Piattaforma Azione Studentesca - Documento rivendicatorio sulla scuola

UNO STRUMENTO DI LIBERTÀ…
Questo opuscolo nasce dalla volontà di fare chiarezza sulla situazione della nostra scuola, alla luce della protesta studentesca in atto. Non vogliamo essere gli unici portatori della verità, vogliamo semplicemente fornire agli studenti, e a chiunque sia interessato a capire, uno strumento capace di fornire dei dati reali sui quali confrontarsi.
Nel corso degli anni il movimento studentesco, con le sue rivendicazioni, le sue battaglie, le sue vittorie, si è caratterizzato per la capacità di fare proposte concrete e dare risposte reali, e si è costruito con molta fatica quella credibilità che sta alla base di ogni forma di istituzionalizzazione delle rappresentanza degli studenti.
Oggi, invece, si ha come l'impressione che la protesta sia mossa non dalla volontà di difendere i diritti degli studenti, ma dalla necessità di strumentalizzare il movimento studentesco per fare gli interessi di qualche partito dell'opposizione al Governo. Si ha questa impressione perché la maggior parte delle colpe che vengono imputate al Ministro Moratti sono tristemente campate in aria, come se ci fosse una volontà imposta dall'alto di portare avanti la protesta senza che ce ne siano i motivi, con il risultato che gli studenti diventano delle marionette dei potenti.
Troppe cose non tornano. Non torna, ad esempio, perché dopo essere stati zitti nei sei anni durante i quali Berlinguer e De Mauro distruggevano la scuola italiana a suon di Leggi e Decreti, si sia oggi deciso di fare lo sciopero della fame contro una riforma che non c'è (l'unico atto ufficiale che esiste è un documento di otto saggi sul quale si confronteranno tutte le parti in causa, non c'è una proposta di legge…). Non torna il motivo per cui si decide di occupare le scuole contro la parità scolastica della Moratti, che non ha mai parlato di parità, facendo finta di non sapere che c'è una Legge del 2000 (Governo D'Alema) che permette il finanziamento alle private, Legge contro la quale, al tempo, nessuno ha protestato.
I nostri diritti non possono essere sottomessi ad un interesse di partito. I nostri diritti, e quelli degli studenti che verranno dopo di noi, sono cosa ben più importante, ed è nostro dovere difenderli. Per questo continueremo a batterci, continueremo a portare avanti le nostre rivendicazioni, ma vogliamo rimanere studenti, non vogliamo essere dei piccoli politicanti. Ed è per questo che abbiamo scritto questo opuscolo - che racchiude i testi di molte leggi e documenti nonché alcune delle proposte principali di Azione Studentesca - perché ognuno possa giudicare sulla base di dati reali e pensare con la propria testa, e non con quella di chi vuole utilizzarci per difendere una poltrona. Solo quando saremo in grado di giudicare autonomamente quello che ci accade attorno, potremo considerarci liberi…


RIORDINO DEI CICLI SCOLASTICI - COMMISSIONE BERTAGNA

L'unico reale atto ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione. Occorre ricordare, a tal proposito, che il documento della commissione di saggi incaricata dal Ministero di immaginare le linee guida per il riordino dei cicli scolastici - all'indomani dell'abolizione, giustissima, della Legge 30/2000 di Berlinguer - non costituisce che un'ipotesi, e in nessun caso è vincolante nei confronti del Ministero. Il Ministro, convocando gli Stati Generali della Pubblica Istruzione per discutere il documento, ha dimostrato la volontà di confrontarsi con tutte le anime della scuola. Il fatto che il documento Bertagna sia ad oggi modificabile sulla base del confronto che uscirà dagli Stati Generali è sintomo della volontà di portare avanti una riforma partecipata e condivisa, anche e soprattutto dagli studenti. Quelli che intendono organizzare un "controforum" dimostrano di fuggire dal confronto, forse perché sarebbe difficile portare avanti rivendicazioni campate in aria davanti a chi può smentirle…


LE PROPOSTE IN BREVE

Nel tentativo di sintetizzare, la proposta di riforma della Commissione Bertagna (può aiutare il prospetto allegato) si può riassumere nei punti seguenti:
" Orientamento obbligatorio per gli studenti delle scuole superiori
" Istruzione e formazione per tutti fino a 18 anni (elevamento dell'obbligo a 12 anni, dai 6 ai 18 anni);
" riconoscimento della frequenza della scuola dell'infanzia, che resta facoltativa e triennale, come uno degli almeno 12 anni di istruzione/formazione necessari per ottenere una Qualifica (oggi ne bastano 10);
" mantenimento della struttura ordinamentale attuale per la scuola primaria (cinque anni) e per la scuola media (tre anni); scelta degli studi secondari, quindi, a 14 anni, come adesso, e non più a 13, come previsto dalla legge 30/2000. Resta inteso che dopo questa scelta lo studente può sempre cambiare idea, trattandosi di percorsi formativi caratterizzati dalla massima flessibilità;
" suddivisione di questi due cicli ordinamentali in 4 cicli biennali unitari sul piano della continuità didattica e organizzativa, nonché in due cicli quadriennali per le attività dei Laboratori;
" accesso all'università anche per i diplomati della formazione secondaria a tempo pieno o in alternanza scuola-lavoro;
" possibilità di scelta per tutti tra università e formazione superiore con corsi di preparazione per chi ne ha bisogno;
" per promuovere il profilo finale degli allievi e gli obiettivi didattici specifici ad esso relativi, disponibilità, per gli allievi e le famiglie, di affiancare all'orario obbligatorio di 825 ore annuali quello facoltativo fino a 300 ore annuali, da svolgersi in laboratori di Informatica, Lingue straniere, Attività motorie e sportive, Attività espressive (teatro, musica, pittura, cinema, fotografia…), Recupero e sviluppo degli apprendimenti;
" tre possibilità per giungere all'istruzione e alla formazione superiore oppure per entrare nel mercato del lavoro: la prima si riferisce all'istruzione secondaria (Licei), la seconda alla formazione secondaria a tempo pieno (Istituti), la terza alla formazione secondaria in alternanza scuola-lavoro;
" potenziamento della formazione superiore, chiamata a diventare sempre più concorrenziale con i corsi universitari e a distribuirsi su un arco temporale da un trimestre a sei semestri;
" accertamento della preparazione degli studenti in ingresso all'istruzione universitaria e alla formazione superiore;
" possibilità, per chi risultasse carente, di frequentare per il tempo necessario (da un mese ad un anno) moduli specifici di riallineamento contenutistico e metodologico, organizzati in collaborazione tra l'università e la formazione superiore e la scuola secondaria.

