Raid nel Sahara del Tchad

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Questa è stata un’avventura vera! Il mio caro amico Giuseppe, che conobbi nell’ 87 in mezzo al Sahara, mi ha dato la possibilità di partecipare ad uno splendido Raid in Tchad, o più semplicemente Ciad o Chad, come lo chiamano gli Italiani.

Siamo partiti in 5, Giuseppe e la sua compagna, e io, Liliana e Laura coi suoi 13 anni. Periodo per me obbligato vacanze natalizie, 22 dicembre – 5 gennaio 2006.

All’arrivo a N’Djamena, ci rechiamo preso l’orfanotrofio Bethanie dove Gio’ aveva parcheggiato, mesi fa, i due Toyota. Questa struttura è un luogo dove i bimbi orfani, in genere di madre (morta di parto), vengono seguiti dai primi giorni di vita fino verso i 5 anni, quando esiste la possibilità di inserirli nuovamente presso parenti. Dedichiamo le prime 24 ore al controllo di mezzi, cambio olio, controllo e ripristino della cambusa con vettovaglie portate dall’Italia, sistemazione pneumatici di riserva e di tutti i bagagli,  e dei due GPS, carico e pieno dei serbatoi acqua e dei 235 litri di gasolio per auto.

 Il 24 dicembre all’ alba si parte: prima meta Faya Largeau, che la cartina Michelin segnala a 948Km di distanza, i primi 50 km sono asfaltati, ma da Massaguet inizia la pista, che ben presto, nel giro di 150 km diventa una vera pista Sahariana, il che vuol dire che la direzione è una, ma le tracce vanno in qualsiasi direzione aggirando dunette e collinette, e riunificandosi solo in certi passaggi. Nei primi giorni abbiamo purtroppo una compagnia costante, “il vento”, che seppure non diventa mai una vera tempesta di sabbia, ci permette comunque spesso  visibilità di solo qualche centinaia di metri. Il fatto comunque di procedere a Rotta per Punti con i GPS ci rassicura sicuramente sulla direzione. Facciamo i primi campi a ridosso delle dune  passando il secondo e terzo giorno senza più incontrare anima viva, all’ infuori di qualche piccola gazzella  che fugge in lontananza.

Il 26 in tarda mattinata raggiungiamo Fayal Largeau, che è situata in un cratere, protetta dai venti, iniziamo la contrattazione per il pieno di gasolio, che travasiamo dai bidoni, alle taniche e da queste ai serbatoi, l’operazione di travaso dei 380 litri per avere il pieno dei due mezzi occupa almeno due ore, dopo di che, fatto il pieno di acqua alla sorgente del paese, possiamo partire in direzione dei laghi di Ounianga Kebir. Sembra che la pista segnata sulle cartine non sia più percorribile e che si debba andare prima a Ouadi Dum, per poi puntare a pieno nord, per trovare il passaggio nella Falaise. Qui il fuoripista è assoluto, iniziamo a navigare in un mare di dune e di pietrisco, senza più vedere alcuna traccia per giorni, le piantate nella sabbia sono innumerevoli, ma i Toyota, hanno i bloccaggi dei differenziali, e soprattutto quattro piastre da sabbia per mezzo, che, unite a spinte manuali, ci tirano sempre fuori. Puntiamo subito su Onianga Serir il più piccolo dei laghi di Onianga ove facciamo il campo del 27: vorremmo fare il bagno, ma l’ acqua è gelida come quella di un laghetto alpino e smorza le nostre velleità. Il posto comunque è fantastico, con dune e picchi di arenaria che si affacciano sul laghetto.

Il giorno seguente raggiungiamo Ounianga Kebir, e il suo lago di maggiori dimensioni, con acqua salmastra, svolgiamo le pratiche di polizia, e procediamo al pieno gasolio, ad un prezzo più basso poiché arriva dalla Libia.

Puntiamo ora su Fada, nel massiccio dell’Ennedi, ripassiamo vicino a Ouadi Dum, poi sempre in fuoripista puntiamo a sud-est, il nostro punto di arrivo è la Guelta di Archei, dove vivono gli ultimi coccodrilli, discendenti di quei coccodrilli che popolavano i fiumi del Tchad, quando era una grande savana e non un deserto, nella nostra preistoria.

Passiamo in posti che sono stati teatro della guerra Libia-Tchad dell’ 85-89, con numerosi reperti di carri armati, bossoli di antiaerea e proiettili inesplosi di cannoni. Il paesaggio dell’Ennedi è strepitoso: vediamo decine di archi in pietra, blocchi di arenaria scolpite nelle forme più stravaganti, fitoni immensi e colorati di rosso. Alla guelta centinaia di dromedari hanno contaminato la parte bassa del Canyon, per cui non abbiamo il coraggio di immergerci nel liquame, l’alternativa sarebbe di dedicare un giorno al trekking, e aggirare la montagna, ma non abbiamo tempo, e, a malincuore, rinunciamo ai Cocchi!!

Dopo circa 150 km di fuoripista , incrociamo la pista “ufficiale” che unisce Fada ad Abeché e percorriamo quindi circa 350 km di pista, prima del pieno di gasolio e di Coca cola fresca!!! Gli ultimi circa 800 km sono su pista buona e discretamente veloce, priva di interesse per la guida, ma caratteristica per i numerosissimi piccoli villaggi che si attraversano.

Rientriamo infine su N’Djamena, e riparcheggiamo i Toyota, praticamente indenni, dopo 3050 km , 1200circa dei quali percorsi o in fuoripista o su tracce secondarie. Ultimo pomeriggio con i bimbi dell’orfanotrofio, e ritorno a casa.

L’ esperienza è stata meravigliosa, le emozioni forti. Ho preso contatti con un' agenzia che propone l’ Ennedi con fuoristrada da N’Djamena.

Il paragone che viene in mente è con Arches nello Utah, o con la Monument Valley, molto più in grande, ma senza le migliaia di turisti e senza gli hotel 4 stelle!

Ed ora iniziamo a pensare e sognare le prossime avventure