Gli Uomini del Duce

Michele Bianchi

Ministro dei Lavori Pubblici
Belmonte Calabro (CS) 1883 - Roma 1930

Iscritto alla facoltà di giurisprudenza a Roma, aderisce ai circoli socialisti e abbandona gli studi. Collabora con la redazione dell'"Avanti!". Nel 1905, avvicinatosi al sindacalismo rivoluzionario, si sposta a Genova, dove per circa un anno dirige la Camera del lavoro sindacalista. A Ferrara, dal 1907, è tra i capi del sindacalismo rivoluzionario e dal 1910 dirige il settimanale "La Scintilla". Nell'estate del 1912 fugge a Trieste, per sottrarsi a una condanna per reati a mezzo stampa. Espulso dal governo austriaco ma amnistiato, ritorna a Ferrara e si impegna nelle lotte agrarie. Interventista, prende parte alla scissione di minoranza dall'Unione sindacale italiana (settembre 1914) ed è tra gli organizzatori del Fascio rivoluzionario d'azione internazionalista, da cui nasce poi il Fascio d'azione rivoluzionaria. Dopo aver combattuto in guerra, per un breve periodo è redattore capo del "Popolo d'Italia". Presente alla fondazione dei Fasci di combattimento, entra a far parte del comitato centrale ed è fra i più stretti collaboratori di Mussolini, che nell'ottobre 1919 lo invia a Fiume per stringere accordi con D'Annunzio. Nel novembre 1921 entra nel comitato centrale del PNF e ne diventa poi segretario generale. Nella primavera-estate del 1922 è alla testa dello squadrismo ed è uno dei quadrunviri della "marcia su Roma": il suo ruolo è decisivo nello spingere Mussolini all'azione.Pur non condividendo le scelte di Mussolini nella formazione del suo primo governo, assume in novembre la carica di segretario generale al ministero degli Interni, conservando la carica di segretario del PNF fino all'ottobre del 1923, quando è costretto a dimettersi per contrasti con Mussolini nella gestione del caso Rocca. Fascista intransigente, ma contrario alla prevalenza del partito sugli organi dello Stato, è il primo ideatore della legge maggioritaria che sarà approvata nell'estate del 1923. Nel 1924 è membro della commissione elettorale (la "pentarchia") che stabilisce la composizione del "listone" fascsita. Dopo il delitto Matteotti, è oggetto di attacchi scandalistici anche da parte di ambienti fascisti del Viminale e se ne lamenta personalmente con Mussolini. Sottosegretario di Stato ai Lavori pubblici nel 1925, si dedica prevalentemente agli interventi in Calabria, dove si è creato una solida base di potere. Nel 1928 è sottosegretario agli Interni e nel 1929 diventa ministro dei Lavori pubblici, ma dirada gli impegni a causa di una grave malattia. Muore in una clinica romana nel febbraio 1930.


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