Questa storia è stata inviata dagli alunni della IV A e IV B della scuola elementare 1° Circolo Volta di Viterbo.


Le classi IV A e IV B nel chiostro della chiesa di S. Maria Nuova

IL MANOSCRITTO SEGRETO

Il tredici marzo 2001, per noi alunni di quarta elementare, è stato un giorno particolare e indimenticabile perché siamo andati a visitare il chiostro longobardo della chiesa di S. Maria Nuova, una delle più antiche della nostra città; vedendoci molto appassionati agli eventi storici della Viterbo medioevale, il parroco, con aria misteriosa, ci ha condotti in una piccola biblioteca vicina alla sagrestia, ha preso dallo scaffale una vecchia cartellina di cuoio da cui ha estratto un foglio di pergamena tutto ingiallito e ha sussurrato: “Pensate, questo manoscritto ha ben 730 anni !” e ha cominciato a leggere…
“A.D. 1271  jorno XIII de lo tertio mese. Io, prete Biterbo, della chiesa di S. Maria Nuova voglio quivi narrarne uno facto occorso ne la piazza de Sancto Silvestro lo jorno innante. Fue uno bono fanciullo ad narrarlomi ed ecco li sue precise verba…” “Ma…padre” -intervenimmo noi- “non si capisce niente!”,“Va bene”-ci rispose- “cercherò di tradurvelo” …”Sono Bartolomeo, faccio l’apprendista calzolaio nella bottega di mastro Bernardino. Ieri il mio padrone mi ha detto di andare a comprare lo spago nella bottega di mastro Gualfredo, in piazza S. Silvestro; lungo la strada ho incontrato Raniero, Nicolò ed Egilberto e ne ho approfittato per fare due chiacchiere: “Ancora non l’hanno fatto questo papa? È da più di due anni che stanno lì dentro!”, Raniero mi ha risposto: “Figurati, non è servito neanche scoperchiare il tetto!” “Però tutta questa gente che gira in città ci fa guadagnare!” ha detto Egilberto il taverniere, ma Nicolò sempre timoroso: “Sapete che vi dico ? Questi soldati e cavalieri che passano per strada mi fanno paura e poi con i loro bei vestiti e le armi scintillanti mettono soggezione… pensa che c’è anche il re di Sicilia Carlo D’Angiò!!”.

Ad un tratto il campanile ha suonato l’ora nona…oh, mio Dio, era tardi!! Mastro Bernardino mi avrebbe cacciato!! Ho salutato in fretta i miei amici e sono andato alla bottega del conciatore; ho preso le pelli e lo spago e, correndo, mi sono diretto verso la stradina che porta dal mio padrone, ma all’improvviso ho sentito un vociare concitato, qualche urlo, rumori: “Finalmente!” ho pensato “hanno eletto il papa!”.
Sono tornato indietro, verso il Duomo, correndo più veloce che potevo, ma un corteo di cavalieri mi ha fermato ed io sono rimasto vicino al muro, con gli occhi abbassati: quando li ho rialzati ho visto che ero nei pressi di piazza S. Silvestro e da lì veniva il trambusto! La folla era tanta e tutti si chiedevano che cosa fosse successo.A forza di gomitate sono riuscito a farmi largo tra tutta quella gente agitata e urlante e… mi è apparsa una scena orribile: un uomo coperto di sangue veniva trascinato per i capelli fuori dalla chiesa da un cavaliere: la rossa scia che lasciava sembrava un tappeto di morte e sul viso di colui che lo conduceva a forza un ghigno soddisfatto mi ha fatto ribollire il sangue.
“È il cugino del re d’Inghilterra” ho sentito gridare “è Arrigo di Cornovaglia!” ed io di getto ho urlato “L’assassino è…“ non sono riuscito a pronunciare quel nome, che mi sono sentito afferrare alle spalle e una mano mi ha chiuso con forza la bocca: mi sentivo soffocare! Poi un gran dolore alla testa e…mi sono risvegliato in un posto buio; subito mi è venuto in mente il mio padrone che mi stava aspettando e chissà cosa pensava di me; non sapevo cosa fare e perché mi trovavo in quel luogo: ero disperato!! In qualche modo mi sono rialzato e ho cominciato a cercare a tastoni una via d’uscita. Con i piedi ho urtato qualcosa, mi sono abbassato e ho capito che si trattava di vasi: boccali, panate, truffette…mi trovavo nella stanza di un vasaio? Ero in una taverna? Dovevo trovare la porta: eccola…ma era chiusa!! La mia disperazione cresceva sempre di più…poi ho sentito un rumore di passi e mi sono allontanato dalla porta cadendo in mezzo ai cocci, “Maledetti topi” gridava una voce cavernosa “mi avete rotto i vasi di riserva! Non sono più Rollando se non vi ammazzo tutti !!”
A quel punto la porta si è aperta e nel chiarore esterno è apparsa la figura imponente di un omaccione, io cercavo di nascondermi ma, come mi muovevo, il rumore aumentava…mi ha visto e …”Chi sei? Che cosa ci fai qui?” Gli ho raccontato la mia disavventura e lui ancora più arrabbiato: “Maledetti questi stranieri, sono i padroni della città…anche il mio magazzino usano come prigione!!” “E tu” ha aggiunto “mi pagherai i danni !” Io ho pensato a mastro Bernardino che mi stava ancora aspettando,mentre guardavo l’omaccione che si avvicinava per afferrarmi. Per fortuna ero più magro e veloce e sono riuscito a fuggire. Sono scappato correndo per i vicoli della mia città come se fossi un ladro, senza voltarmi indietro.