RIVENDICAZIONI

" Elevazione dell'obbligo scolastico a 12 anni, articolazione unitaria della scuola dai 6 ai 14 anni che permetta un maggiore raccordo ed una maggiore fluidità tra l'ultimo anno della scuola primaria ed il primo della secondaria di I grado e tra l'ultimo anno della scuola secondaria di I grado e gli studi successivi, nonché la necessità di eliminare i numerosi danni causati dall'attuazione della Legge 30 in materia di riordino dei cicli scolastici, rispondono perfettamente alla nostra impostazione, ferma restando la necessità di un confronto articolato sulla riforma curricolare dalla quale il riordino dei cicli scolastici non può prescindere.
" L'impostazione generale fornita dai punti all'esame della commissione sembra scongiurare di fatto il maggiore pericolo individuato da Azione Studentesca nella "Riforma Berlinguer", cioè la volontà di uniformare il livello culturale e educativo (intendendo per livello culturale e educativo non già la pari opportunità per tutti di raggiungere elevati livelli culturali e di conoscenza, assolutamente doverosa, ma la capacità di ogni singolo soggetto di portare alla massima espressione le proprie capacità ed attitudini) attraverso un'offerta formativa che poco spazio lascia allo sviluppo delle facoltà individuali. Tendenza, questa, figlia della dannosa impostazione che mira a distruggere, in nome dell'uguaglianza universale, le identità e le differenze, patrimonio, a nostro avviso, di inestimabile valore. Immaginare una scuola che intenda fornire a tutti pari opportunità formative e culturali per ottenere il massimo sviluppo possibile della personalità e delle competenze che verranno messe a disposizione della società, altro non rappresenta che il mantenimento di un filo conduttore con la grande tradizione culturale italiana. Già da tempo abbiamo contestato l'incapacità della scuola italiana, i cui programmi risalgono alla riforma Gentile, di raccordarsi con il mondo del lavoro, ed abbiamo rivendicato la necessità di una riforma profonda che fosse in grado di valorizzare,, a fianco della tradizione culturale classica, la formazione necessaria all'inserimento professionale. L'ipotesi di un "percorso graduale e continuo di formazione professionale parallelo a quello scolastico ed universitario dai 14 ai 21 anni" pur rispondendo, dunque, ad un'esigenza sentita, necessita tuttavia di alcuni punti fermi, senza i quali non condivideremmo l'impostazione generale data al nuovo sistema di istruzione: Uno studio mirato alla formazione professionale, soprattutto se intrapreso a 14 anni, non può prescindere dal mantenimento di un percorso di cultura generale necessario alla costruzione dell'uomo prima che del lavoratore, indispensabile all'educazione di cittadini maturi, consapevoli della propria identità, che abbiano capacità critica, versatilità, valori di riferimento. Questo perché la scuola deve anzitutto educare, poi insegnare, ma anche perché è principalmente attraverso l'istruzione che una nazione mantiene vive le proprie specificità e tradizioni. Se puntassimo alla costruzione di tecnici specializzati, privi di consapevolezza rispetto ai principi etici, morali, ai valori tradizionali - retaggio di una cultura millenaria - che regolano il funzionamento della società, non avremmo raggiunto l'obiettivo principale che la scuola deve porsi, cioè quello di crescere nuove generazioni di cittadini, una nuova classe dirigente che incarna il proprio passato per proiettarsi nel futuro. Partendo da queste riflessioni, riteniamo che il percorso di formazione professionale debba essere comunque accompagnato ad un percorso di cultura generale almeno fino ai 18 anni, e proponiamo l'insegnamento obbligatorio di materie che contribuiscano allo sviluppo di una cittadinanza matura, quali nozioni di diritto.
" Ci lascia perplessi la possibilità di ridurre da cinque a quattro anni la scuola superiore, ed in particolar modo la formazione di carattere liceale; ridurre i licei a quattro anni equivale a snaturarne il percorso. Occorre, a nostro avviso, immaginare una formula che permetta di mantenere i cinque, e non quattro, anni di liceo all'interno dei dodici anni dell'obbligo scolastico;
" Fermo restando il piano di studi nazionale obbligatorio, consentire il massimo sviluppo delle capacità di tutti equivale a fornire il maggior numero possibile di servizi, ovvero di insegnamenti extracurricolari ma anche di strumenti finalizzati alla crescita ed all'aggregazione, intesa come appartenenza, comunità. A tal fine occorre immaginare, nell'ambito dell'autonomia scolastica, una forte valorizzazione delle attività complementari, anche autogestite, già previste dal DPR 567/96, che fummo i primi a proporre. Immaginare la scuola come luogo della principale crescita sociale degli studenti, incrementare attività non solo curricolari ed extracurricolari, ma connesse allo sport, alla musica, al teatro, al recupero dei saperi e delle arti tradizionali, permetterebbe di colmare il grande vuoto rappresentato in Italia dalla mancanza di luoghi reali di aggregazione giovanile, un vuoto che ha di fatto contribuito all'incremento di fenomeni degenerativi quali i centri sociali, luoghi all'interno dei quali dilagano la violenza, l'intolleranza e l'istigazione all'utilizzo di sostanze stupefacenti. L'ipotesi di affiancare all'orario obbligatorio un orario facoltativo rientra perfettamente in tale quadro. Tuttavia, insegnamenti come l'educazione fisica non possono assolutamente essere relegati al ruolo di attività facoltative; occorre, di contro, valorizzarne il ruolo educativo e formativo, tanto da garantire a livello nazionale l'inserimento di tali discipline nell'orario obbligatorio, indipendentemente dal modulo didattico prescelto;
" la proposta di "ridare valore e incidenza, anche ai fini della prosecuzione, senza interruzioni e ripetizioni di singole tappe del percorso degli studi, alla valutazione del comportamento in classe e alla capacità di stabilire relazioni positive con gli altri studenti e con i docenti, dimostrando di aver raggiunto il grado di maturità nei rapporti sociali corrispondente al livello del sistema educativo al quale si è giunti" ci trova completamente contrari; troppo spesso il cosiddetto "voto di condotta" è stato utilizzato dal corpo docente come strumento intimidatorio nei confronti degli studenti; si è in alcuni casi, arrivati all'aberrazione di punire attraverso il voto di condotta gli studenti che avevano idee, in particolare politiche, difformi da quelle dei docenti. La maturazione degli studenti viene valorizzata non già dall'utilizzo di strumenti repressivi, ma dalla capacità del corpo docente di comprendere il complesso mondo adolescenziale;
" Ci trova invece completamente d'accordo - poiché risponde alla necessità di ottenere il massimo sviluppo per ognuno - la possibilità di predisporre piani di studio personalizzati (fermi restando gli insegnamenti obbligatori) che consentano una completa maturazione delle singole identità e specificità, anche attraverso il primato dei vincoli di risultato su quelli di percorso.
" L'autonomia scolastica (ovvero dei Centri per la formazione), se condotta in maniera adeguata, ha le caratteristiche per avvalorare il processo in oggetto e il principio generale che lo supporta. Proprio a causa della sua importanza, però, l'autonomia scolastica non può essere demandata all'esclusivo governo dei Capi d'Istituto. Già da tempo Azione Studentesca ha rivendicato la necessità di una riforma profonda degli organi collegiali, capace di coinvolgere attivamente nelle scelte tutte le componenti scolastiche, prima fra tutte quella degli studenti, principali fruitori delle scelte effettuate. La partecipazione attiva degli studenti al processo dell'autonomia scolastica favorisce, inoltre, la maturazione dei soggetti attraverso una responsabilizzazione necessaria, al di là della demagogia con la quale troppo spesso si è parlato di "centralità dello studente".

