osava lamentarsi con il padre, che, del resto, l'avrebbe sgridata, dominato com'era dalla perfida moglie. Appena fatto il suo lavoro, ella andava a mettersi nell'angolo del focolare, e sedeva fra la cenere, tanto che la sorellastra più piccola la chiamò Cenerentola. Tuttavia, Cenerentola, malgrado i suoi brutti abiti, era cento volte più bella delle sue sorellastre che vestivano abiti stupendi. Avvenne che il figlio del re diede un ballo, al quale erano invitate tutte le persone importanti della città. Anche le due sorellastre di Cenerentola furono invitate, perché facevano gran figura ed erano molto note. Subito si diedero da fare, tutte contente, per scegliersi gli abiti migliori e le pettinature che le avrebbero rese più belle. Fu una nuova fatica per Cenerentola, che doveva stirare la loro biancheria e inamidare colletti e polsini. In casa non si parlava d'altro che dei loro vestiti.
- Io - diceva la minore - avrò la mia solita gonna, ma metterò il mantello a fiori d'oro e il mio diadema di diamanti che è molto bello.
Chiamarono la pettinatrice perché facesse loro dei riccioli, e nel miglior negozio della città, comprarono bellissime gioie.
Siccome Cenerentola aveva molto buon gusto, chiesero il suo parere. Cenerentola le consigliò nel miglior modo possibile e si offrì di pettinarle, cosa che accettarono con piacere. Mentre le pettinava esse dicevano: - Cenerentola, ti piacerebbe andare al ballo? 
- Oh, signorine, mi prendete in giro; non è un posto per me, quello!
- Hai ragione: pensa quanto riderebbero tutti, se vedessero Cenerentola andare al ballo! Un'altra fanciulla le avrebbe pettinate malamente, ma Cenerentola era buona e le pettinò alla perfezione. Le due sorelle rimasero due giorni senza mangiare, tanto erano ansiose e felici. Erano sempre davanti allo specchio. Finalmente, il felice giorno del ballo arrivò, e, quando la matrigna e le sorellastre uscirono, Cenerentola le seguì a lungo con lo sguardo. Poi, rimasta sola, si mise a piangere. La sua fatina, trovandola tutta