiti tra i pazienti, relativa alle richieste avanzate ai
propri curanti, ha rilevato che il 34% delle consultazioni mediche dava luogo a
prestazioni supplementari esplicitamente indotte dall’assistito (farmaci, esami
diagnostici, visite specialistiche, certificati etc.) che nel 75,7% venivano
assecondate dal medico curante.
Da un’analogo studio osservazionale, svolto
nel corso del 2002 nel nord Italia, è emerso che una simile percentuale di
prescrizioni avviene su input diretto degli assistitil che esprimono il
desiderio di "fare tutti gli esami".
Infatti su campione di 638 richieste di tets
bioumorali rilasciate dai MMG nell’arco temporale della ricerca:
Gli assistiti che avanzavano la richiesta di
"fare tutti gli esami" erano
·
nel 52,60%
apparentemente sani e asintomatici,
·
nel 28,13% dei casi
invece richiedevano di propria iniziativa la prescrizione di esami del sangue
al fine di monitorare una condizione medica (follow-up di patologia cronica, di
fattori rischio etc..). Tra le
motivazioni addotte per ottenere la prescrizione prevaleva il desiderio di
avere una conferma del proprio stato di buona salute più che il timore di
essere affetto da una malattia.
Probabilmente tali richieste non sono sempre
"farina del sacco" del paziente ma frutto del passa parola, dei
suggerimenti dei mass media, di iniziative promozionali organizzate da società
scientifiche, associazioni di malati o di vere e proprie campagne di
sensibilizzazione alle malattie sponsorizzate dalle aziende farmacuetiche. In
questo senso i due fenomeni sopra descritti sono collegati l’uno all’altro in
una circolarità, virtuosa o viziosa in relazione al metro di valutazione
dell’osservatore. Ad ogni buon conto questi dati segnalano un’autonomia e un
protagonismo degli assistiti che ha poco a che fare con la tradizionale
sudditanza alle logiche e alle decisioni professionali, perlomeno nel
particolare contesto negoziale delle cure primarie.
4.Conclusioni.
Riprendendo la metafora bellica della trincea
si può affermare che la MG si trova in una posizione delicata, essendo, per
così dire, presa tra due fuochi:
Le due speculari forme di induzione di
prestazioni appaiono complementari e condizionano l’appropriatezza e la qualità
percepita dagli assistiti. In questo contesto appare improbo il compito
programmatico, attribuito alla MG dalle amministrazioni regionali, di
fronteggiare e governare una dialettica tra domanda e offerta così sfaccettata
e poco inquadrabile sia nei tradizionali schemi dell’economia sanitaria (la
funzione d’agenzia) sia nei modelli classici di espressione dei bisogni
sanitari (la teoria della dominanza medica).
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