ORGANI COLLEGIALI E RAPPRESENTANZA STUDENTESCA

Nel corso degli anni la rappresentanza istituzionale degli studenti ha fatto molti passi avanti, grazie alla credibilità di un movimento studentesco che, a differenza di quello di oggi, ha saputo caratterizzarsi con una partecipazione attiva alle iniziative dei Ministri della Pubblica Istruzione. Oggi, dopo anni di battaglie, vantiamo diversi organi di rappresentanza istituzionale, tra cui il Forum delle Associazioni Studentesche - che nasce da una proposta di Azione Studentesca e istituisce un tavolo di confronto permanente tra il Ministero della Pubblica Istruzione e le associazioni di tutela del diritto allo studio maggiormente rappresentative - e le Consulte Provinciali degli studenti, organi di rappresentanza elettiva a livello territoriale che permettono lo svolgimento di numerose attività anche attraverso lo stanziamento di fondi specifici da parte del Ministero.
Tuttavia, Azione Studentesca ha sempre rivendicato la necessità che si procedesse ad una riforma degli organi collegiali interni alla scuola (Consiglio d'Istituto etc.) soprattutto all'indomani dell'entrata in vigore dell'autonomia scolastica, che demanda alla gestione delle singole scuole gran parte del funzionamento delle stesse. Ad oggi l'autonomia scolastica viene demandata quasi esclusivamente ai presidi, mentre riteniamo che ci debba essere un governo collegiale capace di rappresentare equamente tutte le componenti interne alle scuole, prima fra tutte quella studentesca.
Il Ministro Moratti non si è ancora espresso sul tema del riordino degli organi collegiali, anche perché, in realtà, questa competenza spetta non al Ministero ma al Parlamento. Esiste una proposta di legge promossa da Forza Italia, ancora non discussa alla Camera, che individua gli organi di Governo dell'autonomia scolastica. Riportiamo qui di seguito il testo integrale della proposta di Legge, e la posizione di Azione Studentesca sulla stessa:

XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 2010
PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

(Governo delle istituzioni scolastiche).

1. Al governo delle istituzioni scolastiche concorrono i docenti, i genitori, gli alunni e gli enti locali secondo i princìpi della presente legge.
2. Le istituzioni scolastiche, nell'esercizio della propria autonomia, disciplinano la composizione e il funzionamento degli organi di governo secondo i princìpi della presente legge.
3. Gli organi di governo concorrono alla definizione degli obiettivi educativi e formativi, attraverso percorsi articolati e flessibili coerenti con l'autonomia scolastica, che trovano compiuta espressione nel piano dell'offerta formativa, comprensivo delle diverse opzioni eventualmente espresse da singoli o da gruppi di insegnanti nell'ambito della libertà di insegnamento. Essi valorizzano la funzione educativa dei docenti, il diritto all'apprendimento e alla partecipazione degli alunni alla vita della scuola, la libertà di scelta dei genitori ed il patto educativo tra famiglie e docenti.
4. L'organizzazione delle istituzioni scolastiche è improntata al principio della distinzione tra funzioni di indirizzo, che spettano agli organi di governo, e compiti di gestione, che spettano al dirigente scolastico.

Art. 2.

(Organi delle istituzioni scolastiche).

