Le Tarantelle - capitolo 4

a cura di Enzo Morganti


Ci avviamo a parlare delle ultima forma delle Tarantelle pugliesi. Risalendo verso il Nord dal Salento, dopo esserci lasciati alle spalle Bari giungiamo nello sperone dell'Italia, il Gargano, compreso tra la foce del Fortore a Nord e quella del Calderaro a Sud, separato dall' Appennino dal Tavoliere delle Puglie. Tra le varie cittadine ricordiamo Vieste e Sannicandro che ritroveremo in seguito. In queste zone si trovano ancora tracce dei Tratturi, tra cui quello definito Reale, che partivano dagli Abruzzi ed arrivavano fino a queste zone, larghi 112 metri e testimoni del passaggio di milioni di capi di bestiame e della cultura popolare, trasportata dagli uomini e dagli strumenti che si portavano appresso.

In questo quadro aulico ed agreste troviamo alcune tradizioni musicali e di danza molto forti. Una di queste č proprio la Tarantella di Sannicandro, che crea quasi un capitolo a parte insieme a tutte le Tarantelle, definite del Gargano, che sono, ancora oggi eseguite in loco e che sfociano anche in un festival popolare a Carpino. Le Tarantelle del Gargano si dividono in pił generi, sono da ricordare quella Montanara (da monte s. Angelo, suonata in toni minori), quella Rodianella (da Rodi Garganico, suonata in tonalitą maggiori), quella Viestesana (dalla cittadina di Vieste e che viene suonata in modo misto),quella di Carpino ed altre che , variano, come nelle migliori tradizioni, di paese in paese, con piccole variazioni che le rendono perņ una diversa dall'altra. Questo tipo di musiche venivano adoperate soprattutto come serenate e sopravvivono anche alcune struggenti ninne nanne. La danza č una mimica del corteggiamento suonata con la partecipazione dei ballerini, a differenza delle Pizziche salentine, con l'uso delle nacchere, in un ritmo lento e regolare, (uno, due, uno due tre) che in concomitanza con i passi la trasformano in un ballo controllato e molto faticoso per i polpacci, ma come le Pizziche con poche figure, lasciando cosģ il tempo ai ballerini per l'introspezione ed il rapporto a due.

Le Tarantelle del Gargano sono state portate all'attenzione del grande pubblico attorno al 1975 dal gruppo di Musicanova guidato dai musicisti Carlo d'Angiņ ed Eugenio Bennato, che, cosģ cita una delle leggende, passando in quei luoghi, si trovIl maestro Sacco Andrea con la sua inseparabile chitarra battenteņ ad ascoltare degli anziani che suonavano questa musica e che, con scarsa convinzione, accettarono di insegnargliela. Successivamente il gruppo la incise su uno dei suoi dischi permettendo agli appassionati di venirne a conoscenza. Oggi č possibile vedere questi fantastici anziani ancora nei loro concerti, in giro per l'Italia, sono i Cantori di Carpino, il gruppo č composto da Andrea Sacco, il pił anziano dei musicisti essendo nato nel 1911, insieme ad altri due, Maccarone e Piccinino, accompagnati alcune volte da giovani del paese. Come molti musicisti, appassionati della loro cultura e del rapporto magico che creano con il pubblico, appaiono instancabili, nonostante la venerabile etą, suonando per ore ed ore.

Lo strumento principe di questo tipo di Tarantelle č la chitarra battente che accompagna i sonetti insieme alla chitarra francese ed al tamburello, le strofe originarie, ci tiene a dire Andrea Sacco sono quelle che gli sono state insegnate dagli anziani del paese quando lui era ancora bambino.

Le foto sono tratte e rielaborate, a scopo divulgativo, dall'opuscolo lezioni di Tarantella, un progetto di Eugenio Bennato.

 

LE OCCASIONI DEL CANTO

a cura di Salvatore Villani, l'articolo č tratto dal sito del festival.

 

La serenata ad personam (per conto proprio, quando era l'innamorato ad essere il cantatore, o su commissione) era in passato il momento pił importante per l'esecuzione di canti tradizionali di Carpino. Gli stessi canti che venivano utilizzati in una pluralitą di occasioni: nell'ambito dei lavori campestri, durante la pesatura del grano in estate, la raccolta delle olive in autunno; nelle feste, specie durante il carnevale, sulle melodie strumentali dei balli, sul ritmo delle varie Tarantelle alla muntanara. Non sappiamo se il ballo, diffuso anche in altre zone garganiche, avesse anche finalitą iatromusicali (ossia medicomusicali). Un riferimento bibliografico alla pratica del tarantismo nel Gargano, sembra confermare questa ipotesi. Cosi scriveva Michele Vocino nel 1914: "Dopo questa edificante esperienza in Puglia certo non vi furono pił dubbi, e ...forse non ve ne sarebbero nemmeno adesso tra i nostri contadini se ...la specie di questo venefico falangio non fosse andata distrutta, almeno sul Gargano! Infatti da quasi mezzo secolo non si trovano qui pił tarantole ! Ed č un peccato! Prima ogni morso del ragno determinava una festa: sotto la direzione del cosiddetto capo-attarantato si addobbava una camera in nero, o in verde, o in rosso, secondo le preferenze del morsicato, e questi si faceva ballare tra due specchi con due ragazze, a suon di tamburello e di chitarra battente, alla presenza di parenti e di invitati, ai quali si venivano servendo ciambelle e vino schietto. Adesso l'arte del capo-attarantato č morta perché le tarantole sono morte e non ne sono pił nate: ma anche l'arte affine del serparo č agonizzante, mentre di serpi ancora ne nascono e molte". Accanto ai canti di serenata e alle tarantelle esisteva, inoltre, un repertorio di canti di questua con accompagnamento strumentale che veniva eseguito dopo Natale fino a Carnevale compreso. La serenata a Carpino, come in altri paesi del promontorio, era di due tipi: d'amore e di sdegno. La serenata d'amore (purtą la canzonė) era suddivisa in sei parti: Il maestro Maccarone (voce e nacchere)

a) strofette di apertura (sunettė dė salutė)

b) strofette prima della canzone (sunettė primė dėlla canzonė )

c) canto a distesa, serenata vera e propria (canzonė)

d) strofette di scusa dopo la canzone (sunettė dė scusė dopė la canzonė)

e) strofette (sunettė)

f) strofette di commiato (la bonaserė).

La serenata di sdegno, invece, era caratterizzata da una successione di stramurtė, ad andamento sillabico. I testi dei canti dei sonetti di stramurtė, anche se di segno opposto a quelli d'amore, erano identici sotto il profilo musicale.


 

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Capitolo 3