Volontario nella campagna d'Africa del 1887-88, frequenta la scuola di guerra e nel 1897 ottiene l'idoneità al corso di abilitazione allo Stato maggiore; nel 1912 è capo di Stato maggiore dell'Intendenza in Libia. Durante la prima guerra mondiale è più volte decorato e diventa nel 1918 comandante di corpo d'armata. Iscrittosi al Fascio nel 1922, diventa uno degli uomini su cui punta Mussolini per organizzare la milizia fascista, di cui prepara l'ordinamento. Dopo aver guidato come quadrunviro la "marcia su Roma", diventa capo della Pubblica Sicurezza e della MVSN. Dopo il delitto Matteotti si dimette dalla direzione della Pubblica Sicurezza. Dal 1925 è nominato governatore della Tripolitania. Richiamato in Italia, nel 1928 diventa sottosegretario di Stato al ministero della Colonie e nel 1929 ministro. A partire dal 1930 inizia a elaborare i piani segreti per l'aggressione dell'Etiopia, e con lo scoppio della guerra, nel 1935, ne comanda le fasi iniziali, realizzando la conquista di Adua, Axum e Macallè. Sostituito da Badoglio alla fine di novembre del 1935, è nominato maresciallo d'Italia, ma non ricopre alcun incarico ufficiale fino al 1939, quando ispeziona le difese occidentali dell'Italia e presenta a Mussolini un rapporto sulla situazione morale e materiale dell'esercito. Nel giugno 1940 assume il comando delle armate del Sud. Contrario all'entrata in guerra dell'Italia, non svolge alcun ruolo nel conflitto. Nella seduta del Gran Consiglio del 25 luglio 1943 esprime il primo voto favorevole alla destituzione di Mussolini, dopo quello di Grandi. Viene arrestato il 4 ottobre 1943, processato a Verona da un Tribunale speciale della RSI e fucilato l'11 gennaio 1944.