1. Gli organi delle istituzioni scolastiche sono:

a) il consiglio di amministrazione di cui agli articoli 3 e 4;
b) il collegio dei docenti di cui all'articolo 5;

c) gli organi collegiali di valutazione degli alunni di cui all'articolo 6;

d) il nucleo di valutazione di cui all'articolo 7.

Art. 3.

(Consiglio di amministrazione).

1. Il consiglio di amministrazione, nei limiti delle disponibilità di bilancio, e nel rispetto delle scelte didattiche definite dal collegio dei docenti, ha compiti di indirizzo generale delle attività dell'istituzione scolastica. Esso, su proposta del dirigente scolastico:

a) delibera il regolamento relativo al proprio funzionamento, comprese le modalità di elezione, sostituzione e designazione dei suoi membri;

b) approva il piano dell'offerta formativa;

c) approva il bilancio di previsione annuale ed il conto consuntivo;

d) delibera il regolamento di istituto, che definisce i criteri per l'organizzazione e il funzionamento dell'istituzione scolastica, per la partecipazione degli studenti e delle famiglie alle attività della scuola, nonché per la designazione dei responsabili dei servizi e dei progetti;

e) nomina gli esperti di cui all'articolo 4 entro due mesi dalla prima convocazione successiva alla sua costituzione.

2. Il consiglio di amministrazione dura in carica tre anni scolastici ed è rinnovato entro il 30 settembre successivo alla sua scadenza.
3. In sede di prima attuazione della presente legge, il regolamento di cui al comma 1, lettera a), è deliberato dal consiglio di circolo o di istituto uscenti. Decorsi sei mesi dal suo insediamento, il consiglio di amministrazione può adottare modifiche ed integrazioni al regolamento deliberato ai sensi del presente comma.
4. Nel caso di persistenti e gravi irregolarità o di impossibilità di funzionamento o di continuata inattività del consiglio di amministrazione, il dirigente scolastico, al fine di assicurare lo svolgimento delle attività della scuola e l'assolvimento della funzione educativa, provvede al suo scioglimento, nominando un commissario straordinario che resta in carica fino alla costituzione del nuovo consiglio.

Art. 4.

(Composizione del consiglio
di amministrazione).

1. Il consiglio di amministrazione è composto da un numero non superiore a undici membri, ivi compreso il dirigente scolastico, che ne è membro di diritto. Nella composizione del consiglio deve essere assicurata una rappresentanza dei docenti, dei genitori e, negli istituti di istruzione secondaria superiore, degli studenti. Ne fanno parte altresì un rappresentante dell'ente tenuto per legge alla fornitura dei locali della scuola e, in numero non superiore a tre, esperti in ambito educativo, tecnico o gestionale.
2. Le modalità di costituzione delle rappresentanze dei docenti, dei genitori e degli studenti sono stabilite dal regolamento di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a).
3. Il consiglio di amministrazione è presieduto dal dirigente scolastico, il quale lo convoca e fissa l'ordine del giorno. Il consiglio si riunisce altresì su richiesta di almeno i due terzi dei suoi componenti.
4. Partecipa alle riunioni del consiglio di amministrazione, senza diritto di voto per le delibere riguardanti il bilancio, il direttore dei servizi generali e amministrativi, che svolge le funzioni di segretario del consiglio stesso.

Art. 5.

(Collegio dei docenti).

1. Il collegio dei docenti ha compiti di indirizzo, programmazione, coordinamento e monitoraggio delle attività didattiche ed educative. Esso provvede in particolare, alla elaborazione del piano dell'offerta formativa.
2. Il collegio dei docenti si articola in dipartimenti disciplinari, e può anche istituire ulteriori forme organizzative quali commissioni, gruppi di lavoro e di progetto, ritenute idonee allo svolgimento dei propri compiti. Tale organizzazione del collegio è recepita dal regolamento di istituto di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d).
3. Il collegio dei docenti è presieduto e convocato dal dirigente scolastico, che stabilisce l'ordine del giorno dei lavori.

Art. 6.

(Valutazione collegiale degli alunni).

1. I docenti, nell'esercizio della propria responsabilità professionale, valutano in sede collegiale gli alunni, periodicamente ed alla fine dell'anno scolastico, secondo modalità organizzative coerenti con i percorsi formativi degli alunni stessi indicate dal regolamento di istituto di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d).

Art. 7.

(Nuclei di valutazione di istituto).

1. Ciascuna istituzione scolastica costituisce, anche in raccordo con il servizio nazionale di valutazione, un nucleo di valutazione del funzionamento della scuola e della qualità complessiva del servizio scolastico, composto in prevalenza da esperti nel campo della valutazione, secondo modalità definite con il regolamento di istituto di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d).

Art. 8.

(Partecipazione e diritti degli studenti
e delle famiglie).

1. Le istituzioni scolastiche, nell'ambito dell'autonomia organizzativa e didattica riconosciute dalla legge, valorizzano la partecipazione alle attività della scuola degli studenti e delle famiglie, di cui garantiscono i diritti di riunione e di associazione.
2. Salvo quanto previsto dall'articolo 4, comma 1, ultimo periodo, il regolamento di istituto di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d), può stabilire altre forme di partecipazione dei genitori e degli studenti. Si applica anche ai genitori quanto previsto per gli studenti dall'articolo 2, commi 9 e 10, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249.

Art. 9.

(Abrogazioni).

1. Sono abrogate le disposizioni di cui alla parte I, titolo I, capi I, V, VI e VII, del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, incompatibili con la presente legge.


