A cura di Alessandra Persichetti

(Pubblicato sulla rivista N°10 Anno LI "VITA DELL'INFANZIA" a cura dell'Opera Nazionale Montessori)

 

"Il gioco libero": perché spesso è considerato una attività di ripiego nella scuola della primissima infanzia?

 

Fin dai tempi più lontani, il gioco infantile era considerato come un momento di ricreazione, come riposo e sollievo dopo uno sforzo, pausa salutare per riprendere le energie dopo un lavoro. Oggi, grazie al supporto di molti studiosi, facilmente possiamo contestare tale affermazione, in quanto si osserva che il bambino gioca anche in momenti della giornata in cui non ha certo accumulato fatiche, come ad esempio al mattino subito dopo il risveglio. Se si volesse rispondere in modo esauriente alle domande: cos'è il gioco? Perché i bambini giocano? La risposta sicuramente non risulterebbe univoca in quanto il nostro tema si presenta complesso e poliforme; infatti, a testimonianza di ciò possiamo trovare molte teorie che si dedicano alla risoluzione dei quesiti proposti. Nell'asilo nido spesso si sente parlare del gioco libero e , chi non ci vive associa "questa libertà" all'immagine mentale di un'intera sezione di bambini che giocherellano "con questo e quel giocattolo" senza meta. In realtà non è che ci si sbagli di molto, in quanto i bimbi sono liberi di giocare con quello che più gli piace, scegliendo di coinvolgere qualche amico nel loro gioco oppure di rimanere da soli. Non sono certo soggetti al "volere didattico" delle educatrici che in determinate occasioni, per scopi pedagogici, gli impongono di partecipare insieme al gruppo ad una attività strutturata. Il gioco libero spesso viene menzionato nella programmazione come attività di routine che va a colmare quegli spazi della giornata utili alle esigenze di tutti i bimbi, come: l'accoglienza, il pranzo, il cambio o la pausa prima del sonnellino. Non per questo tale attività deve essere considerata come un abbandono della programmazione didattica. Se si considerano tutte le sfaccettature che si celano dietro il gioco libero, questo non lo si definirebbe più semplicemente come un'attività di routine. Forse perché rappresenta un' attività didattica che richiede poco impegno sia da parte del bambino che dell'educatrice, in cui ambedue limitano i propri ruoli al vissuto momentaneo e in cui il bambino è padrone assoluto dello spazio circostante e l'educatrice è osservatrice di questo dominio. In questo contesto, inoltre, si da modo alle colleghe di poter effettuare quelle attività coatte, come il cambio, senza temere di risultare elemento di disturbo all'interno di un'attività di tipo strutturato, ad esempio un collage o una pittura collettiva. Quanti studiosi di pedagogia hanno fino ad oggi parlato di "libertà" nei riguardi del bambino? Maria Montessori riuscì a far ruotare l'intero universo attorno al bambino, gli creò un mondo adatto a lui, dando vita alla "casa del bambino" . Con l'attuazione della sua pedagogia scientifica lei stessa affermò: "Non dobbiamo partire da idee prestabilite sulla riuscita dell'attività , ma bisogna guardare la spontaneità e la libera manifestazione del bimbo che sicuramente ci riserverà grandi sorprese." Non dimentichiamo, poi, gli esperimenti condotti da A.S. Neill nella sua "Summerhill", scuola che lui stesso fondò nel 1921 per poter concedere ai bambini la libertà di essere loro stessi; la stessa libertà che gli forniva la possibilità di crescere secondo la loro natura biologica. Anche J.J. Rousseau con l' "Emilio", considerato un inno alla libertà, riuscì a dar prova che educando un bambino in libertà lo si renderà successivamente un uomo libero e felice. Lui stesso affermò: "la natura umana è in sé buona, ma deve svilupparsi nel tempo attraverso l'educazione; quindi il fine dell'educazione e quello della natura sono lo stesso fine" . Osservare un bambino alle prese con il gioco libero, favorisce l'educatrice nel conoscere la vera natura comportamentale di quell'individuo in erba. Gli esempi che si possono citare in merito possono essere infiniti, di seguito ne riporteremo solo alcuni, precisando che non sono più importanti di altri omessi. La scelta degli esempi è stata guidata dalla loro efficacia nel provare come sia possibile ritenere il gioco libero come l'attività didattica più completa che possa esistere, partendo dalla constatazione che in esso vengono racchiusi gli esercizi utili a stimolare tutte le aeree di sviluppo: da quella sensoriale, a quella cognitiva, a quella motoria ,,, Il bambino giocando liberamente effettua in modo spontaneo tutte quelle attività che quotidianamente le educatrici gli propongono in maniera complessa e strutturata. Prendiamo ad esempio un percorso motorio: l'educatrice lo propone con assi da percorrere, cerchi da attraversare, ostacoli da aggirare; la stessa attività il bimbo la compie in modo incosciente, nel gioco libero, quando corre