Le Tarantelle - capitolo 3

A cura di Enzo Morganti


PROLOGO

Siamo oramai alla terza puntata delle molte che ci aspettano ed è quella con cui salutiamo la zona del Salento pugliese, anche se, sicuramente, dovremo tornare a parlare dei balli di queste zone visto le iniziative, non solo musicali, che investono queste tradizioni, fenomeno oramai denominato da molti neotarantismo.


La danza delle spadeFoto di una "schemmata" del 1885 .ca in località Barcellona Pozzo di Gotto (Messina)

Non so bene perchè, ma ho una sorta di timore ad affrontare questo argomento. Probabilmente è legato ad un'aurea particolare fatta vivere a chi la conosce anche solo visivamente. Dopo aver fatto vari stage di ballo sulle danze salentine rimane ancora, per me, misteriosa, a parte le raccomandazioni degli insegnanti di averne il massimo rispetto quando si va, la notte tra il 15 ed il 16 Agosto, a Torrepaduli alla festa di s. Biagio e qualche sporadica dimostrazione oltre Torrepaduli stessa non si riesce ad andare.

Le origini di questa, danza non danza, sono, a detta dei salentini stessi, molto varie. Una di queste la vorrebbe introdotta, all'interno della ronda, dagli Zingari che nelle lunghe notti passate in attesa del mercato per vendere i loro cavalli, al calore dei fuochi, approfittavano per regolare così, tra di loro, antiche e nuove questioni. Probabilmente gli Zingari non sarebbero molto daccordo. Un'altra la fa risalire allo spirito focoso dei salentini stessi e perciò ad epoche molto antecedenti alle frequentazioni di quei lidi da parte delle varie tribù Tzigane. Fatto stà che comunque il cosidetto duello rusticano è una pratica comune che attraversa l'Italia tutta dal Nord al Sud, probabilmente importato dagli spagnoli che dominavano molte parti del paese attorno al XVII secolo. Basti ricordare le parole di una canzone del Nord ...buttami giu la giacca ed il coltello che devo vendicare il mio fratello...o scendere a Roma "Caput Mundi", dove troviamo fino al 1930 la figura dell'Er Più, mezzo spaccone, mezzo delinquente, prodotto delle rivalità tra i vari rioni romani, dedito alla pratica dell'uomo di coltello, figure comunque scomparse nel Nord "civilizzato" e che non lasciano traccia nei balli locali. Invece nel Sud queste pratiche appaiono legate, ancora oggi, a leggi d'onore e malavita lasciando tracce evidenti nella società e così nel ballo, che ne rappresenta la massima espressione sociale. Troviamo tracce di questo ballo dunque non solo nelle Tarantelle del Salento ma anche in quelle Calabresi e Siciliane.

All'inizio, in effetti, pensavo che la renitenza all'insegnamento di questo ballo da parte dei miei maestri fosse legata ad una sorta di naturale gelosia delle proprie tradizioni, componente che sicuramente esiste, ma, colloqui fuori dai denti avuti con loro mi hanno chiarito questo particolare. Il duello rusticano ha regole ben precise a cui risponde ed il rendere lapalissiane queste regole, per quanto l'arma sia oramai scarsamente usata in regolamenti di conti, risulta essere una specie di tradimento, di carognata, nei riguardi dell'organizzazione di questi tipi di società e perciò da non divulgare. Differenti idee hanno alcuni anziani di questi luoghi, in quanto vedono gradatamente scomparire una pagina della loro storia e vorrebbero tramandarla ai posteri, pensando così di far sopravvivere almeno, oltre che il loro ricordo, anche la loro cultura ed il loro senso dell'onore.

Il ballo salentino, si svolge, come nella Pizzica d'amore, all'interno della Ronda, il cerchio di persone e musicisti effettivo protagonista del ballo oltre alla coppia che si muove al suo interno. Esiste uno sfidato ed uno sfidante che, invitato all'interno del cerchio, dopo aver salutato l'antagonista inizia a studiare l'avversario ricevendo pari trattamento. La posizione è quasi sempre la stessa, il braccio sinistro è portato piegato davanti al corpo, anticamente veniva avvolto dalla giacca arrotolata attorno ad esso, pronto alle parate, mentre il braccio destro con le dita indice e medio poste a coltello è pronto alle finte ed alle stoccate. La sfida parte alternando i contendenti dallo sfidato che cerca di colpire lo sfidante in punti vitali e viceversa. Cosa importante da dire in tutto ciò la musica centra ben poco in quanto i duellanti non seguono il ritmo ed il fraseggio musicale all'interno della loro lotta ma bensì i ritmi e le leggi interne al duello stesso. La contesa ha termine quando uno dei due finisce a mal partito.

Pubblichiamo un'articolo preso dall'archivio di TERRE NEURE che riguarda proprio quest'argomento:

La Danza Scherma

a Torrepaduli

La tradizione della Danza - Scherma si è conservata negli anni in occasione della festa di S. Rocco, la notte del 15 agosto, a Torrepaduli. Qui, da tutta la penisola salentina, convengono i danzatori di scherma e i suonatori di tamburello. Per chi non conosce le regole della danza in atto: si vedono entrare nel cerchio uomini vestiti anche in modo normale, i quali sembrano affrontarsi in duello, ma non hanno arma tranne le mani che roteano, come le braccia, per affondare colpi o pararli. Le gambe seguono l'azione che è combattimento ma soprattutto passo di danza, con grazia e precisione di gesti e movimenti, la scherma danzata appunto. I due sfidanti si muovono come se avessero un coltello nella mano destra. All' improvviso uno affonda un assalto e quello toccato si ritira: la gente applaude il vincitore. Allora subentra un altro avversario o addirittura una coppia, per una nuova sfida di danza.