RIVENDICAZIONI

" Il termine Consiglio di Amministrazione, benché renda bene l'idea di un organismo di governo all'interno di scuole che si autogestiscono in termini amministrativi e finanziari, poco si addice al sistema scolastico. Suggeriamo di modificarne il nome.
" Ci trova completamente contrari la mancanza di garanzie a livello nazionale sulla rappresentanza degli studenti all'interno di questo organo, cosi come la scomparsa tra gli organi di governo della scuola del Comitato Studentesco, che racchiude i rappresentanti di ogni classe e rappresenta l'organismo di massimo confronto tra gli studenti all'interno delle singole istituzioni scolastiche.
" Rappresentanza nei Consigli di Amministrazione proporzionale al numero degli studenti, garantita a livello nazionale, paritetica a quella dei docenti;
" Costituzione obbligatoria in ogni scuola del Comitato Studentesco, che elabora proposte relative alla partecipazione degli studenti all'attività della scuola da sottoporre al Consiglio di Amministrazione, ed esprime pareri sulle iniziative intraprese dallo stesso;
" Le modalità di elezione delle rappresentanze interne alla scuole devono essere stabilite a livello nazionale, e non possono essere demandate all'autonomia scolastica;
" Concordiamo con la possibilità che all'interno del Consiglio di Amministrazione ci sia un rappresentante dell'Ente Locale competente in tema di edilizia scolastica. Tuttavia, riteniamo che il rappresentante degli Enti Locali debba essere considerato membro di diritto del consiglio esclusivamente nelle sedute riguardanti le specifiche competenze dell'Ente rappresentato.
" siamo contrari alla partecipazione di "esperti esterni in ambito educativo e gestionale", perché riteniamo che la gestione della scuola debba essere affidata all'esclusivo governo di chi la vive quotidianamente. Ciò non esclude che l'Istituto possa avvalersi, su temi specifici, di consulenze esterne. Peraltro, a meno che non si intenda stipendiare gli esperti - e non saremmo d'accordo su questa ipotesi - sarebbe difficile reperirli in tali quantità.
" Occorre fare maggiore chiarezza sulle competenze di ciascuno degli organi di governo individuati dalla proposta di legge, poiché sulla base delle competenze si stabilisce il reale peso di ogni componente interna alla scuola.


FONDI DI INVESTIMENTO E PARITÀ SCOLASTICA

Uno dei punti sui quali è stata fatta maggiore confusione. Si è detto che il Ministero della Pubblica Istruzione ha tolto fondi alla scuola pubblica per darli alle scuole private. Tutto falso.
Innanzitutto nella Finanziaria 2002 (bilancio di previsione dello Stato) non è stata tolta una lira all'istruzione pubblica, benché il Governo avesse la necessità di operare i tagli necessari a sanare il deficit pubblico di 25 mila miliardi, senza contare la guerra in atto e i costi che comporta per il Governo. L'istruzione, insieme alla sicurezza, è stato l'unico settore ad ottenere più risorse dalla legge Finanziaria. Il Ministro Moratti fin dal suo insediamento ha palesato la volontà di rendere il sistema dell'istruzione pubblica competitivo con gli altri sistemi europei, dotandolo di maggiori fondi di quelli stanziati dagli scorsi Governi.
Riportiamo qui di seguito alcuni documenti che possono aiutare a comprendere la situazione dei fondi sull'Istruzione:
Replica del Ministro Letizia Moratti nell'esame in Commissione VII, della legge finanziaria
L'istruzione è stato l'unico settore, insieme alla sicurezza e ai soggetti deboli, ad ottenere più risorse dalla legge finanziaria
Non si interviene sugli orari dei docenti, ma si chiede a tutti il rispetto dell'orario di lavoro. Disponibilità a introdurre correttivi, affidandoli alle decisioni delle stesse scuole per rendere la sostituzione del personale assente meno drastica
L'università: è previsto uno stanziamento di cassa superiore a mille miliardi superiore a quello di competenza. Edilizia universitaria: sono disponibili limiti di impegno per 15 miliardi che comportano 150 miliardi di investimento
Organici: va stabilizzato il personale della scuola in seguito ad una eredità negativa. Nel 1998 venne decisa una riduzione del 3% nel biennio 98/99. Il risparmio previsto di 1900 miliardi venne acquisito in anticipo ma la riduzione non venne applicata, anzi il personale docente aumentò di 55 mila unità e vennero assunti 94 mila ATA, aumentarono in modo incontrollato le supplenze
La legge finanziaria per il 2002 sconta una negativa situazione di partenza della finanza pubblica, gravata da un deficit superiore di 25 mila miliardi alle previsioni, cui si è aggiunta l'incertezza determinata dalla crisi internazionale e, ora, dalla guerra appena iniziata nella quale siamo coinvolti per la nostra appartenenza all'alleanza NATO.
Questa incertezza rende impossibile fare previsioni circa l'evoluzione dell'economia, quanto meno di qui alla fine dell'anno, ma certamente comporta, quanto meno ad oggi, un contesto economico-finanziario restrittivo. A ciò si devono aggiungere i vincoli del Patto di stabilità europea.
Questo ha costretto il Governo a rinviare gli investimenti necessari a rilanciare lo sviluppo e, oltre al rinvio degli investimenti, tutti i Ministeri hanno dovuto subire consistenti tagli, sia nel bilancio di assestamento 2001, sui beni e servizi, sia sul bilancio di previsione 2002.
Il nostro Ministero non ha subito tagli, come qui ho inteso da alcuni di voi, ed anzi ha avuto un incremento di risorse, sia pure contenuto, insieme al solo Ministero dell'Interno.
Segno, questo, della consapevolezza del Governo, oltre che di non poter rinviare le misure di sostegno delle situazioni di più forte svantaggio sociale, di non poter privare di investimenti la scuola; si tratta infatti di investimenti nelle risorse umane e nel futuro.
COMUNICATO STAMPA MINISTERO
AUMENTA A 281,809 MILIARDI IL BUDGET FINANZIARIO MESSO A DISPOSIZIONE DELLE SCUOLE PER L'ANNO SCOLASTICO 2001/2002