per gli spazi del nido con un suo amichetto. Al posto dell'asse troverà il pavimento, al posto del cerchio troverà il tavolino sotto cui carponerà e al posto degli ostacoli troverà magari una sedia messa fuori posto. Grazie a questo tipo di gioco il piccolo stimola anche la sua fantasia, basti pensare che con l'ausilio di un paio di pentoline ci si può ritrovare in un mercatino senza neanche varcare la soglia della porta della sezione, oppure tornare nella cucina dove la sua mamma gli prepara la pappa. L'imitazione, in questa fascia di età, inizia ad avere un ruolo molto importante. Un esempio divertente è quando i bimbi imitano noi educatrici, allora si osserva subito che, magari avendo in mano "il libro della favola" preferita si mettono seduti su di una sediolina, anziché sul tappetone, e di li iniziano a narrare dicendo: "Allora bambini...." (foto 1 -Martina, 36 mesi, racconta una favola ai suoi compagni,,, imitando le sue educatrici-); oppure imitare le ausiliarie che fanno le pulizie al nido e per cui con una salviettina profumata, con cui magari si sono rinfrescati prima il viso, vanno allo specchio o sul tavolo ed iniziano a pulire. Il gioco libero favorisce molto la competitività nel bambino. Spesso si osservano bambini che scelgono lo stesso gioco, ove ce n'è possibilità e, si confrontano col dire " Ho finito prima io!" (foto 2 -Alessandra, 29 mesi, e Martina giocano entrambe agli incastri confrontando poi il loro operato), oppure in casi di egocentrismo predominante :" Aspetta che ti aiuto perché tu sei ancora piccolo!", ad esempio prendendo le tavole per gli incastri o più semplicemente con uno scarabocchio (foto 3 -Federico, 30 mesi, impacciato con una tavoletta degli incastri viene aiutato da Martina che afferma che lui è ancora troppo piccolo per quel gioco). Altre volte invece la competitività può dar sfogo ad attimi di ira, e questo è il classico caso di due bambini che si contendono lo stesso gioco. Nell'osservare il bambino che gioca in tutta libertà si può dedurre anche il suo tipo di carattere, se è più o meno remissivo o al contrario più o meno aggressivo. L'osservazione ideale è quando si ha modo di cogliere l'attimo in cui un bambino guardandosi in torno sceglie un gioco e, avviandosi verso di esso per prenderlo, un suo amichetto arrivato prima di lui glielo porta via. In tali osservazioni si assiste alle reazioni più disparate: bambini che cadono in crisi di pianto inermi sull'ultimo passo effettuato, altri che affrontano il compagno (il quale anche se ignaro dell'accaduto comunque ai loro occhi pensiamo venga visto come l'usurpatore del suo giocattolo), altri ancora che si girano e vanno alla ricerca di altri giochi e altri ancora che, invece, vengono a reclamare da noi educatrici quel giocattolo. Altro elemento importante del gioco libero è la socializzazione. Ci sono bambini che si raggruppano anche se giocano con giocattoli diversi (foto 4,-Sofia 30 mesi, attende che i suoi compagni finiscano l'incastro per leggere insieme un libro illustrato) altri che invece preferiscono rimanere per proprio conto (foto 5 -Carmine, 29 mesi, gioca da solo con il cagnolino elettrico... ) e altri bambini che magari riescono addirittura ad interagire con altri compagni giocando in gruppo o in coppia con lo stesso giocattolo (foto 5-bis -Chiara, 36 mesi, interviene nel gioco solitario di Carmine ed insieme giocano con il cagnolino elettrico). L'esempio eclatante in merito può essere il giocare con una palla o leggere insieme lo stesso libro. Grazie al gioco libero si possono anche osservare bambini che giocano insieme senza l'utilizzo proprio di "giocattoli fisici", ma limitando lo spazio libero per socializzare con altri bimbi prendendo a modello la quotidianità familiare, ad esempio imitando la mamma che invita il proprio figlio a vestirsi per andare a comperare la pappa o in casi "fobici", cioè dove l'episodio abbia forse causato un'azione traumatica nel bimbo, per andare dal pediatra perché si accusa una brutta tosse. In merito, alcune correnti di pensiero si sono dedicate a formulare alcune teorie, alla cui base predomina la condizione che a causa dell'attuale fenomeno di crescita zero (dove si hanno molti adulti e pochi bambini) il bambino è diventato un bene sempre più raro, destinato a gratificare le aspettative del genitore. In tale contesto il bambino si ritrova a sperimentare sempre di più la convivenza con gli adulti che non con i coetanei acquisendo così come modelli di riferimento quelli del mondo degli adulti, comprensivi di: orari di lavoro e scarso tempo libero. Troppo spesso il bambino viene privato dei suoi tempi e frequentemente anche dello spazio di cui necessita per muoversi, per correre e per giocare. Carenze che poi il bambino evidenzia, grazie al gioco libero, nella vita al nido. Nell'osservazione di questa attività è frequente il manifestarsi di comportamenti mediamente