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La grande devozione degli
oristanesi per Santa Chiara è probabilmente da ascrivere ad un
avvenimento raccontato da fra Bartolomeo da Pisa nel quale viene narrata
la miracolosa vicenda di alcuni marinai pisani. Questi, in navigazione
nei mari della Sardegna, trovatisi nel bel mezzo di una bufera, disperando
di potersi salvare, invocarono l'intervento della Santa che, immediatamente,
venne loro in soccorso, conducendoli sani e salvi nel sicuro approdo di
Oristano.
La presenza delle Clarisse nella città viene fatta risalire agli
anni 1260-1265 (secondo Felice Cherchi Paba) però l'edificazione
della basilica e il relativo convento di clausura fu edificato nel 1343
da Pietro III de Bas Serra, Giudice dello stato sovrano di Arborea, su
invito della sua consorte Costanza di Saluzzo e fu consacrato nel 1428.
Sicuramente vi fu un rapporto prediletto tra questa dinastia di Giudici
ed il culto dedicato a Santa Chiara; ciò è suffragato dalla
decisione di Costanza di Saluzzo di trasferirsi all'interno di tale monastero
alla morte del marito. In questoluogo passò i suoi ultimi giorni
e vi trovò sepoltura come attesta la lapide posta sul lato sinistro
dell'ingresso della chiesa.
Della fabbrica medioevale, oggi rimangono solo alcune parti in quanto
essa subì dei pesanti rifacimenti in stile Neogotico nel 1923;
in ogni caso gli elementi trecenteschi rimasti ci danno alcune importanti
informazioni. Innanzitutto la parte absidale, di forma quadrangolare,
in cui possiamo individuare dei peducci pensili che, riccamente scolpiti,
raffigurano con tutta probabilità Pietro III Mariano IV e rispettive
mogli. Gli stemmi presenti mostrano l'albero diradicato emblema statale
giudicale e ciò sembrerebbe avvalorare la tesi precedentemente
esposta. In secondo luogo anche nella facciata, costituita da una semplice
superficie in arenaria del Sinis, sormontata da una torretta campanaria,
si possono notare dei precisi riferimenti al giudicato e precisamente
nel consunto stemma posto appena sopra il portale d'ingresso. Conservate
nel monastero si trovano alcune travi, decorate con eleganti cromatismi,
riportanti ancora una volta lo stemma d'Arborea; esse sono con tutta probabilità
parte delle capriate originarie della copertura lignea che scaricava sulle
mensole, anch'esse lignee, che ancora si possono osservare all'interno
della chiesa.
L'approssimativo intervento di restauro del secolo scorso sostituì
completamente la copertura inserendo degli elementi fortemente Neogotici
di dubbio gusto e creò piccole cappelle laterali.
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