(Roma, 6 agosto 2001) Notevole risulta l'incremento di fondi per le istituzioni scolastiche rispetto al precedente anno scolastico. Infatti sia per i finanziamenti finalizzati ad azioni specifiche sia per i finanziamenti automatici, le scuole ricevono un ammontare complessivo di 281,809 miliardi.
Ecco come vengono suddivisi i finanziamenti alle scuole sulla base della circolare n.131 del 3 agosto 2001:
STANZIAMENTI SENZA VINCOLI DI DESTINAZIONE
" 123,809 miliardi per la realizzazione dei piani dell'offerta formativa delle scuole;
" 30 miliardi per le attività di formazione.
STANZIAMENTI FINALIZZATI PER AZIONI SPECIFICHE
" 80 miliardi per il Progetto Lingue 2000;
" 40 miliardi per le attività complementari e integrative a favore degli studenti;
" 8 miliardi per l'Accordo di programma Quadro per la valorizzazione della cultura e lingua sarda.
I 123,809 miliardi sono distribuiti, all' 82 %, direttamente alle scuole, tramite i Direttori regionali, in modo del tutto automatico e secondo i parametri oggettivi già utilizzati negli scorsi anni: tale somma (102,878 miliardi) rappresenta quasi il doppio dei 57,157 miliardi utilizzati nell'ultimo anno.
La restante parte della somma, circa 21 miliardi, pari al 18% dei 123,809 miliardi, è messa a disposizione delle Direzioni regionali al fine di consentire il finanziamento di "progetti speciali" delle scuole (Biblioteche, Musica, Scienze, Qualità, Patente informatica ed altro) mediante una programmazione delle attività aderente sia alle effettive priorità dei bisogni delle scuole di ciascuna regione rispetto alle finalità dei diversi progetti, sia ad eventuali ulteriori bisogni di intervento verificati dalle singole direzioni.
I 30 miliardi destinati alla formazione (somma superiore rispetto ai 21 dello scorso anno) vengono attribuiti alle scuole per il 90% secondo i parametri oggettivi già utilizzati in passato, mentre il 10% resta a disposizione dei Direttori regionali con obiettivi analoghi a quelli per la percentuale affidata in relazione ai progetti dei piani dell'offerta formativa.
Alle iniziative di formazione attivate dalle scuole statali e dalle Direzioni regionali, nei limiti delle disponibilità ad esse destinate, possono partecipare tutti i docenti, compresi quelli delle scuole paritarie.

In secondo luogo occorre ricordare che il finanziamento alle scuole non statali è stato previsto dal Governo D'Alema (Ministro De Mauro) con la Legge n. 62 del 10 marzo 2000. Attraverso questa Legge, della quale riportiamo il testo integrale, si adotta "un piano straordinario di finanziamento alle Regioni da utilizzare a sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie per l'istruzione mediante l'assegnazione di borse di studio di pari importo eventualmente differenziate per ordine e grado di istruzione". In sostanza viene concesso il famoso "buono scuola".
Ci chiediamo come mai quelli che oggi sono pronti a fare lo sciopero della fame contro la Moratti non abbiano detto niente nel marzo del 2000…


