Un Ballo in Maschera

Guida all'ascolto e riassunto



Home

Senza dubbio una delle più emozionanti opere che Verdi abbia mai scritto, e anche tra quelle che hanno avuto più successo.

La nascita
Un Ballo in Maschera, tratto dal Gustavo III di Svezia di Eugène Scribe, ha avuto una nascita alquanto travagliata, dovendo essere rappresentata a Napoli nel 1858, ma potendo andare in scena solo un anno dopo a Roma per problemi di censura.
Si proponeva infatti a Verdi un gran numero di cambiamenti - e di non poca portata - per rendere l'opera "adatta" ai napoletani, come l'eliminazione dell'idea di sovrano dal libretto: essendo Napoli un regno all'epoca non poteva essere messa in scena un'opera dove un re fosse ucciso, per di più dal suo migliore amico, e infine dopo avergli quasi violato la moglie...
L'opera, che all'epoca si doveva chiamare "Vendetta in domino", sempre con riferimento alla scena finale del ballo mascherato, non fu rappresentata, e Verdi rischiò addirittura di dover rifondere l'impresario, ma alla fine fu raggiunto un accordo seguendo il consiglio del re di Napoli di ritirare la nuova partitura e di far rappresentare nuovamente il Simon Boccanegra.
Un Ballo in Maschera fu rappresentato l'anno dopo a Roma (dove peraltro una compagnia teatrale aveva rappresentato senza problemi il Gustavo III), con minimi cambiamenti: il re diventò un conte, e l'azione si spostò dalla Svezia del settecento alla Boston coloniale del seicento.

Riassunto
Atto I
Riccardo, conte di Warwick e governatore di Boston, è segretamente innamorato di Amelia, la moglie del suo consigliere Renato, ed è felice di vedere il suo nome nella lista degli invitati al prossimo ballo che si terrà a corte ("La rivedrà nell'estasi").
Nell'udienza del mattino Renato avvisa Riccardo di un complotto ordito ai suoi danni, ma questi non vuole sapere i nomi dei cospiratori per non macchiare il suo onore, sicuro dell'amore del suo popolo.
Entra poi il primo giudice, che reca una condanna all'esilio per stregoneria di una maga di nome Ulrica, che viene estemporaneamente difesa dal paggio Oscar ("Volta la terrea/fronte alle stelle").
Riccardo, privo di pregiudizi, propone a tutti di seguirlo, mascherato, nell'antro della strega, per investigare sulla fondatezza delle accuse ("Signori oggi d'Ulrica", pezzo d'insieme che chiude il primo quadro, che qualcuno ricorderà dopo averlo ascoltato in un recente film comico che ha avuto un certo successo).
Il secondo quadro dell'atto si apre sull'antro della strega ("Zitti... l'incanto non dèssi turbare"), che predice il futuro ad un soldato di Riccardo - e Riccardo stesso fa in modo che la previsione si avveri, mettendogli in tasca di nascosto dell'oro e una lettera di avanzamento di grado.
Arriva poi un servo di Amelia, che chiede di vedere la strega da sola. Escono tutti, tranne Riccardo, che resta nascosto e apprende che anche Amelia lo ama, ma che vuole dimenticarlo.
Dopo che la strega ha consigliato ad Amelia una pianta che produce l'oblio e le ha detto dove procurarsela, rientrano tutti e Riccardo si fa predire il futuro spacciandosi per un pescatore ("Di' tu se fedele il flutto m'aspetta").
La strega vede che Riccardo non è una persona qualsiasi ("È la destra di un grande") e prevede che sarà ucciso dal primo che gli stringerà la mano oggi. Riccardo è incredulo.
In quel momento entra Renato, Riccardo gli stringe la mano, proclama che è il suo più fedele amico, rivelandosi così per quello che è.
Sicuro della falsità della profezia, dopo che le ha fatto notare l'inefficacia delle sue doti per non averlo riconosciuto e per non sapere che il giudice la voleva bandire, Riccardo grazia la strega.

Atto II
È notte, e Amelia si è recata in un cimitero ("Ecco l'orrido campo") per raccogliere l'erba che le farà dimenticare il suo amore impuro, quando è sorpresa da Riccardo ("Teco io sto") che le dichiara il suo amore e la prega di ammettere il suo.
Poco dopo che Amelia ha ceduto e si è finalmente dichiarata arriva Renato, dicendo che un gruppo di congiurati aspettano Riccardo per ucciderlo.
Riccardo è costretto a fuggire, lasciando Amelia velata nelle mani di Renato, con la promessa che quest'ultimo non cercherà di scoprire chi sia la sua amante misteriosa.
Renato si imbatte nei congiurati, ne nasce un'alterco durante il quale cade il velo dalla testa di Amelia.
Mentre i congiurati non sospettano niente e credono che Renato sia andato nel cimitero con la moglie per qualche sua strana fantasia erotica ("Ve' se di notte"), Renato li invita il giorno dopo a casa sua.

Atto III
Renato minaccia Amelia di morte e si dispera per l'infedeltà della moglie, ricordandosi di quando lo amava veramente ("Eri tu che macchiavi quell'anima").
Arrivano i congiurati, e Renato li smaschera offrendosi però di unirsi a loro.
Dato che tutti reclamano il diritto di essere esecutori materiali, per risentimenti personali contro il conte, la disputa è risolta da Renato, che costringe Amelia ad estrarre a sorte il nome del prescelto. Amelia estrae il nome del marito.
Entra quindi Oscar, che reca l'invito al ballo a Renato e alla consorte.
Riccardo intanto è tornato nel suo studio dove, assai turbato, firma un decreto per rispedire in patria Renato e sua moglie, conscio del fatto che i suoi doveri devono avere la priorità sui suoi sentimenti.
Durante la festa da ballo Renato riesce a sapere da Oscar come sia vestito il conte ("Saper vorreste di che si veste"), lo sorprende mentre dà l'ultimo addio ad Amelia e lo pugnala.
Accorrono tutti, ma Riccardo perdona Renato, assicurandogli di non aver macchiato l'onore di sua moglie ("Ella è pura"), quindi muore.

Un'opera meravigliosa, ricca di momenti di struggente passionalità, come "La rivedrà nell'estasi" - il cui stupendo tema compare già nel Preludio - o il duetto d'amore nella scena del cimitero "Non sai tu che se l'anima mia" - "Oh, qual soave brivido", ma anche di vivacità briosa, come il già citato finale del primo quadro del primo atto.
Verdi poi è sempre stato un maestro - e qui lo conferma - nelle situazioni dove le emozioni di personaggi diversi si sovrappongono, come il tragicomico "Ve' se di notte", e nei momenti corali, come il coro della congiura "Dunque l'onta di tutti sol una".
Una delle sue opere meglio riuscite, appassionante, ottimamente congegnata a livello musicale e drammatico - ma non sono certo il primo a dirlo.
Se non l'avete mai ascoltata, fatelo adesso e non ve ne pentirete: certe volte desidero anch'io di potermela dimenticare per poi riascoltarmela come se fosse la prima volta...

Paolo Del Lungo


Home

Eccetto che dove sia esplicitamente specificato altrimenti, questa pagina e tutte le altre pagine di questo sito sono Copyright © 2006 di Paolo Del Lungo.
L'uso di testi, immagini, o di qualsiasi altro materiale soggetto al copyright contenuto in queste pagine senza l'autorizzazione scritta del titolare del copyright è severamente vietata.
Tutti i diritti riservati.