irruenti in bambini che nell'ambito familiare vivono in modo statico, giocano ma non possono dare libero sfogo al loro bisogno motorio semplicemente perché i genitori hanno un arredamento che si può rovinare urtandolo con il triciclo oppure perché la mamma ha appena finito di pulire la casa per cui il bimbo può continuare i suoi giochi solo nella sua camera. I risultati dell'osservazione, in questo caso, consistono in bambini che corrono sfrenatamente in lungo e in largo nella sezione, in altri che durante il racconto della favola non riescono a star seduti e in altri ancora che durante tale momento dedicato alla loro libertà si divertono ad arrampicarsi sul mobilio del nido,,,, fare insomma ciò che a casa non gli sarebbe mai e poi mai consentito. Nello svolgere la mia attività di educatrice ho avuto la possibilità di appurare come l'osservazione del bambino alle prese con il gioco libero sia un valido strumento di lavoro per le educatrici, anche in virtù del fatto che l'osservazione di questa specifica attività consente di verificare il grado d'inserimento di ogni singolo bambino all'interno del gruppo. Più esemplificativo in merito può risultare l'osservazione condotta sul campo, riguardante C. una bambina di 26 mesi. Le educatrici temevano che la piccola, pur frequentando il nido da due anni, non si fosse inserita perfettamente nella sezione in quanto, pur avendo raggiunto l'età di un evoluto sviluppo linguistico, C. ancora non esprimeva verbalmente i suoi bisogni anche se gestualmente si faceva comprendere. Grazie all'osservazione durante il gioco libero, si è potuto osservare che C. parlava anche loquacemente con i suoi compagni di giochi, smentendo ogni sospetto che la piccola fosse affetta da patologie linguistiche e mostrando anche un buon grado d'inserimento nel gruppo della sua sezione. L'unico problema che C. presentava, consisteva in un rifiuto verbale con le sue educatrici, nonostante riuscisse ad interagire positivamente con esse. Nel gioco libero, spesso, si ha modo di osservare anche la sensibilità più o meno sviluppata in ogni singolo bambino. Sensibilità che presto lo porterà ad una profonda conoscenza di sé come individuo. L'esempio più esemplificativo è quando si osserva un bambino che preso dal suo gioco si applica con tutte le sue forze, ma non appena si rende conto di essere osservato si divincola mostrandosi timido. Ed è proprio questo palese manifestarsi di sentimenti che portano a dedurre che il bimbo sta prendendo coscienza di sé. In ultima analisi, con il supporto delle teorie elaborate dai pedagogisti che hanno trattato, a vario titolo, il tema del gioco libero e della mia esperienza diretta quotidiana con la vita che il bambino sperimenta nell'ambito del nido, sento di poter affermare il primario ruolo svolto dal gioco libero nel contribuire a strutturare e formare la personalità del bambino stesso. E' mia convinzione che il metodo che più si presta ad uno studio del gioco libero è quello dell'osservazione. Gli esempi riportati, che non sono frutto di osservazioni casuali, ritengo siano il più valido indicatore dell'importanza da me attribuita al gioco libero. Naturalmente si tratta di un'attività che il bambino sperimenta in modi diversi a seconda che si trovi in casa o al nido, questo in virtù di ostacoli ed opportunità che trova in entrambi i contesti. Ostacoli ed opportunità che variano dal contesto - casa al contesto - nido e che incidono in maniera differente sulle valutazioni del significato da attribuire al gioco libero. Così in casa il limite può consistere in scarso spazio fisico a disposizione ed un'interazione quasi esclusiva con i soli genitori mentre al nido un fattore limite può essere la convivenza con gli altri bambini. Un'opportunità in casa può consistere in uno spazio e dei giochi esclusivi del bambino mentre nel nido possiamo trovare una relativa libertà di azione e la compagnia di coetanei. Intrecciando questi fattori scaturiscono scenari diversi, soprattutto si evince come mentre a casa il bambino, anche in presenza di fratelli o sorelle, gode di un consolidato possesso dei suoi giochi e del suo spazio, al nido ha di fronte uno spazio in cui muoversi liberamente ma anche altri bambini con cui dover condividere giochi e momenti della giornata. Per cui non bisogna rimanere sbigottiti se un'osservazione comportamentale effettuata a casa potrebbe differire completamente da un'osservazione fatta al nido.

( le osservazioni citate e documentate da materiale fotografico sono inerenti ai bambini frequentanti l'asilo nido "AXEL" gestito dall'Azienda Servizi Pubblici spa del comune di Ciampino -Roma-)

Bibliografia:        * M. Montessori, Il segreto dell'infanzia

                               * A. S. Neill, Questa terribile scuola

* J. J. Rousseau, Emilio

                                                        * A. Ferrìere, L'Attività spontanea nel fanciullo