Laureato in scienze economico-commerciali e giornalista, si iscrive al movimento fascista il 30 giugno 1931. La sua carriera politica in seno al PNF inizia negli anni Trenta, quando viene nominato segretario del Gruppo universitario fascista (GUF) e membro del direttorio federale di Perugia (1932-35). Promosso alla carica di vicesegretario generale dei GUF (1935-37), entra come membro di diritto nel direttorio nazionale del PNF nel gennaio 1937, fino a quando il 23 febbraio 1939 viene nominato vicesegretario del partito, carica che ricopre per oltre tre anni. Nel marzo 1942 è vicepresidente della Corporazione carta e stampa e direttore generale della stampa italiana presso il ministero della Cultura popolare, incarichi che detiene fino al 25 luglio 1943, impegnandosi attivamente anche nell'organizzare i Littoriali della cultura e dell'arte e nel diffondere gli ideali del fascismo tra le nuove generazioni. Apprezzato giornalista e collaboratore di vari giornali ufficiali di regime ("Dottrina fascista" e "Roma fascista", tra i più noti) in cui si firma con lo pseudonimo di "Diogene", è direttore dell'"Assalto" di Perugia (1934-35) e condirettore di "Libro e Moschetto", l'organo dei GUF. Nel 1937 pubblica Essenza dei GUF, distribuito capillarmente a tutte le organizzazioni giovanili inquadrate dal regime. Dopo l'8 settembre 1943, diventa ministro della Cultura popolare nella RSI, scontrandosi ripetutamente con Junio Valerio Borghese, contrario alla soppressione del suo foglio personale "Orizzonte". Fedele a Mussolini fino all'ultimo, decide di seguirlo nella fuga verso la Svizzera. Viene fucilato dai partigiani insieme ad altri dirigenti fascisti, tra i quali Pavolini e Zerbino, e a Marcello Petacci, fratello di Claretta.
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