Legge 10 Marzo 2000, n. 62
" Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione"
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2000
Art. 1.
1. Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l'espansione dell'offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall'infanzia lungo tutto l'arco della vita.
2. Si definiscono scuole paritarie, a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti, in particolare per quanto riguarda l'abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, le istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali, che, a partire dalla scuola per l'infanzia, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da requisiti di qualità ed efficacia di cui ai commi 4, 5 e 6.
3. Alle scuole paritarie private è assicurata piena libertà per quanto concerne l'orientamento culturale e l'indirizzo pedagogico-didattico. Tenuto conto del progetto educativo della scuola, l'insegnamento è improntato ai princípi di libertà stabiliti dalla Costituzione. Le scuole paritarie, svolgendo un servizio pubblico, accolgono chiunque, accettandone il progetto educativo, richieda di iscriversi, compresi gli alunni e gli studenti con handicap. Il progetto educativo indica l'eventuale ispirazione di carattere culturale o religioso. Non sono comunque obbligatorie per gli alunni le attività extra-curriculari che presuppongono o esigono l'adesione ad una determinata ideologia o confessione religiosa.
4. La parità è riconosciuta alle scuole non statali che ne fanno richiesta e che, in possesso dei seguenti requisiti, si impegnano espressamente a dare attuazione a quanto previsto dai commi 2 e 3:
a) un progetto educativo in armonia con i princípi della Costituzione; un piano dell'offerta formativa conforme agli ordinamenti e alle disposizioni vigenti; attestazione della titolarità della gestione e la pubblicità dei bilanci;
b) la disponibilità di locali, arredi e attrezzature didattiche propri del tipo di scuola e conformi alle norme vigenti;
c) l'istituzione e il funzionamento degli organi collegiali improntati alla partecipazione democratica;
d) l'iscrizione alla scuola per tutti gli studenti i cui genitori ne facciano richiesta, purché in possesso di un titolo di studio valido per l'iscrizione alla classe che essi intendono frequentare;
e) l'applicazione delle norme vigenti in materia di inserimento di studenti con handicap o in condizioni di svantaggio;
f) l'organica costituzione di corsi completi: non può essere riconosciuta la parità a singole classi, tranne che in fase di istituzione di nuovi corsi completi, ad iniziare dalla prima classe;
g) personale docente fornito del titolo di abilitazione;
h) contratti individuali di lavoro per personale dirigente e insegnante che rispettino i contratti collettivi nazionali di settore.
5. Le istituzioni di cui ai commi 2 e 3 sono soggette alla valutazione dei processi e degli esiti da parte del sistema nazionale di valutazione secondo gli standard stabiliti dagli ordinamenti vigenti. Tali istituzioni, in misura non superiore a un quarto delle prestazioni complessive, possono avvalersi di prestazioni volontarie di personale docente purché fornito di relativi titoli scientifici e professionali ovvero ricorrere anche a contratti di prestazione d'opera di personale fornito dei necessari requisiti.
6. Il Ministero della pubblica istruzione accerta l'originario possesso e la permanenza dei requisiti per il riconoscimento della parità.
7. Alle scuole non statali che non intendano chiedere il riconoscimento della parità, seguitano ad applicarsi le disposizioni di cui alla parte II, titolo VIII del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, approvato con decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297. Allo scadere del terzo anno scolastico successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro della pubblica istruzione presenta al Parlamento una relazione sul suo stato di attuazione e, con un proprio decreto, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, propone il definitivo superamento delle citate disposizioni del predetto testo unico approvato con decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, anche al fine di ricondurre tutte le scuole non statali nelle due tipologie delle scuole paritarie e delle scuole non paritarie.
8. Alle scuole paritarie, senza fini di lucro, che abbiano i requisiti di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, è riconosciuto il trattamento fiscale previsto dallo stesso decreto legislativo n. 460 del 1997, e successive modificazioni.
9. Al fine di rendere effettivo il diritto allo studio e all'istruzione a tutti gli alunni delle scuole statali e paritarie nell'adempimento dell'obbligo scolastico e nella successiva frequenza della scuola secondaria e nell'ambito dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 12, lo Stato adotta un piano straordinario di finanziamento alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano da utilizzare a sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie per l'istruzione mediante l'assegnazione di borse di studio di pari importo eventualmente differenziate per ordine e grado di istruzione. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato su proposta del Ministro della pubblica istruzione entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i criteri per la ripartizione di tali somme tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e per l'individuazione dei beneficiari, in relazione alle condizioni reddituali delle famiglie da determinare ai sensi dell'articolo 27 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, nonché le modalità per la fruizione dei benefici e per la indicazione del loro utilizzo.
10. I soggetti aventi i requisiti individuati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 9 possono fruire della borsa di studio mediante detrazione di una somma equivalente dall'imposta lorda riferita all'anno in cui la spesa è stata sostenuta. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano disciplinano le modalità con le quali sono annualmente comunicati al Ministero delle finanze e al Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica i dati relativi ai soggetti che intendono avvalersi della detrazione fiscale. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica provvede al corrispondente versamento delle somme occorrenti all'entrata del bilancio dello Stato a carico dell'ammontare complessivo delle somme stanziate ai sensi del comma 12.
11. Tali interventi sono realizzati prioritariamente a favore delle famiglie in condizioni svantaggiate. Restano fermi gli interventi di competenza di ciascuna regione e delle province autonome di Trento e di Bolzano in materia di diritto allo studio.
12. Per le finalità di cui ai commi 9, 10 e 11 è autorizzata la spesa di lire 250 miliardi per l'anno 2000 e di lire 300 miliardi annue a decorrere dall'anno 2001.
13. A decorrere dall'esercizio finanziario successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, gli stanziamenti iscritti alle unità previsionali di base 3.1.2.1 e 10.1.2.1 dello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione sono incrementati, rispettivamente, della somma di lire 60 miliardi per contributi per il mantenimento di scuole elementari parificate e della somma di lire 280 miliardi per spese di partecipazione alla realizzazione del sistema prescolastico integrato.
14. È autorizzata, a decorrere dall'anno 2000, la spesa di lire 7 miliardi per assicurare gli interventi di sostegno previsti dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni, nelle istituzioni scolastiche che accolgono alunni con handicap.
15. All'onere complessivo di lire 347 miliardi derivante dai commi 13 e 14 si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni per gli anni 2000 e 2001 dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1999-2001, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l'anno 1999, allo scopo parzialmente utilizzando quanto a lire 327 miliardi l'accantonamento relativo al Ministero della pubblica istruzione e quanto a lire 20 miliardi l'accantonamento relativo al Ministero dei trasporti e della navigazione.
16. All'onere derivante dall'attuazione dei commi 9, 10, 11 e 12, pari a lire 250 miliardi per l'anno 2000 e lire 300 miliardi per l'anno 2001, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni per gli stessi anni dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1999-2001, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l'anno 1999, allo scopo parzialmente utilizzando quanto a lire 100 miliardi per l'anno 2000 e lire 70 miliardi per l'anno 2001 l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri, quanto a lire 100 miliardi per l'anno 2001 l'accantonamento relativo al Ministero dei trasporti e della navigazione, quanto a lire 150 miliardi per il 2000 e 130 miliardi per il 2001 l'accantonamento relativo al Ministero della pubblica istruzione. A decorrere dall'anno 2002 si provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni.
17. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

LE RIVENDICAZIONI

Dopo anni in cui lo Stato ha deciso di non investire sull'Istruzione, la situazione delle scuole italiane è tragica. E' assolutamente scontato ribadire la priorità che deve essere data all'investimento di fondi da parte del Governo sull'edilizia scolastica, così da sanare la drammatica situazione strutturale delle scuole, frutto di Governi poco attenti alle esigenze degli studenti. In questo quadro ci tranquillizzano le affermazioni del Ministro Moratti, che fin dal suo insediamento ha dichiarato la volontà del Governo di portare gli investimenti nella scuola, nell'università e nella ricerca, in cinque anni, ai livelli europei.
Riteniamo questa una assoluta priorità, anche per scongiurare, alla luce della legge sulla parità scolastica di Berlinguer, la possibilità che la scuola pubblica venga progressivamente abbandonata in favore della non statale. Il principio che deve rimanere alla base della parità scolastica è che la scuola pubblica deve essere messa nella condizione di competere con la privata.


