SCUOLA ELEMENTARE  "CONFORTI - AVOGADRO"
VIA VIGEVANO 19
20100 MILANO

Gli alunni della classe IV A hanno elaborato codesto racconto fantastico prendendo spunto dalla particolare posizione del loro edificio scolastico che si affaccia sul Naviglio Grande ed inserendovi le informazioni della vita medioevale apprese dallo studio del suddetto periodo storico.
L'insegnante coordinatrice Portulano M.Cristina

 

CUORE DI CIABATTINO

L’estate scorsa una bambina di nome Barbarina andò per alcuni giorni a visitare la nonna nella sua cascina "La Fontanina". Mentre giocava nella corte vecchia, la sua bambola cadde nella grata della cantina: Barbarina scese e vide una grossa pila di libri e ne prese uno. La prima parola che lesse fu "Barbarina". Incuriosita, lo portò alla nonna che sorridendo disse: "E' la storia della nostra cascina, che è cominciata da una ragazza che aveva il tuo nome." La nonna cominciò a leggere……..

Il giorno della fuga Aldo non trovò più Barbarina: informato da un servo uscì dal palazzo e si mise ad inseguirli col suo cavallo. Stava per raggiungerli quando il cavallo inciampò, Aldo cadde a terra, il cavallo gli fu sopra e lo uccise con il suo peso. Giunti a Morimondo stanchi, spaventati e infreddoliti, Barbarina e Ambrogio chiesero al monaco guardiano di vedere l’abate Ariberto. Venne loro incontro un monaco di alta statura, magro, con un viso gentile, abbellito dai capelli bianchissimi. I due giovani gli raccontarono quanto era successo: Ariberto condusse Barbarina all’alloggio dei visitatori e ospitò Ambrogio nel ricovero dei poveri, promettendo loro aiuto.

Nell’anno 1292 a Milano viveva un ragazzo di nome Ambrogio che di mestiere faceva il calzolaio. La sua bottega, affacciata sul Naviglio Grande, era molto vecchia e malandata: non aveva soldi per rimetterla a posto, perché non era preso in considerazione dalla gente e faceva pochi guadagni. Era anche disprezzato dal fratello maggiore Aldo che era ricco, avido e disonesto. Quando si incontravano nella piazza del mercato, Aldo lo beffeggiava: " Rimarrai sempre un perdente, se ti ostinerai a fare l’onesto!". Ambrogio scuoteva la testa e rispondeva: "Se ti avessi ascoltato, ora non sarei qui come un libero cittadino".

Una notte di luna piena Ambrogio stava andando a raccogliere la legna per forgiare i suoi utensili. Mentre passava sotto casa Visconti, una fanciulla si affacciò ad un balcone. Alla luce della luna Ambrogio vide che era bellissima, ma triste. Riconobbe Barbarina Visconti perché in tutta Milano si parlava dei capelli biondi come l’oro della figlia dei Visconti e se ne innamorò all'istante. Ambrogio cercò una scusa per incontrare la ragazza. Finalmente il giorno arrivò: un servo di casa Visconti bussò alla bottega di Ambrogio perché Barbarina aveva bisogno di scarpe nuove.

Ambrogio era molto intimorito, ma felice di incontrare la ragazza: Barbarina si mostrò gentile e garbata. Così Ambrogio tornò a casa ancora più innamorato giurando che le avrebbe fatto le scarpe più belle di Milano.

Il giorno seguente per le vie della città si udirono le voci dei Messi che annunciavano il matrimonio tra Barbarina e Aldo.

La notizia giunse subito alle orecchie di Ambrogio che si sentì infelice perché capì che quelle che stava confezionando erano le scarpe del matrimonio. Quando furono pronte Ambrogio era triste per aver usato i damaschi più preziosi per un matrimonio che avrebbe reso felice il suo rivale. Si fece comunque coraggio e bussò al portone di casa Visconti.

Un servo lo condusse alla stanza di Barbarina che stava seduta col capo rivolto alla porta e uno sguardo disperato. Ambrogio le mostrò le scarpe, le disse: "Gradite provare le vostre nuove scarpe, Madonna?". Barbarina alzò il viso rigato di lacrime: "Queste scarpe sono meravigliose. E' sempre stato un mio sogno indossarne un paio così, ma non per un matrimonio contro la mia volontà. Vorrei con tutto il cuore fuggire via da Milano, ma non so chi mi potrebbe aiutare". "Se questo è un vostro desiderio, io lo esaudirò" rispose immediatamente Ambrogio. Barbarina sorrise sollevata e si accordarono per un piano di fuga: Ambrogio l’avrebbe condotta all’Abbazia di Morimondo presso l’abate Ariberto, che era suo confessore. Travestiti da mugnai, confusi fra la folla, all’ora del tramonto, allorché la porta Ticinese stava per chiudersi, sarebbero usciti dalla città. Ambrogio si sarebbe procurato una barca che, risalendo il Naviglio Grande, li avrebbe condotti a Morimondo.

Il mattino seguente, mentre Barbarina pregava in Chiesa, l’abate Ariberto mostrò ad Ambrogio com’era organizzato il lavoro del monastero, guidandolo dallo scriptorium al refettorio, dal mulino alle stalle, dall’infermeria agli orti. Ambrogio capì l’importanza delle attività del monastero e sperò di trovare lì la sua fortuna. Chiese ad Ariberto di assegnarli un manso. Ariberto accettò e partì per Milano per rassicurare il padre di Barbarina e per chiedergli perdono per i due giovani. Ambrogio si mise subito al lavoro: scavò fontanili e rogge per portare acqua ai suoi campi, mentre la sera costruiva la sua futura casa. L’abate Ariberto tornò al monastero conducendo il Visconte che perdonò la figlia e acconsentì al matrimonio dei due giovani. Allo scadere dell’anno il manso era diventato una bella cascina di nome la Fontanina, che aveva prodotto 102 carri di fieno grazie al sistema di irrigazione ideato da Ambrogio. Visto tutti questi sforzi, Ariberto, con un atto notarile, ne fece dono ad Ambrogio e Barbarina e così potevano avere luogo le nozze.