Gli Uomini del Duce

Dino Grandi

Presidente della Camera
Mordano (BO) 1895 - Bologna 1988

Dopo aver combattuto durante la prima guerra mondiale, si laurea in legge a Bologna (1919) ed entra nei Fasci di combattimento romagnoli. Eletto deputato di Bologna alle elezioni del luglio 1921, deve rifiutare il mandato parlamentare perché non in possesso del requisito dell'età (sarà rieletto tre anni dopo). Nell'estate del 1921, guida la rivolta dello squadrismo agrario contro la dirigenza dei Fasci e cerca, senza successo, di strappare la leadership a Mussolini, con il quale si riconcilia nel congresso nazionale del novembre 1921. Da allora diventa l'interprete della tendenza moderata del fascismo. Sottosegretario dell'Interno nel 1924, diventa sottosegretario agli Esteri due anni dopo. Nel settembre 1929 diventa ministro degli Affari esteri. Sostenitore di una politica di concertazione con la Gran Bretagna, lascia il suo incarico alla testa del ministero per andare a Londra nel luglio 1932 come ambasciatore. Nell'aprile 1938 è tra i principali artefici dell'accordo anglo-italiano. Nel 1939 è richiamato in Italia per assumere le cariche di ministro guardasigilli e di presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni e presiede all'ultima fase della riforma fascista dei codici. Contrario all'entrata in guerra dell'Italia, nel febbraio 1943 lascia il suo incarico nel governo, ma resta presidente della Camera. Alla seduta del Gran Consiglio del 25 luglio 1943 propone una mozione di sfiducia verso Mussolini, che, approvata a maggioranza, decreta la fine della dittatura. Nell'agosto 1943 si rifugia in Portogallo. Al processo di Verona (gennaio 1944) è condannato a morte in contumacia. Dopo alcuni anni trascorsi in Brasile e in Spagna, rientra in Italia.

Documenti:
"Il Gran Consiglio ha aperto la crisi"


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