LE PROPOSTE DI AZIONE STUDENTESCA

ABOLIZIONE DEL LIBRO DI TESTO OBBLIGATORIO
Stando ai Decreti Delegati, il libro di testo non dovrebbe essere imposto dal docente, ma consigliato. Sulla base di questo Azione Studentesca si batte da diversi anni, oltre che per l'istituzione del comodato dei libri di testo, per l'abolizione del libro di testo obbligatorio, per due ordini di motivi: uno di tipo economico e l'altro di tipo culturale. Quello di tipo economico è facilmente deducibile: permettere ad ogni studente di scegliere, il libro su cui studiare significherebbe spezzare la catena "truffaldina" che parte dall'autore del libro e arriva fino al rivenditore. Il motivo di tipo culturale dipende dal fatto che la cultura propinata nelle scuole italiane è a dir poco scadente e, comunque, decisamente faziosa. La stragrande, maggioranza dei libri di storia, ad esempio, ha raccontato i trascorsi del nostro paese solo in un senso, tralasciando consapevolmente e colpevolmente di approfondire le reali cause di interi avvenimenti storici. Chiediamo:
" che gli studenti e le famiglie possano scegliere liberamente i libri sui quali studiare. In questo modo si favorirebbe una cultura basata sul confronto. Per evitare possibili indecisioni da porte degli studenti si potrebbe comunque istituire un libro guida scelto dal docente e acquistato dalla scuola stessa.
" Comunque vada chiediamo che il parere degli studenti in merito alto scelta dei libri in consiglio di classe sia vincolante.
RIFORMA DEI CIC

L'apertura degli istituti il pomeriggio, lo svolgimento delle attività più disparate dallo sport all'arte, l'incontro tra i giovani, danno un ruolo determinante Alla scuola nella crescita di un adolescente. Di contro svariate indagini sociologiche evidenziano la fragilità emotiva e di personalità nei ragazzi tra I 15 ed i 20 anni. Diffusione di sostanze stupefacenti a livelli di vera e propria emergenza sociale, disturbi dell'alimentazione a livelli allarmanti, suicidi in crescita, abuso di alcool sono spie di un evidente grande disagio tra le giovani generazioni. Poiché' un ragazzo passerà sempre più tempo a contatto con le istituzioni scolastiche, in orario didattico o extracurricolare, e sempre a contatto con la famiglia che assolve sempre più a fatica il suo ruolo naturale a causa degli orari lavorativi dei genitori, per separazioni e divorzi, per media che lanciano messaggi sempre meno educativi. E' quindi nella scuola che si dovrà aiutare l'adolescente a vivere.
La legge 162/90 istituiva i C.I.C. (Centri Informazione e Consulenza) come luogo all'interno degli Istituti per prevenire il disagio giovanile ed indirizzare, soprattutto nelle attività pomeridiane, le problematiche degli studenti verso un approccio sano ed una loro risoluzione.
Dopo più di dieci anni possiamo sancirne il fallimento. Laddove sono stati realizzati, hanno mostrato tutti i loro limiti. Al di là dei problemi strutturali, il vero punto debole sta nel lasciare ad un docente della scuola l'organizzazione dello spazio e la sua gestione. Il problema principale è: quale studente andrebbe a raccontare i suoi problemi, le sue devianze ad una persona che magari l'ora successiva potrebbe trovare in cattedra in classe, o che potrebbe incontrare i genitori per illustrare il profitto del ragazzo? L'insuccesso dei CIC è fondamentalmente tutto qui. Altre scuole hanno provato a dare uno spazio ad uno psicologo o ad operatori del SERT, per superare la difficoltà degli studenti. Il più delle volte quella stanza è rimasta malinconicamente vuota, perché nessuno voleva recarsi da uno"strizzacervelli".
Tutto ciò non vuol dire che non si debba intervenire o che ciò che è stato messo in piedi sia una esperienza da buttare via totalmente.
A tale proposito si inserisce l'esperienza portata avanti dalla Amministrazione Provinciale di Roma che intuendo i limiti dei CIC, ha dati vita ad un'esperienza diversa, ma molto significativa. Ha affidato la gestione di uno sportello al servizio dei giovani all'interno delle scuole ad una Associazione che negli Istituti ricavava uno spazio per tre volte alla settimana per una psicologa e, con l'accordo dei Presidi un intervento di due ore in ogni classe di operatori specializzati sulle tossicodipendenze e situazioni connesse. La psicologa, giovane, che sapeva parlare ed ascoltare il linguaggio degli adolescenti, rimaneva il punto di riferimento dopo il passaggio degli operatori anch'essi abituati a stare in mezzo ai ragazzi e quindi a passare due ore con loro senza trasformare l'incontro in una noiosa lezione sulle droghe. I risultati sono stati esaltanti. In alcune scuole, pure laddove erano presenti i CIC od altre figure professionali, gli studenti facevano la fila per parlare con le psicologhe, che si facevano coinvolgere nel vissuto giovanile a ricreazione e in momenti appositamente fissati per tali incontri.
Questa ci sembra essere l'esperienza da portare avanti. Non possiamo continuare a lasciare una generazione da sola. L'ecstasi del sabato sera, l'anoressia, l'abuso di alcool sono delle richieste di aiuto che i più giovani ci lanciano. Un ministero della Pubblica Istruzione non può rimanere indifferente a tali problematiche.
Le nostre proposte sono:

1. riformare i CIC dando in affidamento il servizio a delle Associazioni, Cooperative e Comunità di recupero con provato curriculum in questo campo;
2. istituire presso il Ministero un albo dei soggetti in grado di svolgere tale servizio osservandone la compatibilità con le finalità che il Ministero stesso si pone (esempio: se il Governo è contrario alla legalizzazione delle droghe leggere , non potrà affidare il servizio ad una Associazione che ritiene invece tale liberalizzazione possibile);
3. istituire nell'orario scolastico il tempo e lo spazio per interventi diretti nelle classi di esperti che sappiano "agganciare" gli studenti, senza paternali, ramanzine o lezioni a tema.