Gaetano Montefusco
Un Miracolo Italiano

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Gli enti strutturalmente deficitari

 

Ma tutto quanto abbiamo detto, per quanto doloroso, appartiene al passato e questo scritto resterebbe una breve cronaca di guai capitati a gente normale in un Paese che normale non è, se non fosse per il fatto che il dissesto degli enti locali non rappresenta la fine di un periodo di discutibile gestione degli enti, ma il principio di una nuova concezione di amministrare che costituisce, a mio avviso, un preoccupante regresso sulla strada della democrazia.
Il fallimento dei comuni, infatti, è un istituto giuridico che, preannunciando il fallimento della Stato, è entrato stabilmente nella nostra legislazione ed in futuro nessuno potrà più sorprendersi se gli capiterà di trovarsi nella situazione dei creditori che abbiamo provato a farvi conoscere.
Chi è riuscito ad arrivare, nella lettura, a questo punto, avrà sicuramente notato che una delle richieste formulate dai creditori è la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di un bollettino degli Enti locali classificati come strutturalmente deficitari. Il problema degli enti locali in dissesto, infatti, è ancora più grave di quel che si pensa se si considera che in aggiunta agli oltre 400 comuni già falliti, ci sono, poi, ben 1.242 enti strutturalmente deficitari tra i quali alcuni potrebbero fallire da un momento all’altro. Di questi enti, sette sono amministrazioni provinciali e gli altri sono comuni. Se considerate che in Italia i comuni sono in tutto 8047, comprenderete che il problema è estremamente serio. Tra enti in dissesto e strutturalmente deficitari si supera il 20% dei comuni e non è poco.
Sono dunque 1242 gli enti in difficoltà finanziaria o strutturalmente deficitaria e come si vede dalla tabella pubblicata la maggior parte degli Enti in difficoltà è nel meridione anche se le Marche, la Toscana e l’Emilia hanno anch’esse una elevata percentuale di comuni in difficoltà finanziaria.
Con oltre 400 comuni falliti ed oltre 1.200 comuni che possono fallire c’é poco da star sereni per chi fornisce gli enti locali.
E’ ovvio che è interesse di tutti gli imprenditori che forniscono servizi o merci, conoscere preventivamente la situazione economica degli enti locali territoriali con i quali intendono lavorare, onde evitare di essere coinvolti in incresciose situazioni di possibile dissesto del committente con conseguente blocco - a tempo indeterminato - dei propri crediti e possibile decurtazione degli stessi.
Basti pensare che ci sono comuni che ad otto anni e mezzo dalla dichiarazione di dissesto ancora non hanno pagato alcunché ai creditori per far risaltare l’estremo grado di rischio oggi esistente per l’operatore che abitualmente intrattiene rapporti con tali enti, operatore solitamente preparato ai ritardi nei pagamenti ma ancora non pronto a considerare la possibilità che l’ente possa addirittura essere assoggettato ad una procedura molto simile a quella fallimentare.
Preso atto che l’ente può "fallire" come fare quindi per conoscere la situazione economica dello stesso prima di intraprendere operazioni di natura commerciale e come evitare l’ente che sia candidato ad un possibile crac economico? Basti considerare, in proposito, che nell’ultimo anno in Campania ben 5 comuni strutturalmente deficitari hanno dichiarato il dissesto.
Quando è l’imprenditore privato che viene a trovarsi in una situazione di insolvenza che può portarlo al fallimento, molti sono i segnali premonitori che consentono ai suoi potenziali contraenti, se attenti e vigili, di evitarlo per non fare un cattivo affare trovandosi invischiati in una procedura fallimentare .
Il segnale più obiettivo ed immediatamente percepibile è normalmente il protesto conseguente al mancato pagamento di cambiali od assegni che consente a qualunque operatore di poter conoscere con velocità quali sono gli imprenditori da evitare o nei cui confronti è necessaria una indagine economica supplementare prima di stipulare con gli stessi qualunque contratto.
Certo, può anche accadere che un imprenditore protestato, ad una attenta indagine risulti poi altrettanto affidabile quanto uno con la firma illibata, ma il protesto è comunque un allarme immediato e rende prudente l’operatore che si appresti a fornire merci o servizi al protestato.
L’immediatezza con cui si possono conoscere i nomi degli imprenditori protestati è dovuta all’esistenza di un "Bollettino dei protesti" tenuto dalle Camere di Commercio ed oggi consultabile comodamente seduti alla propria scrivania, grazie all’informatizzazione dei servizi che consente di effettuare , senza muoversi e con poca spesa, ricerche celeri e complete su tutto il territorio nazionale.
Il bollettino dei protesti risponde quindi all’esigenza, di pubblicità e trasparenza che rappresenta ormai uno dei canoni fondamentali di ogni stato democratico moderno e che rispetti le regole del mercato.
Anche per gli enti locali che segnalano manifestazione di insolvenza esiste un elenco che consentirebbe all’imprenditore di valutare se è il caso o meno di intrattenere rapporti con l’ente. Si tratta di un elenco tenuto dal Ministero degli Interni e denominato "Elenco degli enti in situazioni strutturalmente deficitarie" e vi sono annotati, regione per regione, quegli enti che pur non trovandosi già in situazioni di insolvenza, si trovano però in una difficile situazione economica, tale da giustificare la loro sottoposizione ai controlli dell’autorità centrale previsti dalle vigenti norme sulle piante organiche, sulle assunzioni e sui tassi di copertura del costo dei servizi.
L’inserimento in elenco avviene quando l’ente locale dal conto consuntivo presenti gravi ed incontrovertibili condizioni di squilibrio evidenziabili con parametri obiettivi, rilevatori di squilibrio economico.
L’elenco degli enti strutturalmente deficitari consente quindi all’amministrazione centrale un controllo dei comuni e delle province vacillanti ma poichè non è un elenco pubblico non permette all’operatore economico di conoscere immediatamente i nomi degli enti che si trovano in condizioni di pre-insolvenza.
Anche qui, come nel caso dell’imprenditore protestato, non è detto che l’ente strutturalmente deficitario risulti poi certamente insolvente e condannato al dissesto, ma l’operatore che conosca l’esistenza di una situazione di squilibrio economico dell’ente potrà valutare, caso per caso, con opportune indagini, e, successivamente scegliere - a suo rischio - se offrire o meno i suoi servizi all’ente strutturalmente deficitario.
Ecco perchè in ossequio ai principi della trasparenza, tale elenco degli enti strutturalmente deficitari, non deve essere riservato solo al Ministero degli Interni ma reso pubblico al pari dell’elenco dei privati protestati. Con circa il 5% dei comuni italiani in dissesto e con oltre il 15% dei comuni in difficoltà finanziaria l’imprenditore non può più correre rischi al buio. Quando ciò accadrà, ed è inevitabile che prima o poi accada e quando gli imprenditori - come è doveroso che sia - potranno conoscere in anticipo se un ente è in difficoltà, chi effettuerà più forniture a tali enti? Sarà difficile a quel punto convincere i fornitori a finanziare, col proprio danaro, forniture che potrebbero non essere pagate. Ed allora i comuni più deboli non riceveranno più servizi, più merci e si troveranno in una difficile situazione gestionale. Per evitare ciò il legislatore non può pensare che sia sufficiente tenere nascosto l’elenco degli enti strutturalmente deficitari, ma deve studiare rimedi diversi che consentano al fornitore una maggiore tranquillità per i propri crediti nei confronti degli enti.

 
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