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La chiesa di San Martino

Il complesso religioso di San Martino, sorgeva nelle campagne acquitrinose extramurarie poste a sud-ovest della città di Oristano.
I documenti che ne attestano e comprovano l'esistenza, risalgono al 1228 e attribuiscono il possesso ai monaci benedettini ai quali il 28 gennaio dello stesso anno, il Giudice Pietro II, lo donò; infatti lo stemma raffigurante i pali d'Aragona affiancati dall'albero diradicato arborense è tutt'oggi leggibile su un capitello della chiesa. Il passare del tempo e l'opera dell'uomo, hanno quasi totalmente cancellato i segni della vecchia chiesa e del vecchio monastero. Resta però visibile anche se non supportata da fonti documentarie l'impronta gotica caratterizzata da leggerezza di linee e verticalismo. La pianta originaria presenta una sola navata con copertura lignea, sul fondo della quale, si apre l'abside a pianta quadrangolare e volta a crociera. Nella parte sovrastante l'abside si colloca una bifora a sesto acuto elemento ancora esistente dell'impronta gotica. Oggi l'edificio si presenta con una facciata rimodernata nel nostro secolo attraverso stilemi neogotici. Le pareti di questa chiesa sono state il teatro di uno dei più importanti atti della storia Sarda. Qui nel 1410, in seguito alla tragica sconfitta di Sanluri dell'esercito arborense (30 giugno 1409), la secolare avventura dello stato Arborense fu indecorosamente cancellata dalla resa incondizionata firmata da Leonardo Cubello e Pietro deTorrelles.
Nel corso degli anni vi fu un avvicendamento che vide l'ingresso al convento delle monache benedettine a partire dal 1470 e dei frati domenicani dal 1567. Dal 1832 ai nostri giorni la destinazione d'uso fu tramutata in ospedale. Nella chiesa di San Martino trova posto anche la cappella del Rosario macabramente nota per la funzione svolta a partire dal 1600; in essa veniva permesso il pernottamento a scopo redentivo dei condannati a morte alla vigilia della loro esecuzione. Come scrive Raimondo Bonu " …il condannato usciva dalla porta principale della chiesa e percorreva una sessantina di passi fino al posto del patibolo. Il cadavere del giustiziato veniva seppellito in un tratto rettangolare del terreno lungo l'abside esterna della chiesa…".

 
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