La rappresentazione folclorica prosegue per tutta la notte, dal tramonto del giorno 15 Agosto fino all'alba del 16, nello spazio antistante il Santuario di S. Rocco. Si suona e si danza ininterrotamente: i protagonisti dei duelli sono accompagnati da vigorosi tamburellisti, da canti, da suonatori di armonica e fisarmonica. Questa originale forma di danza - scherma che si può ammirare ogni anno a Torrepaduli, è apparentata con la famosa danza delle spade. Essa deriva certamente da un antico rito di sfida al coltello praticato dagli uomini litigiosi che si incontravano durante le fiere e i mercati. L'origine del duello è naturalmente da ricercarsi nei tipici regolamenti di conti fra uomini appartenenti alle famiglie d' onore ed in genere tra quelle categorie di persone abituate a risolvere in modo diretto le discussioni e le liti.

Col tempo il duello, che mirava esclusivamente al ferimento e all' eliminazione dell' avversario, si è trasformato in una pura azione dimostrativa, mimata senza armi vere ma con una simulazione rappresentata dal dito indice e dal dito medio protesi: i movimenti del corpo, sinuosamente studiati per schivare o affondare i colpi, devono essere gli stessi dei duelli del passato. La musica non doveva essere così indispensabile nel passato così come lo è oggi. La festa di S. Rocco infatti raduna i migliori tamburellisti e musicisti di strada del Salento e la scherma si amalgama meravigliosamente con i ritmi del tamburello e della pizzica - la forma locale di tarantella - in uno spettacolo fantasmagorico di suoni, coreografie e atmosfere.

Il Ballo di San Rocco

La festa di San Rocco (15 e 16 Agosto) è un grossissimo momento aggregante per tutte le popolazioni del Basso Salento. E' aggregante per ragioni religiose (un sentito culto devozionale per San Rocco che, secondo la leggenda, avrebbe servito i bisognosi in una vicina grotta e poi chiesto ad un pastorello di erigergli una chiesa in quel luogo) e per ragioni commerciali (una grandissima fiera mercantile e la Mostra Mercato Industria e Artigianato).

I fedeli arrivano a Torrepaduli da tutti i centri della regione e non sono pochi, ancora oggi, quelli che vi giungono a piedi, quasi a testimoniare la continuità di un culto molto sentito e che ha radici profonde nella tradizione salentina. Il livello di devozione e di pietà si manifesta in un rituale cui tutti aderiscono con trasporto: le tantissime confessioni, le lunghe visite al Santo toccato, baciato, sfiorato con i fazzoletti, la veglia notturna, la prima messa alle tre del mattino (affollatissima), la processione sono altrettanti momenti di un unico itinerario spirituale che i fedeli percorrono sempre identico a se stesso, e si ha l'impressione che il tempo qui si sia fermato. La festa di San Rocco è nota, anche al di fuori dei confini regionali, per i suoi aspetti più propriamente folkloristici. Ci riferiamo alla famosa "pizzica - pizzica", ballo che un tempo coinvolgeva un po' tutti, mentre oggi viene praticata da pochi gruppi di fedelissimi (si nota tuttavia un rinnovato interesse, specie tra i giovani, nella pratica di questa antica danza mimata). Si tratta di una vera tarantella popolare, simile a quella che ballano le "tarantate" di Galatina. Ma lì il mito evocato, e vissuto drammaticamente, è quello del morso della tarantola che rende "furiose" le donne fino a farle danzare freneticamente nella cappella di San Paolo per liberarsi dal male interiore. Qui il mito evocato, e vissuto gioiosamente, è invece quello del duello rusticano, la lotta dei coltelli, certo molto frequente nei rapporti di forza tra gli uomini del passato.

Il ballo di San Rocco è fatto di tanti saltelli ritmati dal suono forte e frenetico dei tamburelli di ampie movenze delle braccia che, stando larghe e distese, volteggiano nell' aria a volte scattando a saetta per colpire, con la punta dell' indice e del medio, il petto del ballerino avversario. Si mima così il combattimento coi coltelli che oggi non esistono più, ma un tempo erano reali, tant'è che il braccio sinistro veniva avvolto nella giacca o in altro indumento, a mo' di difesa. Modulo questo, tipico del duello camorristico dell'800, tanto che qualcuno fa risalire il ballo di San Rocco a una ritualizzazione del cerimoniale di lotta della camorra napoletana. Probabilmente però non è necessario andare tanto lontano per spiegare questo rito salentino. Quando si pensi all' estrema ignoranza e povertà vissuta sotto il giogo dello sfruttamento baronale fino ad almeno 50 anni fa, si comprende come il ricorso alla violenza, al coltello appunto, nel momento liberatorio e orgiastico della festa, fosse fatto quasi ovvio per risolvere contrasti insanabili, odii repressi, vendette covate a lungo.

E' un bivacco, la notte fra il 15 e il 16 agosto, intorno al Santuario di San Rocco a Torrepaduli: la gente balla freneticamente e suona e canta a squarciagola. Gli strumenti sono sempre gli stessi: tamburelli e armonica a bocca. La musica ossessiva e gli stornelli, in strettissimo dialetto, ripetono litanie laiche e profane che riecheggiano le tensioni e i conflitti dai quali nasceva l'esplosione di questa festa e dei suoi balli. La "pizzica-pizzica" resta ancora oggi un momento fra i più significativi della festa di San Rocco: depurata dalle implicazioni socio - economiche di un tempo diventa, al contrario, momento di aggregazione e di gioia collettiva, come dimostrano i tanti turisti che spesso si mescolano ai ballerini e ai suonatori, quasi a voler cercare con una danza propiziatoria, la liberazione dalle odierne tensioni

dall'archivio di . TERRE NEURE, Via Santo Spirito - Veglie (Lecce).


 

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