Volontario nella Grande guerra in un reggimento di artiglieria, trascorre quattro anni al fronte,
divenendo capitano nel 1917 e guadagnandosi tre croci al merito. Rimane in servizio attivo fino al 1923, ottenendo però l'autorizzazione a studiare legge all'università di Pisa,
dove si laurea nel marzo 1920. Nel dopoguerra è tra i principali organizzatori delle squadre fasciste pisane. Nell'aprile 1923 è eletto sindaco di Pisa; l'anno successivo diventa deputato.
Con la nomina a podestà e a segretario federale, diviene personaggio di spicco nella sua provincia, esercitando anche l'avvocatura. È anche presidente del Comitato pisano di azione dalmata
e console onorario della MVSN. Stimato per moderazione e capacità amministrative, dal maggio 1933 al febbraio 1943 è sottosegretario agli Interni. Nel corso di questo decennio assume
l'effettivo controllo sugli enti locali bilanciando, con la nomina di prefetti a lui fedeli, l'influenza dei segretari di partito; crea efficienti fonti di informazione a ogni livello
della società italiana, scavalcando la segreteria del duce; stringe stretti rapporti con Galeazzo Ciano e si sforza di contrastare l'espansione burocratica del PNF e di limitare l'effetto
delle leggi antiebraiche. Membro del Gran Consiglio del fascismo, il 25 luglio vota a favore di Mussolini. Nella RSI è ministro degli Interni fino al 12 febbraio 1945, quando, sollevato
dall'incarico da Mussolini, scompare nell'ombra. Arrestato dai partigiani il 26 aprile 1945 e processato da una corte straordinaria di assise, viene giustiziato il 10 luglio a San Vittore,
a Milano, dopo un fallito tentativo di avvelenamento.
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