CENNI STORICI

IL CONCLAVE.
La morte di Clemente IV diede origine al più lungo conclave della storia durato dal 1268 al 1271. I viterbesi stanchi di aspettare chiusero a chiave (cum clave) i cardinali nel palazzo riducendo gradualmente il vitto fino al pane ed acqua. Ciò non bastò e si giunse perfino a scoperchiare il tetto del salone dove erano riuniti, esponendoli a tutte le intemperie. Finalmente dopo circa 3 anni fu eletto papa Gregorio X.

ENRICO (Arrigo) DI CORNOVAGLIA.
Enrico di Cornovaglia, cugino del re d'Inghilterra, si trovava a Viterbo alla corte di Carlo I D'Angiò. La presenza di personaggi importanti nella città (tra questi anche Filippo III re di Francia) era dovuta al protrarsi del conclave. Giunsero in città anche Guido e Simone di Monfort, figli del conte di Leichester, che nel 1265 aveva capeggiato una rivolta di Baroni, conclusasi sanguinosamente nella battaglia di Eversham; Edoardo d'Inghilterra fece uccidere il Leichester che si era arreso e il corpo del ribelle venne straziato e oltraggiato. L'occasione apparve subito propizia ai due Monfort per vendicare il padre e le sfortune della famiglia: colsero di sorpresa Enrico di Cornovaglia, che si era recato ad assistere alla messa nella Chiesa di S. Silvestro e lo trucidarono nonostante avesse cercato scampo ai piedi dell'altare presso il celebrante.

CERAMICHE MEDIOEVALI.
A Viterbo nel medioevo c'era una grande produzione di ceramica: il boccale era un contenitore per liquidi (acqua e vino); la panata con bocca grande serviva per mettere il pane (da cui il nome) che veniva bagnato e condito; la truffa o truffetta, vaso con bocca piccola serviva per contenere olio.

Quando ho potuto riprendere fiato dentro sentivo di essere un vigliacco, quell’assassino non poteva cavarsela così ! Dovevo parlare con qualcuno di quello che sapevo, con una persona che mi avrebbe aiutato… Questa persona ero io, padre Biterbo; così sono venuto a conoscenza del nome dell’assassino: Guido di Monfort e ho provato lo stesso senso di rabbia per quel terribile delitto e per il luogo in cui era stato commesso. Mentre il ragazzo parlava concitato ho trascritto tutto, parola per parola, perché avevo intenzione di denunciare il fatto; ma avevo paura di ciò che sarebbe accaduto al povero Bartolomeo, così decisi di affidarmi alla Giustizia Divina che prima o poi avrebbe raggiunto il colpevole e conservai il manoscritto in un luogo sicuro… A.D. 1273 jorno primo de lo tertio mese.
Il Papa Gregorio X ha condannato Guido di Monfort privandolo dei titoli nobiliari e dei beni…”
… “Ragazzi è tardi, dobbiamo tornare a scuola!” Le parole della maestra ci hanno riportati ai nostri giorni… la storia di Bartolomeo ci ha colpiti così tanto che abbiamo avuto la sensazione di aver fatto un balzo nel tempo! Un viaggio in una Viterbo così diversa, che comunque ci appartiene.